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Ballkan Bazar (Conferenza Stampa)

Pubblicato il 1 luglio 2011 da Marco Di Cesare


Ballkan Bazar (Conferenza Stampa)

Roma, 22/06/11. È stato presentato in anteprima per la stampa al Cinema Quattro fontane l’ultimo film di Edmond Budina, regista e attore albanese, italiano d’adozione. Presenti in sala accanto a lui l’ambasciatore Llesh Kola, il coproduttore Ennio De Dominicis e due attori del cast, Veronica Gentili e Luca Lionello.

L. Kola. La realtà rappresentata in Ballkan Bazar è allo stesso tempo vera e non vera, poiché si tratta di qualcosa che conosciamo; e in Albania si è aperto un dibattito che sta aiutando il film. Comunque lasciamo al pubblico la valutazione della pellicola, mentre noi dobbiamo solo vedere e godere di quest’opera artistica.
Dopodomani saremo a Potenza per l’anteprima nazionale del film. Sono molto contento che siamo giunti a questa coproduzione, fatto che dimostra quanto i nostri rapporti siano eccellenti.

E. De Dominicis. Saremo presenti nelle maggiori città, però al momento non abbiamo ancora quantificato il numero esatto delle copie...

Con questa versione?
E. De Dominicis. Purtroppo (un purtroppo da considerare tra virgolette), visto che il film è coprodotto col nostro Ministero, per avere la nazionalità bisogna doppiarlo. Naturalmente, però, cercheremo di mandarlo il più possibile in giro nella versione sottotitolata poiché, a nostro parere, in questo modo risulta più interessante, più diretto, più vivo.
L’anteprima di Potenza è importante perché è organizzata dal Direttore della Rai – Basilicata, il dottor Taverniti: dopodomani, il 24, si terrà un convegno alle 18, mentre la sera avremo l’anteprima nazionale.
Volevo sottolineare che si tratta della prima coproduzione ufficiale giacché, quando abbiamo realizzato il primo film di Edmond, Lettere al vento, si trattava di una produzione solamente italiana, seppure il film venne girato in Albania.

Edmond, dieci anni dopo Lettere al vento, una sterzata verso un crocevia di nazionalità, un bizzarro melting pot sul confine tra Grecia e Albania, vecchie polemiche risolte in maniera sarcastica e ironica. C’è, però, un fatto vero alle spalle, quindi la realtà e l’estrema finzione vanno di pari passo. Perché hai voluto realizzare adesso un film del genere, in un momento di apparente pace? Forse per ricordare qualcosa...?
E. Budina. Forse per riportare più pace... Perché c’è un rapporto strano tra gli albanesi e i greci: abbiamo vissuto lì, abbiamo le stesse tradizioni, lo stesso modo di vivere ma, purtroppo, ci sono state nei secoli anche queste contraddizioni, questi nazionalismi, nei Balcani come nell’intera Europa.
Attraverso Ballkan Bazar ho voluto ironizzare su di un fatto realmente accaduto, mostrare tutto attraverso un sorriso sarcastico per dimenticare quanto accaduto. Ma cosa era successo? I greci hanno esumato degli scheletri in un paesino sperduto dell’Albania, nel 2006, e, l’anno seguente, hanno costruito un cimitero monumentale (quello che vedete nel film): il fatto è che le tombe ci sono, ma non ci sono gli scheletri! Hanno fatto ciò perchè, secondo i Vorio-Epiroti (ossia i nazionalisti greci), grazie ai caduti volevano costruire un confine reale, definendo così quella terra come un territorio appartenente alla Grecia.
Quasi tutti gli albanesi che vanno in Grecia per lavorare sono costretti a cambiare nome. Poi tantissimi albanesi della zona di Korcha ricevono pensioni dalla Grecia senza avervi mai lavorato, ma solamente perché si sono dichiarati greci, prendendo 320€ al mese, nonostante la grave crisi finanziaria nel Paese ellenico! La Chiesa ortodossa autocefala albanese, che a capo ha un pope greco, ha chiesto al governo albanese di realizzare un censimento che si basi sulla nazionalità e sulla religione.
E proprio una settimana fa la Chiesa ortodossa albanese ha mandato una lettera di protesta al Primo ministro albanese e all’ambasciata italiana contro questo film. Al che, dopo la mia risposta, è scoppiata una polemica tra gli intellettuali albanesi, i quali hanno chiesto – con forza, adesso - che la Chiesa non interferisca più negli affari di uno Stato laico. E il pubblico, in Albania, mi ha dato enormi soddisfazioni, poiché è andato in massa a vedere il film.

E. De Dominicis. Ballkan Bazar è uscito in Albania il 14 aprile ed è stato, in assoluto, il maggiore incasso nella storia del cinema albanese, anche, per esempio, più di Avatar.

I paesi che sono coinvolti in questa situazione quanto distano dalla Grecia?
E. Budina. Si tratta di una fascia vicina alla frontiera. Storicamente queste popolazioni sono mescolate: greci, albanesi e valacchi vivono l’uno vicino all’altro da secoli. Però i nazionalisti greci pretendono metà dell’Albania. E in quei luoghi, lungo il confine, vi sono dei paesi che sono divisi: una parte in Grecia, l’altra in Albania.

L. Lionello. Io sono un piccolo esempio vivente di questo confine: mio babbo nato a Rodi, in Grecia, da mamma turca, probabilmente profuga armena, per cui in realtà (e qui mi riferisco anche al primo titolo dello splendido film di Edmond, ossia La danza delle bandiere) noi siamo il vento, così poi, qualsiasi cosa sventoli, noi rappresentiamo il genere umano.
A parte questo, volevo ringraziare Edmond per questo suo film che, in un certo senso, dalla nostra parte, quella italiana, può farci voltare lo sguardo verso anni non troppo lontani: alcuni nostri aeroplani sono stati a bombardare quelle terre e penso che nessuno dei presenti qui e ora, nessuno che entri in un cinema, ami o possa approvare bombardamenti più o meno intelligenti. E, quindi, in Ballkan Bazar vi è anche un profondo senso di slegare questi nodi che ancora ci rimandavano a delle diatribe che da una parte possono anche essere sacre, ma che dall’altra noi dobbiamo valutare e risolvere con uno sguardo diverso.

Si è fatto riferimento alla Guerra italo-greca: potrebbe precisare la questione?
E. Budina. Durante la Guerra italo-greca del 1940-41 vi sono stati dei caduti da ambo le parti, all’interno del territorio albanese. Negli anni i greci hanno riportato a casa i corpi dei loro compagni. Invece adesso si è fatta avanti la scusa che i morti greci durante la Seconda guerra mondiale siano stati di più. Tra l’altro vi è anche un loro detto che afferma: «Dove cade un soldato, lì è la sua patria»; per cui il confine viene segnato col sangue dei caduti. Però la medicina legale ha appurato che si tratta di cadaveri di donne e bambini morti nell’Ottocento...

Edmond, che bilancio puoi fare della tua presenza in Italia? Hai già un’idea per un altro progetto?
E. Budina. Io lavoro in fabbrica: questa è la mia occupazione. Quando posso, cerco di occuparmi di altro. E, per quanto riguarda il cinema, non ho un’idea esatta, fissa: mi piacerebbe un work in progress, andare in Albania col mio direttore della fotografia e vedere cosa fare.

V. Gentili. Quest’uomo è una delle persone più umili e straordinarie che abbia mai incontrato nella mia vita. Abbiamo fatto questo film tutti quanti tenendoci stretti per mano, perché lui ci ha dato la giusta motivazione, ci ha fatto credere in quello che lui credeva; era il primo a pulire le cacche di vacca, per cui tutta la troupe lo ha seguito. E nel suo Paese è un’istituzione (aprono i ristoranti per farlo mangiare), mentre vive in un paradosso continuo, poiché qui lavora in fabbrica.


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