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Twin Peaks - Il ritorno [Parte 1]

Pubblicato il 6 settembre 2017 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Twin Peaks - Il ritorno [Parte 1]

"Siamo come il sognatore che sogna e poi vive dentro il suo sogno. Ma chi é davvero il sognatore?"
- Gordon Cole

I – La lunga strada verso casa

"Ci rivedremo tra venticinque anni, agente Cooper. Nel frattempo..."
Un monito, un invito a non dimenticare. Con queste parole l’icona Laura Palmer (la spettrale e conturbante Sheryl Lee) congedava gli spettatori e l’agente Dale Cooper (Kyle MacLachlan), sconfitto e imprigionato dal maligno BOB (Frank Silva) all’interno della Loggia Nera, mentre la mostruosa entitá autrice dell’assassinio piú eclatante mai apparso su piccolo schermo, trionfava in una risata sguaiata, con le sembianze dello stesso agente dell’FBI. Cosí si concluse Twin Peaks, dopo appena due stagioni, intense, seppur travagliate, per attriti tra gli autori David Lynch e Mark Frost e il network ABC. Era il 1991. Due sole stagioni che in men che non si dica riscrissero gli stilemi della serialitá televisiva moderna, proiettandola verso nuovi orizzonti creativi, un uragano cosmico che travolse i rigidi schemi narrativi e concettuali, marchiando a fuoco nella coscienza degli addetti ai lavori la responsabilitá, il dovere, di prendere Twin Peaks come esempio, un nuovo punto di partenza, la tempesta perfetta per spazzare via preconcetti e archetipi predominanti, per lasciar spazio al coraggio, alla sperimentazione di nuovi flussi narrativi, assottigliando drasticamente la linea di demarcazione tra cinema e televisione. Ma non solo: Twin Peaks fu la scintilla che permise al genio istrionico e visionario di un autore mai banale, mai arrendevole di fronte ai dettami del mercato cinematografico, di deflagrare una volta per tutte, scoperchiando un vaso di Pandora dal quale fuoriuscirono sogni, incubi e visioni che, fondendosi, incarnarono l’inafferabile e dirompente idea di (fare) Cinema del loro creatore-incubatore. Ora che quei maledetti venticinque anni profetizzati da Laura Palmer sono trascorsi (sono, in realtá, ventisette, e sono undici gli anni trascorsi dall’ultima ‘apparizione’ di Lynch, ovvero INLAND EMPIRE, nel 2006), é giunto il momento di rincontrarsi, di tornare a Twin Peaks. Nel frattempo...

...l’agente Cooper é ancora imprigionato all’interno della Loggia Nera. Il pilot di Twin Peaks – Il ritorno leva il sipario sui volti del Gigante (Il Fireman, entitá benevola e salvifica, interpretato da Carel Struycken) e su quello del buon Dale. Cooper é avvisato: il Gigante gli riferisce un numero (430) e gli ordina di trovare Richard e Linda. Inizia da qui il viaggio di Cooper verso il mondo ‘reale’ (definizione che, col senno di poi, risulta fragile e stonata), un viaggio che si snoda tra mondi paralleli e altre Logge. Quando l’agente dell’FBI trova la via d’uscita attraverso una presa a muro della corrente, si ritrova a Las Vegas, non a Twin Peaks, nel corpo di un certo Douglas ‘Dougie’ Jones, identico allo stesso Cooper, un agente assicurativo scansafatiche, impelagato in loschi affari, sposato con la dolce Janey-E (una straordinaria Naomi Watts), e padre del piccolo Sonny Jim (Pierce Gagnon). Dougie é, in realtá, un doppelgänger dell’agente Cooper, creato dal perfido BOB (ancora celato nei panni dell’agente dell’FBI e libero di agire come preferisce), un clone-artificio realizzato per sviare l’attenzione delle forze della Loggia Nera e impedire il suo rientro nella stessa. A complicare i piani di rivalsa dell’agente Cooper c’é la sua stessa estrema condizione psicologica: il buon Dale paga il tempo trascorso all’interno della Loggia Nera e si ritrova nel corpo di Dougie Jones in stato catatonico, ai limiti dell’autonomia individuale. Cooper non é piú lui, é riuscito a tornare nel suo mondo, ma deve ancora svegliarsi, come gli suggerisce per mezzo di alcune visioni Mike (Al Strobel), l’uomo senza un braccio, spirito guida-protettore a guardia della Loggia Nera, un tempo compagno di BOB, poi redento.
Nel frattempo, Gordon Cole (il personaggio feticcio di David Lynch, autore di una performance in bilico tra dramma e grottesco), Albert Rosenfield (Miguel Ferrer) e la giovane leva Tamara “Tammy” Preston (Chrysta Bell, nuova musa del cineasta di Missoula) seguono una pista a partire da un efferato omicidio, che li porterá prima a riaprire uno dei casi del progetto ‘Blue Rose’ del compianto maggiore Garland Briggs (Don S. Davis) indissolubilmente legato alla scoperta della Loggia Nera, poi sulle orme di BOB-Cooper.
A Twin Peaks, la vita sembra scorrere placidamente, anestetizzata dagli echi di tragici eventi mai del tutto assimilati, mentre nell’ufficio dello sceriffo, Hawk (Micheal Horse), assieme a Frank Truman (Robert Forster), accorso per sostituire il fratello Harry da tempo malato, Andy (Harry Goaz) e il maturo e ora diligente Bobby Briggs (Dana Ashbrook) iniziano a seguire una pista che li condurrá indietro nel tempo, riesumando il caso dell’omicidio di Laura Palmer, spinti dalle enigmatiche premonizioni della moribonda Margaret Lanterman, meglio conosciuta come la Signora Ceppo (interpretata da Catherine E. Coulson).
Lungo le strade ardenti e asfaltate di Las Vegas, nei silenziosi quartieri residenziali di Buckhorn, in South Dakota e tra i boschi inquietanti di Twin Peaks, dove le fronde degli alberi sembrano solleticate da lunghe dita invisibili di arcane e mute presenze, e il Roadhouse Bang Bang accoglie ancora al calar della notte anonimi viandanti e anime inquiete, ogni pezzo dell’occulta scacchiera disegnata da David Lynch e e Mark Frost si muove verso il compimento del proprio destino. Un destino che appare nebuloso e imprevedibile.

II – Il Sognatore e il suo Grande Sogno

"Viviamo in un sogno". Questo rivela Gordon Cole/Lynch ad Albert e Tammy a proposito del suo sogno in cui Monica Bellucci (si, Monica Bellucci!) lo avverte che "Siamo come il sognatore che sogna e vive nel suo sogno. Ma chi é il sognatore?". "Viviamo in un sogno", si sente sussurrare in Fuoco cammina con me dal Nano (Michael J. Anderson), Bob e gli altri esseri maligni appartenenti alla Loggia Nera. "VIVIAMO IN UN SOGNO!" Seguendo questa coordinata, per Lynch e il suo Cinema vitale, il cineasta di Missoula permette alla sua creatura televisiva di raggiungere un suo compimento, chiudendo un cerchio immaginifico, creativo e artistico ben ponderato e assimilato nel corso degli anni, a riprova di quanto le svariate accuse di eccessivo e sconnesso narcisismo stilistico risultino, a oggi, mai cosí vane e ingiustificate.

Ogni elemento in Twin Peaks appartiene all’universo onirico-creativo figurato e reso immagine in movimento da David Lynch. L’apparato onirico nel quale sfociano trame, linee temporali e varchi spaziali si sovrappone in continuazione con la capacitá dello spettatore e, di rimando, dei personaggi in gioco di percepire il ‘reale’, ovvero ció che i sensi recepiscono per primi. Oltre a riprendere i classici temi del doppio (stavolta addirittura del triplo) e del dualismo fisicitá/immaterialitá (ne é esempio lampante l’entitá assassina di BOB insinuatasi nel corpo artificiale del doppelgänger di Cooper), giá estrapolabili dal corpus cinematografico di Lynch, in Twin Peaks – Il ritorno tutti i personaggi sono posti in una condizione di tangibile sospensione della realtá, incanalati in un flusso narrativo che li spinge con forza a vivere ‘il Sogno-Twin Peaks’, avvertendolo sotto pelle, come un timore, una vacua considerazione delle proprie azioni e convinzioni. L’estensione narrativa, il tragitto che questi personaggi dovranno compiere é giá tracciato nella mente dell’autore, che tuttavia li accompagna con lo sguardo, lasciando che questi agiscano in maniera cosí imprevedibile e indipendente da apparire fin troppo reali rispetto alle rigide regole della finzione cinematografica. Questa teoria trova fondamento nello svolgimento di alcune sequenze ingiustamente tacciate come pedisseque e inutili: Andy e Lucy che battibeccano per scegliere la giusta poltrona per il loro salotto, Cole che attende affascinato i narcisistici preparativi di una donna chiamata per tenergli compagnia, Bobby che avanza in strada, a seguito di una sparatoria, sbirciando nei veicoli incolonnati nel traffico, gli estenuanti tempi di reazione delle conigliette dei fratelli Mitchum (spassosissimi Jim Belushi e Robert Knepper) non sono annoverabili come espedienti utili a dilatare lo svolgimento narrativo, ma elementi vitali di una concezione deterministica del reale come grottesco e quasi piú innaturale dell’innaturale stesso.
Ecco, quindi, come per Lynch ‘l’apparato reale’ e ‘l’apparato onirico’ (realtá e sogno) possono essere rappresentati in maniera del tutto trasparente, due mondi sovrapponibili, sovrapposti e indivisibili. Mondi e strutture cinematografiche che coincidono e collimano, di cui ne abbiamo una prova tangibile nel momento di climax del penultimo episodio, durante lo scontro con BOB-Cooper nell’ufficio dello sceriffo Truman, quando un primo piano dell’agente Cooper all’interno della Loggia Nera appare/osserva in sovrimpressione quanto accade nel profilmico.

Cosí, dunque, si compie il ritorno verso Twin Peaks, un percorso in cui ogni personaggio chiamato in gioco converge verso lo stesso obiettivo, verso quel sogno chiamato Twin Peaks, venticinque anni dopo. Ma se ogni personaggio é in grado di seminare la propria ereditá all’interno del Grande Sogno (maliconico il disperato canto del cigno di Audrey Horne, interpretata da Sherilyn Fenn, che supplica il marito di "riportarla a casa”, dopo aver danzato la sua danza per un’ultima volta nella penombra del Roadhouse, prima di svegliarsi in un ambiente asettico, simile a quello di un manicomio), Twin Peaks – Il ritorno é l’incarnazione ultima dell’estro artistico di David Lynch: é lui il Grande Sognatore interpellato nel sogno di Monica Bellucci (cosí come lo sono tutti gli altri personaggi, a modo loro), che richiama venticinque anni dopo i suoi figli che aveva costretto ad abbandonare, riportandoli sul piccolo schermo per permettere loro di vivere e immergersi (farci immergere) nei loro (nostri) incubi e desideri, quelli che prendono forma e consistenza sul "tavolo di formiche di colore verde", ovvero lo schermo televisivo, cosí chiamato dal Nano in Fuoco cammina con me. Perché tutto in Twin Peaks e, piú in generale nella robusta filmografia del cineasta di Missoula, é un condensato di elementi e percezioni. "Un film va visto con il cervello, non con gli occhi", ammise Lynch in un’intervista anni or sono: il cervello al posto dell’occhio o dell’orecchio, il cervello come centro nevralgico dell’apparato sensoriale umano, il cervello nel quale risiedono i neuroni (l’Elettricitá, la stessa fonte di energia a cui attinge il mezzo-televisione) e le idee, la creazione di esse (il Fuoco, inteso come potere generatore di vita).

Dal padre-creatore al figlio-creatura, lo status di grande sognatore appartiene anche all’agente Cooper, che nell’ultima ora e mezza di trasmissione compie un salto nell’oscuritá, abbandonando Gordon Cole/Lynch e la rediviva Diane (una maestosa Laura Dern), congedandosi con un commovente "ci rivedremo quando calerá il sipario" e, dopo aver riaperto la porta della stanza 315 del Great Northen Hotel, sparisce per sempre, fuori dal Twin Peaks che conosciamo, fuori dalla narrazione, struggente operazione meta-cinematografica, per portare a compimento il suo sogno, quello di riuscire a salvare Laura Palmer prima che venga uccisa. "Nell’oscuritá di un futuro passato, il mago desidera vedere. Un uomo canta una canzone tra questo mondo e l’altro: Fuoco cammina con me". É in questo istante che l’agente Dale Cooper fa ritorno nel passato e osserva nell’oscuritá i giovani James Hurley (James Marshall) e Laura Palmer confidarsi e lasciarsi nei boschi. Cooper vuole che Laura (il Fuoco acceso dal Fireman/Gigante nel giá cult ottavo episodio di questa terza stagione, per poter combattere il malvagio BOB e i demoni della Loggia Nera, incarnazione del Male originato con la detonazione della prima testata nucleare nel luglio del 1945) accolga il suo aiuto e cambi per sempre la Storia. Almeno nel suo Sogno. Ma la Storia, a volte, anche quella confluita in un sogno, non puó essere cambiata. Se reale e sogno sono la stessa cosa, non possono esserlo anche sogni e incubi?

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(Twin Peaks - The return); genere: drammatico, horror, fantastico, giallo; sceneggiatura: David Lynch, Mark Frost; stagioni: "Twin Peaks - Il ritorno" é la terza stagione del serial "Twin Peaks"; episodi terza stagione: 18; interpreti: Lista personaggi - Fonte Wikipedia; produzione: Rancho Rosa Partnership Production Lynch/Frost Productions; network: Showtime (U.S.A., 21 maggio-3 settembre 2017), Sky Atlantic (Italia, 26 maggio-8 settembre 2017); origine: U.S.A., 2017; durata: 60’ per episodio; episodio cult terza stagione: 3x08 – The return, part 8 (3x08 - Il ritorno, parte 8); 3x17 - The return, part 17 (3x17 - Il ritorno, parte 17); 3x18 - The return, part 18 (3x18 - Il ritorno, parte 18) ex aequo.


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