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Une dernière fois - Fuori concorso

Pubblicato il 28 novembre 2020 da Matteo Galli

VOTO:

Une dernière fois - Fuori concorso

Une dernière fois ovvero Un’ultima volta ha costituito senza dubbio uno dei massimi azzardi del TFF che lo ha presentato Fuori Concorso. Si tratta di un mockumentary molto particolare, girato da una regista molto particolare con una protagonista molto particolare. La protagonista è infatti una figura molto celebre nel campo del cinema pornografico francese ovvero Brigitte Lahale, adesso sessantacinquenne, che negli anni ’70 e ’80 fu una star del settore e che ha saputo in seguito riconvertirsi nei media francesi diventando, anche in grazia di una posizione genericamente definibile come femminista assai riconoscibile nella sfera pubblica, una figura importante dotata di ampio seguito. Da allora, oltre ad aver interpretato piccoli ruoli in film più tradizionali (da Diva di Jean-Jacques Beneix a opere minori accanto ora ad Alain Delon ora a una giovanissima Uma Thurman) conduce programmi radiofonici e televisivi, scrive libri, incide dischi etc. etc., insomma una figura molto nota in Francia. La regista, Olympe de G., assai più giovane, sta diventando dal canto suo piuttosto celebre con una serie di cortometraggi pornografici che le sono valsi l’uscita dal cinema di settore, anche in questo caso in virtù di prese di posizioni, piuttosto forti a favore di una pornografia di stampo femminista, qualunque cosa ciò voglia significare. Ma al di là del capitale simbolico che attrice e regista si portano dietro, è l’idea che sorregge il film la cosa più interessante.

Si tratta appunto di un finto documentario, in cui una donna nella finzione sessantanovenne (dunque di quattro anni più vecchia dell’attrice che la interpreta) ha deciso di lì a poco di farla finita, dopo un soggiorno in Svizzera e dopo dunque aver assunto informazioni sulle modalità vigenti in quel paese per togliersi di mezzo. La ragione di questa risoluzione estrema, stante l’età non avanzatissima e stante il fatto che il personaggio versa in ottima salute, non viene chiarita, si può solo immaginare che si tratti di un generico rifiuto di invecchiare, di deperire, di decadere – e poi, a quanto sembra, la protagonista non ha mariti, figli, parenti, amici per i quali metta conto di tenersi in vita. Prima di decidersi a compiere l’atto estremo decide di voler fare l’amore un’ultima volta, facendosi riprendere da una documentarista, con cui fin dall’inizio intesse un fitto e complice dialogo. Non paga della prima scelta estrema (suicidarsi), non paga della seconda (farsi riprendere mentre fa l’amore l’ultima volta), Salomé (il nome vorrà pur dire qualcosa) decide di fare un casting per capire con chi farlo, mette cioè un annuncio sul giornale: “Un jour, ce sera la dernière fois che je ferai l’amour. J’amerais le savoir, j’aimerais m’y préparer. LA préparer. Avec célui, qui sera ma dernière rencontre. J’ai 69 ans, le corps et l’ésprit libres et vivants. Envoyez vos photos, quelques mots, un objet, noms, coordonnées” .

Come si vede, Salomé non rivela ai potenziali interessati che verranno ripresi da una videocamera. Riceve dodici risposte, e quasi nessuno fra quelli che ci vengono mostrati (cinque in tutto) mostra scalpore di doverlo fare dinnanzi a una terza persona. Assistiamo dunque da qui in poi a una serie di scene diverse, secondo la struttura sequenziale di un porno in cui vengono inanellate molte varianti e posizioni, ora Salomé partecipa, ora guarda, come succede in almeno due casi, uno in cui a presentarsi non è una sola persona ma una coppia e lei, appunto, li osserva masturbandosi fare l’amore, una in cui pretende di invertire il proprio ruolo con quello della documentarista che dovrà congiungersi con un giovanotto, mentre sarà la protagonista a riprenderli (in realtà le videocamere sono due e quindi lui viene ripreso anche dalla documentarista, sopra di lui, con l’effetto ipercinetico e alquanto mosso che non può che derivarne). Fino al sorpresone finale: in cui l’ultima volta, di cui al titolo, diventa quella di Salomé con Sandra, la documentarista.

Perché questo film non è un film pornografico qualunque e, diciamo così, merita di figurare in un festival non di settore, che poi questa pornografia la si possa definire femminista lo deciderà chi il film lo vedrà, potrà vederlo? Secondo noi per almeno due ragioni: la prima è che la mdp rispetta solo in parte le convenzioni, le inquadrature paradigmatiche del settore tradizionalmente definibile come pornografico, la seconda è che il film si configura, in più di un’occasione, come una meta-riflessione non banale sull’atto del vedere, sul voyeurismo e sul narcisismo, talché anche la sorpresa finale ha molto a che vedere con questa inconfessata predilezione, rispetto alla quale, forse, non c’era bisogno nemmeno del casting perché a Salomé prima di ogni altra cosa piace vedere ed essere vista e l’ultima volta con la documentarista, più che la rottura di un tabù fuori tempo massimo, diventa la metonimia di una scopata con la videocamera.

Une dernière fois Regia: Olympe de G. sceneggiatura: Olympe de G., Mélina Macio; fotografia: Kevin Klein; montaggio: Louis Macera, Aurélie Cauchy; interpreti: Brigitte Lahaie (Salomé), T Alexandra Cismondi (Sandra, voce), Heidi Switch (Sandra), Arsène Laclos (Jérôme), Philippe Sivy (JB), produzione: Kidam, Topshot Films, Olympe de G. production. origine: Francia, 2020; durata: 70’.


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