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Viva Zapatero

Pubblicato il 27 settembre 2005 da Simone Isola


Viva Zapatero

In un giorno grigio e tempestoso, mentre la 62° mostra del cinema di Venezia si avviava verso la conclusione, avevamo davvero bisogno di una boccata di ossigeno rigenerante. Viva Zapatero!, il graffiante documentario satirico di Sabina Guzzanti, ha creato un piacevole scompiglio e restituito un po’ di colore alla rassegna. Il film si ispira stilisticamente ai documentari di successo di Michael Moore; per il tono del commento ne sembra a tratti una parodia. C’è la formulazione di una tesi e la presentazione, con un montaggio serrato, di una serie di prove a sostegno dell’assunto iniziale. Partendo dalla sospensione di Raiot, il suo programma censurato un anno fa, la Guzzanti allarga il discorso al ruolo della satira, e alla sua definizione. La galleria di personaggi che appaiono è vastissima, dagli epurati Biagi, Santoro, Luttazzi, De Bortoli, a un’infuriata Lucia Annunziata (offesa dall’imitazione della Guzzanti), al neo presidente Rai Petruccioli, sino ai politici Gasparri, Berlusconi, ed altri. Piacevoli sono i confronti tra l’autrice e altri attori, tra cui uno stralunato Tony Blair, impersonato da un comico inglese. Il discorso è preciso, sostenuto da uno stile accattivante e veloce. Il montaggio accosta le dichiarazione dei politici alle performance dei comici, con il risultato che si rivelano entrambe esilaranti. E soprattutto c’è lei, Sabina Guzzanti, mentre gigioneggia nei panni del premier Berlusconi, rivolge domande a politici e dirigenti senza avere alcuna risposta, passeggia sconsolata per le vie di Roma. Non è un film contro Berlusconi; come ha dichiarato l’autrice è un film contro il sistema marcio che consente a lui e a chiunque vada al governo di fare quello che gli pare. E soprattutto, la pellicola propone un interessantissimo e forse inedito confronto tra la situazione della libertà di stampa in Italia e nel resto d’Europa. Il panorama, tracciato in modo impeccabile, è preoccupante, evidenzia uno stato di censura permanente che soffoca la nostra democrazia. Viene avanzata allora una via risolutiva: eliminare al più presto il controllo esercitato dai partiti politici sulle televisioni pubbliche, inserendo tale proposito all’interno di un programma elettorale. Il referente politico di tale proposta è evidentemente la sinistra, che non sembra al momento pronta per recepire questo cambiamento. Allora ci viene mostrata la puntata invisibile di Raiot, realizzata all’Auditorium di Roma, e trasmessa da un gruppo di televisioni locali collegate via satellite. La folla di persone rimaste fuori dalla struttura, e costrette a guardare lo spettacolo da un maxi schermo, è l’emblema di questa richiesta di cambiamento, affinché la televisione pubblica sia davvero un mezzo di espressione ed informazione, e non di manipolazione. Il senso del film è quindi estremamente politico, rivolto ad un’epoca che è già postberlusconiana, a quelle forze politiche che vogliono essere garanti della libertà dell’individuo e che devono fare quello per cui vengono votate; affinché anche un comico possa farci riflettere, possa informarci, con uno sberleffo, un sorriso, una risata.

Regia: Sabina Guzzanti produzione: Studio 1, Secol Superbo e Sciocco Produzioni

[Settembre 2005]


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