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Benh Zeitlin: Racconto il rapporto uomo-natura

Pubblicato il 1 febbraio 2013 da Antonio Valerio Spera


Benh Zeitlin: Racconto il rapporto uomo-natura

Il caso cinematografico della stagione si chiama Beasts of the Southern Wild. La sua avventura è iniziata un anno fa al Sundance Film Festival, con grande successo di critica, la benedizione di Robert Redford e il premio della Giuria. Poi è arrivato il festival di Cannes, la Camera d’Or e la distribuzione internazionale. Ora, dopo essere stato il film della feste natalizie in Francia, l’opera prima di Benh Zeitlin con la sorprendente enfant prodige Quvenzhané Wallis, forte di quattro importantissime nomination agli Oscar (Miglior film, miglior regia, Miglior attrice, miglior sceneggiatura non originale) arriva nelle sale italiane come Re della terra selvaggia, tra tutti il titolo internazionale che più rende l’anima del film - afferma il giovane cineasta americano.

Benh, ti aspettavi tutto questo successo?

Benh Zeitlin: No, assolutamente, anche perché si tratta di un’opera e non solo per me ma per tutti quelli che ci hanno lavorato. Negli Stati Uniti i film indipendenti per uscire nelle sale ed essere visti hanno bisogno di un nome importante nel cast o nella produzione, e noi non avevamo nessuno. Dopo il Sundance è stato un continuo crescendo: interviste, distribuzione, la selezione a Cannes. Nessuno di noi se lo poteva aspettare.

Nel film viene rappresentata l’opposizione tra due mondi opposti, quello della civiltà e quello di una cultura altra, diversa, lontana. Qual è secondo lei la differenza traquesti due universi?

B.Z.: La comunità di Bathub dove si svolge la storia del film è un posto di libertà dove nessuno dipende da nessuno, dove si sopravvive solo grazie alla natura. La Louisiana del Sud è davvero un luogo staccato dall’America. Le persone che ci vivono possono solo attingere dalla natura e sono persone piene di coraggio. Le cose importanti per loro non sono i beni materiali ma la famiglia, la tradizione, la cultura. Non volevo fare un documentario sul Sud della Louisiana né volevo fare una ricostruzione quasi scientifica: la mia intenzione era portare sullo schermo l’anima di quella comunità. Magari alcuni dettagli li ho esagerati, li ho resi più plateali, ma l’ho fatto solo per farlo comprendere a tutti.

Come hai scelto Quvenzhané Wallis per il ruolo di Hushpuppy?

B.Z.: Chi ha fatto il casting nel 2008 aveva lavorato alla campagna di Obama. Ci hanno messo 9 mesi a trovare la protagonista ma poi il miracolo è arrivato. Abbiamo visto 4000 persone. Ci troviamo di fronte a un genio. Lavorava come una vera attrice, mi sono accorto subito che era in grado di lavorare come un’attrice adulta.

Le vostre aspettative per gli Oscar?

B.Z.: Siamo impazziti quando hanno dato le nomination. Siamo contenti perché sappiamo che queste nomination porteranno sempre più persone nel mondo a vedere il film. Per quanto mi riguarda poi è straordinario essere accostato nella cinquina a registi straordinari.

Qual è il rapporto tra la forza distruttiva della natura e la resistenza dell’uomo?

B.Z.: La natura e ciò che ci dà la vita ma anche ciò che te la toglie, soprattutto in queste comunità. Chi vive nel Sud della Louisiana ha un rapporto ambivalente con la natura con cui deve però imparare a convivere, quindi non è un film sull’opposizione tra uomo e natura ma su come si può entrare in empatia con la natura stessa. Ho voluto raccontare come Hushpuppy sia capace di diventare un buon animale, una buona creatura. Non volevo mostrare l’uomo contro la natura, ma l’uomo nella natura.

Ci sono effetti speciali nel film?

Non c’è nessuna animazione al computer, abbiamo utilizzato solo il green screen. Nella comunità di Bathub non c’è alcun tipo di tecnologia, per cui l’utilizzo di tecnologie non avrebbe rispettato lo spirito del film né il luogo in cui si svolge la storia. Gli Aurochs, le creature mitologiche del film, sono state realizzate partendo da animali veri, dei maialini vietnamiti che siamo riusciti ad addestrare. Gli abbiamo fatto indossare dei costumi, poi abbiamo lavorato sugli effetti speciali come si faceva un tempo, solo con la macchina da presa, alla vecchia maniera.

Come avete lavorato alla trasposizione della piéce da cui è trattoil film?

B.Z.: La piéce era ancora più fantastica e surreale del film, ma tutti i personaggi del film, compresi gli Aurochs erano presenti. Abbiamo dunque cercato di adattare delle creature surreali alla realtà del Sud della Louisiana, con tutte le difficoltà legate all’acqua. L’unica maniera secondo noi per riportare gli elementi fantastici dell’opera teatrale era immaginare uno scenario quasi da apocalisse.


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