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UN MALEDETTO CALCINACCIO

Pubblicato il 13 febbraio 2002 da Giovanna Quercia


UN MALEDETTO CALCINACCIO

Esempio di televisione apparentemente politically correct, il reportage di Capuozzo, trasmesso a 10 mesi dai tragici fatti di Genova e due giorni prima del voto per le amministrative, contiene molti spunti per una breve riflessione sul trattamento che la Grande Sorella ha riservato alla guerriglia urbana esplosa intorno alla celeberrima zona rossa in occasione del G8 del luglio scorso. Il piatto forte della puntata del settimanale in questione è la prima intervista televisiva rilasciata da Mario Placanica, carabiniere 21enne trovatosi, a quanto pare, nel posto sbagliato al momento sbagliato. Andare sotto i riflettori (seppur col viso in ombra) a raccontare la propria versione dei fatti anziché farlo nella sede ormai vetusta del tribunale sembra, come dimostra anche il recente annamariafranzonishow, l’ultima trovata degli avvocati, soprattutto quando hanno per le mani un caso sovraesposto ai media. Il ragazzo, contro il quale nessuna parte politica si era mai particolarmente accanita e a cui la gran parte dell’opinione pubblica aveva già ampiamente riconosciuto le attenuanti del caso ricercando altrove le responsabilità, infarcisce il racconto di particolari evidentemente studiati per accreditare la tesi della legittima difesa. Avevo sentito mani che mi frugavano nella tasca per cercare la pistola...; Sanguinavo ma non sapevo da dove...; Ho sparato in aria... (affermazione, quest’ultima ribadita di recente a viso scoperto con l’approssimarsi dell’anniversario). Che corrispondano a verità o meno, questi particolari non cambiano di molto l’idea generale sulla dinamica della tragica uccisione di Carlo Giuliani, ma il fatto di averli raccontati in televisione renderà più difficile il mestiere dei giudici. In caso di sentenza non assolutoria, infatti, potranno tranquillamente essere accusati di essere politicizzati, ovvero inattendibili. Dunque lo scoop giornalistico si inserisce nella crescente tendenza a sostituire i programmi di informazione ai tribunali e i talk-show al parlamento, secondo una strategia politica la cui provenienza è chiara, come dimostra ancora una volta il fatto che l’avvocato Taormina abbia preso le difese della Franzoni. Per equilibrare l’ampio spazio dedicato all’autodifesa del carabiniere, gli autori hanno inserito ampi stralci dal documentario Bella ciao di Marco Giusti e Roberto Torelli, e alcuni momenti decisamente toccanti del film Carlo Giuliani, ragazzo di Francesca Comencini (cui è dedicato l’osservatorio italiano di questo mese) in cui parla la signora Giuliani. Un altro colpaccio, televisivamente-dunque-politicamente parlando, dal momento che Bella ciao, interamente prodotto da Raidue, non è stato mai trasmesso dalla tv pubblica. I motivi di questa censura, piuttosto immotivata dal momento che le violenze della polizia che vi sono documentate si sono viste in tutte le salse anche al Tg1, non sono chiari. È chiaro, invece, che canale 5 ci fa una bella figura contribuendo all’idea, ormai diffusa, che Mediaset sia più libera della Rai, idea che il nostro Presidente del consiglio e gli stessi Mentana e Costanzo non perdono occasione per ribadire. Purtroppo Carlo Giuliani non può parlare. L’ultima tesi della difesa è che un calcinaccio abbia deviato la traiettoria della pallottola rivolta al cielo... Oggi, 20 luglio 2002, 100.000, forse 50.000, persone hanno pacificamente sfilato a Genova per ricordare Carlo e per dare il segnale che il movimento è vivo. Nonostante il maledetto calcinaccio, e nonostante un maledetto anno di terrore.

TERRA di Tony Capuozzo canale 5, 23/05/02

[luglio 2002]


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