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The Shock Doctrine - TFF 2009 - Festa Mobile

Pubblicato il 19 novembre 2009 da Salvatore Salviano Miceli


The Shock Doctrine - TFF 2009 - Festa Mobile

Il desiderio di poteri creatori divini è esattamente la ragione per cui gli ideologi del libero mercato sono così attratti dalle crisi e dei disastri […] Per trentacinque anni, ciò che ha animato la controrivoluzione di Friedman è stato il fascino nei confronti di una libertà possibile solo in tempi di cambiamenti drammatici, quando viene tolta di mezzo la gente con le sue richieste insistenti. Momenti in cui la democrazia sembra di fatto impossibile.
(Naomi Klein)


Poco o nulla ha a che vedere The Shock Doctrine con Capitalism – A Love Story di Michael Moore. Il film di Winterbottom e Whitecross è una fredda, ma non per questo poco coinvolgente e meno incisiva, e razionale analisi della dottrina dello shock economico teorizzata dall’economista Milton Friedman e divenuta base ideologica di un capitalismo e liberismo violento e rapace.
I due registi, servendosi della voce e della presenza scenica di Naomi Klein, compiono un interessante, ed intellettualmente onesto, excursus storico rintracciando negli ultimi quarant’anni i momenti e le politiche in cui le teorie di Milton Friedman hanno trovato forzata (dal momento che almeno all’inizio hanno coinciso con governi dittatoriali spesso figli di manovre golpiste) attuazione.
Si passa così dal Cile occupato di Pinochet all’Argentina di Videla per poi spostarci verso l’Inghilterra della Lady di Ferro Thatcher, all’avvento di Gorbaciov e alle tristemente note occupazioni militari dell’Afghanistan e del’Iraq delle due tragiche amministrazioni Bush.
Il documentario è secco, non gioca eccessivamente sul dato patetico, si limita a raccontare un pezzo fondamentale della storia economica mondiale. Lo fa chiaramente con uno sguardo assai critico (e sarebbe difficile dargli torto osservando le immagini), discutibile per chi non ne condivide la base ideologica di partenza, ma cinematograficamente si rivela ben costruito, più che sufficientemente argomentato e degno del grande schermo.
È sicuramente un passo avanti rispetto a The Road to Guantanamo, firmato dagli stessi autori qualche anno fa. Difficilmente però chi era rimasto piuttosto freddo davanti a quell’operazione, potrà provare sentimenti differenti per The Shock Doctrine. Chi, nel 2006, criticò l’assenza di una dialettica tra punti di vista opposti, denunciando una sorta di monopolio ideologico, in quest’ultimo lavoro avrà gli stessi dubbi e le medesime critiche da presentare. Noi preferiamo concentrarci sull’interesse sia per il linguaggio usato, ancora una volta asciutto e immediato (proprio le esposizioni partecipate ma lucide di Naomi Klein giocano un ruolo fondamentale), sia per una tematica che dalla pura e semplice economia si apre verso la storia politica, sociale ed umana.
Non possono passare inosservati gli esperimenti psichiatrici di Ewen Cameron, alla base dei manuali di tortura della CIA, strumenti utilizzati (anche il governo statunitense, pur a malincuore, lo ha dovuto ammettere) come mezzi intimidatori per gli interrogatori. Non passano inosservate neanche le tante ridondanze storiche che pongono in evidenza delle preoccupanti analogie tra le crisi economiche di allora e quella attuale. The Shock Doctrine ha il merito di aprire spiragli di riflessione entro cui, ognuno con la propria visione del mondo, osservare e giudicare un pezzo importante del secolo appena trascorso.


CAST & CREDITS

(The Shock Doctrine) Regia: Michael Winterbottom, Mat Whitecross; soggetto: tratto dall’omonimo libro di Naomi Klein; fotografia: Ronal Plante, Rich Ball; montaggio: Paul Monaghan; suono: Joakim Sundstrom; interpreti e personaggi: Naomi Klein, Kieran O’Brien; produzione: Revolution Films; distribuzione: E1 Films International; origine: Gran Bretagna 2009; durata: 78’


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