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Tre lire primo giorno

Pubblicato il 30 giugno 2009 da Simone Spoladori


Tre lire primo giorno

Parlando di Tre lire primo giorno, film indipendente diretto dall’esordiente Andrea Pellizzer, è utile scindere due discorsi differenti. Da un lato, infatti, si deve valutare assai positivamente ciò che in un certo senso sta a monte del film e l’ha reso possibile - cioè la nascita di un progetto creativo importante di una “factory creativa”, come è stata definita dai suoi stessi fautori, la Lire 3 film piccola casa di produzione che vede uniti gli sforzi di due realtà giovani e dinamiche nell’ambito della produzione audiovisiva milanese, Face & Place e DDV Produzioni, molto attive nel settore pubblicitario. Questo scenario è indubbiamente un ottimo segnale di come qualcosa si stia progressivamente muovendo a Milano nell’ambito del cinema indipendente, dal momento che è possibile la crescita di questi “cartelli” che si servono, con grande intelligenza, di operazioni condotte nell’ambito dei new media per accantonare poi le risorse per muoversi in maniera agile su altri progetti che assecondino velleità artistiche più alte. Dall’altro lato, tuttavia, valutando il risultato sul piano puramente artistico ed estetico, il giudizio non può essere certo lusinghiero, dato che ci si trova davanti ad un prodotto che affastella aspirazioni importanti destinate, però, a sgretolarsi inesorabilmente nel quadro di una struttura che ha ben poco della freschezza e della leggerezza che un film indipendente dovrebbe avere. La storia di Tre lire primo giorno è semplice: Carlo, un novantenne, viene ricoverato privo di conoscenza in un ospedale di una città del Nord Italia. Qui viene accudito, si fa per dire, da quattro infermieri trentenni in crisi d’identità. Quando una notte il vecchio si risveglia e dice ai quattro di sapere con certezza che a Livorno, in una piazza sul mare, sotto una piastrella, è seppellito il francobollo più prezioso che si conosca, il Tre Lire Toscano, l’improbabile gruppo parte in un viaggio che riserva imprevisti e incontri surreali. Le ambizioni si rispecchiano in una storia che vorrebbe evocare atmosfere sospese tra Kusturica e Leconte, tra surrealismo, picaresco e figure incastrate in luoghi che sembrano fuori dal tempo e dalla geografia, atomi impazziti di una provincia magica, dal ritmo blando e imbevuta di vita, che sta lentamente sparendo. Il risultato è nettamente al di sotto delle aspettative create, in primo luogo perché si ha l’impressione che manchi completamente un progetto estetico preciso. Pellizzer prova e tenta soluzioni diverse, tante, troppe, lasciando quindi il film irrisolto e ambiguo. Mai si ha l’impressione che l’impatto visivo sia all’altezza della stravaganza surreale delle situazioni e, ad esempio, i frammenti onirici che hanno per protagonista il main character Fabrizio appaiono decontestualizzati e forzati, così come alcune impennate forzatamente up-to-date che spingono all’eccesso il ritmo del montaggio e stonano con altri passaggi che invece ricadono nei cliché da estetica televisiva. In realtà tutti gli espedienti che segnano la gran parte delle soluzioni di montaggio, come il campionario di transizioni differenti, di tendine, contribuiscono a creare l’impressione che il film giri a vuoto e su stesso alla ricerca di un’identità che non riesce mai a trovare. Il viaggio nel cuore perduto della provincia italiana, tra il Nord e il centro Italia, volutamente privato da precise coordinate geografiche, non ha nulla di iniziatico e nulla di poetico. Ciononostante, il pubblico milanese, così come la giuria di diversi festival cui il film ha partecipato con discreto successo, gradiscono. All’Arcobaleno di Milano, Tre lire primo giorno ha strappato una settimana aggiuntiva di programmazione, con il semplice passaparola. Sarà la freschezza degli attori, tutti amici, colleghi e collaboratori del regista Andrea Pellizzer, sarà il brio di nonno Carlo - si legge dal press book che si tratterebbe del nonno novantenne di Andrea: complimenti! - o l’ampiezza della scia creata da un film Pranzo di ferragosto, al cui mood anche il film di Pellizzer - probabilmente inconsapevolmente - è accostabile, ma Tre lire primo giorno piace, e questo è quello che conta. Attendiamo fiduciosi Sogno serio, il secondo lavoro che la Lire 3 film ha confezionato, per vagliare con più elementi la bontà di questa piccola factory indipendente.


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