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BERLINO 2006 - CONCORSO - WUJI

Pubblicato il 14 febbraio 2006 da Antonio Pezzuto


BERLINO 2006 - CONCORSO - WUJI

Chen Kaige si sta abituando ai grandi kolossal. Nato a Pechino nel 1952, Chen è uno dei registi della cosiddetta quinta generazione, quelli nati dopo la fine della rivoluzione culturale e con poco a che spartire con il comunismo o con quello che è oggi il comunismo cinese. Dopo Addio mia concubina, Le tentazioni della luna e L’imperatore e l’assassino, l’urlo di Chen si lancia verso il tempo in cui il tempo non c’era ancora, e racconta di una bambina che non rispetta una promessa, e fugge da un bambino idiota e antipatico che la voleva come schiava. Vent’anni dopo (perchè, ok, siamo nell’epoca senza tempo, ma vent’anni possono pure passare senza che per questo trovarci in un’epoca col tempo... va bene che non è la verosimiglianza che si cerca in questo film), comunque vent’anni dopo la ragazzina è cresciuta, i cattivi sembrano avere in mano un potere immenso, l’amore - anche a causa di un triste incantesimo - non è mai rivolto verso le persone giuste.
Il film (presentato in concorso) si intitola Wuji, ossia La promessa, ed a noi, spettatori della vecchia Europa, ad un titolo del genere può tornare in mente il vecchio romanzo di Friedrich Dürrenmatt, quello da cui Sean Penn, per ultimo, ne ha tratto un mediocre film (The Pledge) e Djibril Diop Mambéty più di vent’anni fa, ne trasse uno bellissimo (Hyènes).
Perchè una promessa è una promessa, e si può benissimo non rispettarla, ma questo, almeno si spera (o almeno si spera che possa succedere nella mitologia), dovrebbe comportare un minimo struggimento.
Nel film di Kaige nulla. I cattivi dicono e fanno quello che vogliono e non hanno altra voglia che vendicarsi delle frustrazioni subite da infanti. I buoni non sanno chi sono o da dove vengono e sanno solo correre e abbassare la testa perchè nati schiavi. La principessa, imbambolata nel suo indomito stupore, non si accorge di chi si porta a letto, smentendo il vecchio assioma per cui l’amore si riconosce dallo sguardo. I fiori cadono dagli alberi e inondano lo schermo.
Ma il film è una metafora. Della gente che non si fida, del rapporto tra buoni e cattivi, di quando il bambino era bambino. Della Cina oggi e di come sono gli uomini (e le donne) oggi. Stucchevole!

(Wuji) Regia soggetto e sceneggiatura: Chen Kaige; montaggio: Zhou Zing; fotografia: Peter Pau; musica: Klaus Badelt; interpreti e personaggi: Dong-Kun Jang (Kunlun), Hiroyuki Sanada (General Guangming), Cecilia Cheung (Princess Qingcheng); produzione: XXX; origine: Cina/Usa; durata: 120’


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