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Torino 36 - Santiago, Italia - Festa Mobile

Pubblicato il 2 dicembre 2018 da Anton Giulio Onofri

VOTO:

Torino 36 - Santiago, Italia - Festa Mobile

Non sarà, come spesso si dice di molti documentari, ‘un pezzo di cinema’, Santiago, Italia. Ma probabilmente quello che, in questo caso, interessava a Nanni Moretti non era fare o meno del ‘cinema’, bensì definire il punto di una situazione, la nostra italiana di ora, rievocando insieme al golpe militare cileno del settembre 1973 un’Italia molto diversa da quella attuale, attraverso i racconti e i ricordi di cileni e italiani che in quei frangenti drammatici si ritrovarono tutti insieme nella nostra ambasciata a Santiago: più di 600 cileni, infatti, si salvarono e riuscirono, grazie all’accoglienza e all’aiuto dei nostri diplomatici e funzionari, ad espatriare. Molti di loro si rifugiarono da noi, in un Paese che, unico in Europa a non riconoscere il governo liberticida di Pinochet, li accolse dimostrando un’anima politica e sociale che oggi, pare suggerirci Moretti, sembra sepolta e dimenticata. L’impianto di questa piccola inchiesta della durata di 80 minuti è semplice; la struttura è quella di un documentario classico e ‘old style’, con interviste alternate a materiali di repertorio senza l’intenzione di spettacolarizzare o ridrammatizzare eventi lontani nel tempo talmente ammantati di lutto e tragedia da non stimolare altra necessità narrativa se non quella di ricordarli attraverso i racconti di chi c’era e li visse in prima persona, gente comune, cileni e italiani, un paio di ‘nomi’ conosciuti al pubblico del cinema (i registi Miguel Littin e Patricio Guzman), senza coinvolgere storici, esperti e analisti. Questo è senz’altro il vero e non ‘urlato’ punto di forza di Santiago, Italia e che ce lo accompagna nel cuore all’uscita della visione: un forte, solido senso della Storia, quella con la maiuscola, che raccontata da chi l’ha subita e non ha potuto in alcun modo modificarla o determinarne un corso diverso, acquista il suo vero significato di ‘destino’, da affrontare in prima persona senza eroismi e protagonismi, semplicemente per sopravviverle con dignità. Un chiaro invito agli italiani di oggi, de-ideologizzati, politicamente confusi, civilmente disimpegnati e rincretiniti da una propaganda politica pericolosamente gestita dai campioni di un populismo bieco e volgare, a praticare nuovamente l’accoglienza come attività nobile e necessaria per un’armonia sociale sempre più a rischio; ma soprattutto a recuperare una cultura politica che conduca a un chiaro e consapevole rifiuto della brutalità e della violenza di un ‘regime’ come quello in cui sembriamo precipitare a rotta di collo. ‘Io non sono imparziale’, risponde Moretti a un aguzzino del governo cileno dell’epoca che, da anni in carcere, tenta di giustificarsi con l’obbligo dell’obbedienza agli ordini, e chiede al suo intervistatore ‘più imparzialità’. Parzialità, dunque, ma nobile, civile, limpida, fondata sui semplici e saldi principi di una civiltà che dopo secoli di conquiste sembra aver smarrito la strada e la luce verso il progresso: questo vogliono dirci le diverse interviste di Santiago, Italia, esposte in un elaborato audiovisivo lineare, senza fronzoli e bellurie di editing, nella loro nuda e toccante sincerità.


CAST & CREDITS

(Santiago, Italia); Regia: Nanni Moretti; fotografia: Maura Morales Bergmann; montaggio: Clelio Benevento; produzione: Sacher Film, Le Pacte, Rai Cinema, Storyboard Media; distribuzione: Academy Two; origine: Italia, 2018; durata: 80’


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