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Alone in Berlin (Concorso)

Pubblicato il 16 febbraio 2016 da Gherardo Ugolini

VOTO:

Alone in Berlin (Concorso)

Berlino, estate del 1940. Tutta la città festeggia la vittoria tedesca sulla Francia. Solo in una casa si piange, quella dei coniugi Quangel, raggiunti dalla notizia che il loro unico figlio è caduto al fronte. È in quel momento che cambia radicalmente la vita di Otto e Anna, due cittadini qualsiasi – lei casalinga, lui caporeparto un un’officina – che avevano aderito al nazismo senza porsi il problema se fosse giusto o no, bensì solo per il fatto di trovarsi a vivere a Berlino in quegli anni. Il Reich hitleriano ha strappato loro il figlio ed ora l’unica ragione di vita che resta loro è quella di opporsi al regime. Ma cosa possono fare in concreto due semplici cittadini come Otto e Anna per combattere la micidiale macchina della propaganda nazista? La trovata che mettono in atto è semplice, ma efficace. Ogni giorno confezionano delle cartoline con sopra scritti appelli alla resistenza, alla libertà di stampa e inviti a pensare con la propria testa. Sotto l’effigie di Hitler modificano la scritta “Führer” in “Lügner”, ovvero “bugiardo”. Quindi lasciano le cartoline in vari punti della città, ogni volta diversi, sperando che qualcuno le raccolga e ne accetti il messaggio. Sanno che tutti i loro sforzi serviranno a poco, ma come dice Otto a un certo punto per farsi coraggio «Basta mettere dei granelli di sabbia per far inceppare gli ingranaggi del motore». Ci metterà 18 mesi la polizia criminale per stanare i colpevoli di tale insubordinazione e consegnarli al commando delle SS che provvederà a giustiziarli tramite ghigliottina.
Questa in sintesi la trama del film Alone in Berlin, coproduzione anglo-franco-tedesca, scritto e diretto dal regista svizzero Vincent Perez e interpretato da due grandi attori inglesi quali Brendan Gleeson (Otto) e Emma Thompson (Anna), oltre al tedesco Daniel Brühl nella parte dell’ispettore di polizia Escherich che investiga sul caso e che alla fine rimane impressionato dalla forza d’animo coraggiosa e imperturbabile dei suoi avversari traendone le estreme conseguenze.
Non si tratta di un film magistrale; anzi, i molti difetti di sceneggiatura ne compromettono l’andamento e la tensione drammaturgica. Del resto non era per niente facile confrontarsi con un modello letterario di altissima qualità, ovvero il romanzo di Hans Fallanda Jeder stirbt für sich allein, tradotto in italiano con Ognuno muore solo, un classico della letteratura tedesca del Novecento che Primo Levi ebbe a definire «il più importante romanzo che sia mai stato scritto sulla resistenza tedesca». Quella di Perez non è neppure la prima trasposizione sullo schermo dell’opera di Fallada pubblicata nel 1946 (se ne contano almeno tre per la televisione, di cui una prodotta nell’ex DDR).
Tra le cose migliori del film si può annoverare il tentativo di rendere la coralità del romanzo attraverso i casi dei personaggi che abitano nel caseggiato di Otto e Anna: il vecchio giudice in pensione che assiste inerme e passivo all’affermarsi della violenza nazista, l’anziana ebrea derubata e indotta al suicidio, il giovane della Hitler-Jugend sempre in divisa, un piccolo criminale che cerca di approfittare delle debolezze altrui per rubacchiare qualche soldo, una portalettere che sembra sapere tutto di tutti. Ne esce un quadro sociale variegato che fa capire come i tedeschi non fossero all’epoca tutti in ugual misura compromessi con l’ideologia e con il regime tedesco, tutti dei «volenterosi carnefici» per usare la celebre definizione di Daniel Goldhagen. Del resto da un po’ di tempo il cinema ama raccontare episodi di resistenza anti-nazista – da Sophie Scholl al colonnello Von Stauffenberg, fino all’attentato fallito di Georg Elser contro Hitler – cercando di scovare nella memoria collettiva figure di riferimento positive alla luce delle quali rileggere la pagina più buia della storia tedesca.
Un film più utile che bello, si potrebbe dire in conclusione. E se il regista Perez nella conferenza stampa post proiezione ha confessato ai giornalisti di essersi ispirato «al Neorealismo italiano, in particolare a Una giornata particolare, al cinema tedesco, e in parte ad alcuni film russi», ebbene l’influsso di tali modelli in Alone in Berlin si manifesta in misura assai limitata.


CAST & CREDITS

(Alone in Berlin); Regia: Vincent Perez; sceneggiatura: Achim von Borries, Vincent Perez; fotografia: Christophe Beaucarne; montaggio: François Gédigier; musica: Alexandre Desplat; costumi: Nicole Fischnaller; interpreti: Emma Thompson, Brendan Gleeson, Daniel Brühl, Kathrin Pollitt; produzione: X Filme Creative Pool (Berlin); Master Movies (Paris); FilmWave (London); distribuzione: cornerstone Films (London); origine: Germania/Francia/Gran Bretagna, 2016; durata: 97’


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