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The man in the high castle (Prima stagione) - Teste di serie

Pubblicato il 22 dicembre 2015 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


The man in the high castle (Prima stagione) - Teste di serie

Sono pochi i cantori di quelle storie tanto fantasiose, quanto spaventose, che si insinuano strisciando nella mente e nell’anima, come serpenti dalle fulgide squame e zanne velenose. Storie che rapiscono, ti conducono lontano, verso mondi immaginari affini con la cruda realtà in cui cerchiamo di restare a galla, cercando di ricacciare nell’oscurità i mostri di un passato così orribile da non sembrare mai esistito. Uno di questi racconti è La svastica sul sole, che quel genio di Philip K. Dick pubblicò nel 1962. Oggi, nel lontano 2015, Amazon è riuscita a produrre una serie tv composta da dieci episodi che è già stata rinnovata per una seconda stagione, intitolata The man in the high castle, ideata da Frank Spotnitz e co-prodotta da Ridley Scott, uno che di Philip Dick ne sa qualcosa.

Di cosa parla The man in the high castle? Di un passato alternativo e terrificante: la Seconda Guerra Mondiale è terminata, ma a vincere non sono stati gli Alleati, bensì i nazisti guidati da Hitler, e il Giappone alleato; ne consegue che gli Stati Uniti d’America vengono divisi in due blocchi, da una parte il Grande Reich Nazista (che ricopre una porzione di territorio ben maggiore), dall’altra gli Stati Giapponesi del Pacifico. La popolazione vive sotto stretta osservazione, nessuno osa trasgredire le regole imposte dal reich, tranne un manipolo di insurrezionalisti rivoluzionari che trama nell’ombra per ordire il colpo di stato che sottrarrebbe le sorti del mondo dalle grinfie naziste; questi rivoluzionari silenziosi agiscono guidati da uno spirito comune, un condottiero che nessuno ha mai visto, colui che tutti conoscono come “l’uomo del castello”, il creatore di certe pellicole (dei veri e propri filmini) in cui viene mostrata l’America libera e pacifica, in un mondo nel quale la Seconda Guerra Mondiale è stata vinta dagli Alleati e i nazisti sconfitti. In questo scenario si intrecciano le vicissitudini dell’innocente Juliana Craine (Alexa Davalos), costretta a districarsi nelle trame ordite dai rivoluzionari per proteggere una pellicola di una certa importanza; la spia nazista Joe Blake (Luke Kleintank), segretamente innamorato di Juliana, e a cui viene affidato il compito di impadronirsi della pellicola; l’Obergruppenfuhrer John Smith (un arcigno Rufus Sewell), spietato gerarca nazista; Nobusuke Tagomi (Cary-Hiroyuki Tagawa), ministro del commercio giapponese; Frank Frink (Rupert Evans), marito di Jualiana, coinvolto in un gioco a cui pare restio partecipare.

La serie messa in piedi da Spotnitz cala lo spettatore senza alcun preambolo in un universo ucronico, nel quale non c’è nulla di fantascientifico, perché la minaccia vivente di un regime dittatoriale come quello nazista basta e avanza per gonfiare la tensione drammatica verso vette inarrivabili, se rapportate alla stragrande maggioranza delle serie televisive di genere. La forza di The man in the high castle risiede soprattutto in un’ambientazione poliedrica, mutevole: dai territori sotto il regime nazista, freddi, opprimenti, asettici e apparentemente paradisiaci per i seguaci del reich, a quelli sotto il controllo del governo giapponese, fedeli alla tradizione nipponica e alla sua arte, un po’ caotici e succubi di una posizione gerarchica alla quale sono costretti a sottostare per volere degli accordi siglati con il Furher e il reich; poi c’è la zona di nessuno, una striscia di terra dove si raccolgono i reietti della società, nella quale serpeggiano idee di rivoluzione, sussurri speranzosi e cacciatori di taglie decisi a giocare sporco. Da questa commistione di ambienti si diramano intrecci politici e giochi di potere, in grado di sviluppare svariate sottotrame funzionali al dispiegamento del plot principale, tanti piccoli nodi destinati a venire al pettine nel momento in cui il climax raggiunge il suo apice negli ultimi due episodi di questa prima stagione, anticipato da una manciata di colpi di scena degni di un romanzo di Le Carré.

Sullo sfondo cromato di grigio e colori spenti pastellati, si muovono silenziosi i personaggi principali, ognuno desideroso di prevaricare l’altro, alla ricerca dell’increspatura sulla superficie dell’acqua da seguire per non annegare in una società schiacciata dal peso di un male canceroso: due tra tutti meritano un elogio, ossia l’Obergruppenfuhrer John Smith, ufficiale di alto rango dallo sguardo di ghiaccio e lineamenti affilati, devoto al Furher, vigile, accorto e dotato di un’astuzia quasi infallibile, simile per l’attaccamento ai valori del reich e per testardaggine al colonnello Hans Landa interpretato da Christoph Waltz in Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino; d’altra parte spicca il ministro del commercio giapponese Tagomi, uomo mite e riflessivo, personaggio romantico e sensibile, credente nello spirito delle tradizioni mistiche giapponesi, consapevole di essere uno dei tanti ingranaggi colpevoli di aver mosso per lungo tempo una macchina da guerra che, probabilmente, ha condannato l’umanità per sempre e, proprio per questo motivo, Tagomi è in cerca di redenzione, di un perdono forse più utile a se stesso che ad altri.

La prima stagione di The man in the high castle assolve con cura il compito di presentazione dei vari personaggi principali e comprimari, imbastire una trama solida fin dal pilot e destinata a deflagrare in futuro, riuscendo a regalare più di qualche momento di febbrile tensione drammatica, mai prevedibili, implacabili, manifestazioni di minacce palpabili nell’immoto scorrere del tempo nel quale è inghiottito il piccolo universo alternativo immaginato da Dick e portato su schermo da Spotnitz. La rivoluzione è solo agli inizi. Il nemico da sconfiggere è il peggiore che la Storia ricordi.


(The man in the high castle); genere: storico, ucronia, spy; sceneggiatura: Frank Spotnitz, Philip K. Dick (romanzo); stagioni: 1 (in corso); episodi prima stagione: 10; interpreti: Alexa Davalos, Rupert Evans, Luke Kleintank, DJ Qualls, Rufus Sewell, Cary-Hiroyuki Tagawa, Joel de la Fuente; musica: Dominic Lewis; produzione: Amazon; network: Amazon Instant video (U.S.A., 15 gennaio-in corso), Inedita (Italia); origine: U.S.A., 2015; durata: 60’ per episodio; episodio cult prima stagione: 1x09 – Kindness


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