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ZOOLANDER

Pubblicato il 10 luglio 2002 da Alfredo De Giglio


ZOOLANDER

“Conta qualcos’altro nella vita oltre ad essere belli belli belli, in modo esagerato?” Con questo amletico dilemma Derek Zoolander, il modello più famoso del mondo, espone tutta la sua fragilità dopo la dolorosa sconfitta agli MTV Award: l’emergente Hansel gli porta via, dopo tre anni, il titolo di Miglior indossatore dell’anno. Inizia così una ricerca interiore che lo spingerà ad analizzare la vita trascorsa: dalle scure e sporche miniere di carbone della sua infanzia, dove il padre e i suoi fratelli continuano a lavorare, alle copertine di tutte le riviste più famose. Parallelamente, un’organizzazione capitanata dai più spietati stilisti del mondo trama di uccidere il presidente della Malesia, reo di aver garantito migliori condizioni igieniche ed economiche ai baby-lavoratori. Così il perfido Mugatu, eccentrico stilista venuto dal nulla (si narra che abbia inventato la famosissima cravatta-tastiera), offrendo a Derek la possibilità di riguadagnare il successo diventando testimonial esclusivo di una nuova e sconvolgente linea (la Derelicte, ispirata ai barboni e ai senzatetto), lo “programma” per uccidere il leader malese durante l’attesissima prima della collezione. Ma l’amicizia con l’ex rivale Hansel e l’amore per una giornalista del Time Magazine permetterà a Derek di smascherare la macchinazione e, finalmente, di mostrare al mondo intero la sua ultima “espressione”: la tanto attesa Magnum.
Puro “idiot”, quello di Derek Zoolander è un grande personaggio reso alla perfezione dalla faccia del bravissimo Ben Stiller, che si conferma comico di livello. L’attore, anche autore del soggetto e della sceneggiatura, nonché regista, conferma le sue capacità di dare vita a personaggi candidi, spesso incapaci di relazionarsi con il mondo e di affrontare rapporti interpersonali. Stiller è l’unico, oggi, che riesce a portare avanti (siano film o partecipazioni televisive) un antico discorso comico (quello del grande Jerry Lewis o dell’Allen degli inizi): lo schlemiel, personaggio della tradizione ebraica, completamente sprovveduto di fronte alle insidie della vita, spesso sopraffatto dagli altri ma che, alla lunga, riesce ad imporre la sua ingenuità e il suo candore (come accade per il “fool” scespiriano) parallelamente alla sua presa di coscienza dell’insensatezza del mondo. Proprio come accadeva in Ti presento i miei, ad esempio, nel quale alla fine riusciva ad districare tutti gli equivoci sul suo conto ed essere così accettato da tutti. E nella totale e sconfortante povertà del cinema comico di questi anni Stiller (con Carrey e Sandler) riesce a dare sempre un valore aggiunto, dello spessore, alle pellicole che interpreta, anche quando affronta personaggi tragici e sofferenti, seppur in veste leggera, come ne I Tenenbaum. Tornando a Zoolander, film discontinuo nella scrittura, ci sono almeno due momenti di godimento puro (l’omaggio più bello a 2001 che sia mai stato fatto e la “tragica” fine degli amici-modello di Derek) che valgono da soli molti dei film in circolazione e che lo faranno sicuramente diventare un piccolo “cult”. Molte le partecipazioni amichevoli di attori, cantanti e modelli (David Bowie su tutti) che, apparendo nel film, gli donano un senso di inquietante e paradossale veridicità, riproducendo quello che in gergo (e a ragione) è chiamato “il circo della moda ”. Un film irresistibile, quindi, palesemente “fuori di testa”, ma anche immediato, furbo (in fondo la satira è molto leggera), ed intelligente.

regia: Ben Stiller; sceneggiatura: Ben Stiller, Drake Sather, John Hamburg; fotografia: Barri Peterson; montaggio: Greg Hayden; musica: BT; interpreti: Ben stiller, Owen Wilson, Will Ferrel, Christine Taylor, Jon Voight, Milla Jovovich; produzione: Scott Rudin e Red Hour; origine: USA; durata: 89’; distribuzione: Uip; web info: sito ufficiale; sito italiano

[Luglio 2002]

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