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True detective (Stagione 3) - Teste di Serie

Pubblicato il 2 aprile 2019 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


True detective (Stagione 3) - Teste di Serie

«É sempre troppo tardi, qualsiasi cosa facciamo...»
Wayne Hays

And I run through the jungle...

Perdersi e poi ritrovarsi. Ancora e ancora…
Nella grigia e arida provincia dell’Arkansas – uno di quei posti che sembrano dimenticati dagli uomini e da Dio – i detective Wayne Hays (Mahershala Ali, premiato con il secondo Oscar in carriera come attore non protagonista per Green book, proprio la sera stessa della messa in onda del gran finale della stagione, ormai consacrato meritatamente tra i grandi di Hollywood) e Roland West (un burbero e virtuoso Stephen Dorff) incappano nella sparizione di due fratellini; il maschio viene ritrovato morto poco tempo dopo, disteso in una sorta di posizione rituale, all’interno del piccolo antro di una grotta, mentre della sorella non si ritroveranno le tracce per moltissimo tempo.

Nic Pizzolatto sfida nuovamente il grande pubblico, con la terza stagione di True detective, la sua creatura più osannata e criticata. Scritta a sei mani, con l’aiuto di David Milch e Graham Gordy, il terzo atto del crime-drama di punta della HBO si immerge senza alcuna esitazione nelle labirintiche personalità dei suoi protagonisti e nelle pieghe del tempo tiranno: lo spettatore segue e ripercorre lo svolgimento degli eventi, lungo tre linee temporali ben definite – dal 1980, passando per il 1990, fino al presente 2015 – alternate a reminiscenze, più che a compiuti flashback, in cui affiorano i traumi di un giovane Hays occupato in Vietnam a sopravvivere alla paura e alle atrocità di una guerra maledetta.

True detective 3 non è una semplice storia di detection, piuttosto una matriosca dalle smorte e ipnotiche cromature. Il doppio caso di omicidio-scomparsa non rappresenta il cuore dello show, seppure (quasi) tutto ruota intorno a esso; nonostante le esplicite e volute somiglianze formali con la prima stagione – la narrazione su più livelli, l’ambientazione borderline, gli iconici protagonisti speculari e opposti, il tono - Pizzolatto si scrolla di dosso le scorie sovrannaturali di un passaggio, quello con protagonisti i detective Rust e Cole, forse irripetibile e si concentra non sulla spettacolarità del macabro, ma sui patemi e la fallacità dei personaggi, su tutti il protagonista Hayes.

È la vita di Wayne Hayes l’anima e il corpo di questa terza stagione della serie, la vera matassa da sbrogliare, il contenitore di rabbia, passione e mistero che infonde spessore e circolarità all’intera vicenda; modellata da una performance meticolosa e straniante di Mahershala Ali, la figura di Hayes divora lo schermo, satura il vuoto della morte e della vacuità del caso da risolvere, presentando un personaggio enigmatico e così veritiero – eccolo lì, mai come prima, il “true” del titolo! – sperduto nel cammin della sua stessa vita, tra selve incancrenite dall’acido fetore del napalm, lungo strade impolverate verso il nulla, nella prigione di una vita privata in cui non hai mai trovato il suo posto ma, soprattutto, nei meandri insondabili della sua psiche, tra ricordi svaniti e deliri allucinatori causati più dal rimorso, che dall’Alzheimer che lo divora da vecchio.

Grazie a una scrittura solida e schietta, True detective 3 mostra il reale dietro la fiction, ispira e intenerisce non con artifici narrativi, ma sbattendo sullo schermo la nuda e cruda realtà: la vita è un cinico scherzo del destino, il “nostro” tempo un nastro di Möbius a cui non è possibile sfuggire, le nostre azioni il solo modo per salvare il salvabile. Pizzolatto si affida agli occhioni gonfi e neri di Ali, al carattere duro del detective West, all’ambiguo sorriso della fatale Amelia (la conturbante Carmen Ejogo), per innalzare una cattedrale alla vacuità umana, alla necessità degli uomini di trovare la propria isola, alla continua ricerca di conforto e speranza, quella stessa speranza che muove l’animo nobile di Hayes, quella che West morde pur di dare un senso alla sua esistenza, quella di Amelia che tanto vorrebbe gridare al mondo il suo nome.

E in confronto a questi tormenti, il “caso Purcell” resta ben poca cosa, uno strumento per infondere il giusto respiro ai veri protagonisti dello show: è l’uomo il motore del crudele e ostile mondo di Pizzolatto, e il tempo il suo boia.
Nonostante alcuni intermezzi eccessivamente dilatati, la terza stagione di True detective brilla di luce oscura, affranta e illusoria come una parvenza di felicità già sfiorita. Ogni uomo, alla fine, è il fantasma di sé stesso.


(True detective); genere: drammatico, crime, thriller; showrunner: Nic Pizzolatto; stagioni: 3 (in attesa di rinnovo); episodi terza stagione: 8; interpreti: Mahershala Ali, Carmen Ejogo, Stephen Dorff, Scoot McNairy, Ray Fisher; produzione: Anonymous Content, Parliament of Owls, Passenger, Neon Black, Lee Caplin / Picture Entertainment; network: HBO (U.S.A., 13 gennaio-24 febbraio 2019), Sky Atlantic (Italia, 21 gennaio-4 marzo 2019); origine: U.S.A., 2019; durata: 60’ per episodio; episodio cult terza stagione: 3x05 - If you have ghosts (3x05 - Fantasmi)


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