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Falene (Conferenza Stampa)

Pubblicato il 28 ottobre 2011 da Enrica Orlando


Falene (Conferenza Stampa)

Com’è nata l’idea? Cosa ti è piaciuto?
SASSANELLI- Per l’idea, è una domanda da fare a Longo, l’autore. E per quanto riguarda cosa mi è piaciuto della storia è proprio l’autore, Andrej. Avevo visto questo spettacolo a teatro, in napoletano. Poi lo abbiamo riadattato in pugliese, lavorandoci insieme. La storia parla di amicizia, un’amicizia tenera.
Devo dire che per un periodo della mia vita sono stato proprio come Enzo e Tonino, i protagonisti del film. Mi alzavo la mattina, andavo all’edicola del mio amico Gregorio, e lì restavo tutto il giorno, a non fare niente. A differenza di me e Gregorio, Enzo e Tonino fanno una scelta, cercano di cambiare la loro vita nel modo sbagliato. Ma lo fanno insieme. Ecco l’amicizia, il legame tenero.
E’ la storia di gente che a quarantanni sente di non avere un futuro.
E poi Andrej è uno straordinario osservatore, conosce le dinamiche della vita e le impara ogni giorno ad esempio prendendo un semplice autobus.

LONGO- La storia era vera. Mi sono ispirato a un fatto di cronaca. La prima versione era in italiano. Però desideravo introdurre un’ironia di fondo. Così l’ho riscritta in napoletano. Prima del film, con gli attori invece lo abbiamo riadattato in pugliese, per due mesi ci abbiamo lavorato. In tutti questi passaggi i personaggi hanno preso via via spessore, l’evoluzione ha giovato alla storia al punto che la sento ancora in evoluzione.

SASSANELLI- Si, Falene è in divenire. Era a teatro poi è passato davanti la macchina da presa. Io credo che il passo successivo potrebbe essere quello di versarlo in pellicola, sarebbe il passo più naturale.

ALESSANDRA SCIAMANNA (responsabile e curatrice del catalogo)- Perché? Non sono d’accordo sulla pellicola. Oggi si va verso l’alta definizione, perché tornare in dietro? L’HD è riuscito comunque a mantenere il ritmo teatrale voluto, il film è perfetto così.
SASSANELLI- Assolutamente d’accordo. Intendevo dire che la pellicola non è necessaria ma potrebbe essere un’ottima occasione in virtù delle possibilità che ha questo film di crescere ulteriormente.
Falene si muove sempre. C’è una passione sana dietro questo lavoro e si sente. Anzi complimenti a Giovanni Costantino che ne ha saputo cogliere il valore. La passione è una cosa sana ed è l’unica strada da intraprendere in un panorama dove il cinema è istituzionalizzato e sta ad ascoltare solo certe cose.
Ricordo due anni fa, al David di Donatello, il Presidente della Repubblica disse una cosa bella riguardo alle difficoltà del cinema “ Siamo italiani, conosciamo l’arte di arrangiarci e dobbiamo vincere in questo modo il mercato”

GIOVANNI COSTANTINO (organizzazione generale)- Detto dall’istituzione però, non è politicamente corretto...troppo facile.

SASSANELLI- Anche questo è vero. Certo è, comunque che se tu fai leggere adesso, la sceneggiatura E.T. a un qualsiasi funzionario Rai, non c’è dubbio che la cestinerebbe. Ad esempio, Stallone, quando aveva proposto Rocky, non ha creduto nelle MGM che aveva rifiutato di farlo recitare e dirigere. Non si è arreso e alla fine ha vinto lui. Ha persino venduto il suo cane per rientrare con i soldi. Noi ce l’abbiamo il coraggio di vendere il cane? Molti miei colleghi piuttosto si venderebbero il culo.
Se si crede in un progetto bisogna seguirlo, crederci.

LONGO- Io da parte mia posso dire questo, semplicemente. In generale funziona che uno scrittore porta un lavoro a un produttore che dovrebbe leggerlo e valutarlo: non leggono niente.

Com’è nata l’idea del film?

COSTANTINO- Lo avevo visto a teatro e pensai subito: è cinematografico. Così ci siamo organizzati con due bravi attori e abbiamo chiamato la montatrice premio Oscar Gabriella Cristiani. All’inizio lei si era rifiutata senza vedere il premontato poi si è innamorata della storia ed ha accettato. Lei è stata in grado di renderlo cinematografico.

Le musiche? I disegni?

COSTANTINO- Forni è l’autore delle musiche. Un grande artista, compone mentre vede le prove. E’ un giovane cantautore straordinario che ha fatto delle musiche un punto di forza del film.
Carlo Montesi, invece, ha realizzato i disegni. Si è ispirato molto ai pittori francesi.
C’è da aggiungere che il film è stato girato in cinque giorni con due piano sequenza di quaranta e venticinque minuti.

Riguardo alla dedica finale a Pinter, più che Pinter il film ricorda Beckett, in Aspettando Godot

ALESSANDRA SCIAMANNA- Pinter era una dedica mia, d’affetto, perché morì nel periodo in cui noi giravamo.

LONGO- Comunque c’è sicuramente un riferimento al concetto di attesa. Ma in Beckett questa attesa si conclude in un desolante nulla. Qui invece no. Il senso è ribaltato e l’attesa si risolve in uno snodo fondamentale per la vita di entrambi i protagonisti. Lo spunto era su un tono più popolare che assurdo.

Perché invece non creare dei personaggi proprio più assurdi? Perché renderli così umani?

LONGO- In fondo è il loro essere cosi umani a renderli tragici. Se non c’è odore di umanità si finisce con il non credere alla storia.

Verrà distribuito in sottotitoli? E in quante copie?

COSTANTINO- I sottotitoli saranno in inglese. Perché in Italia nessuno pensa agli stranieri che gradirebbero seguire un nostro film. Riguardo ai sottotitoli italiani per il dialetto abbiamo preferito di no. In fondo del pugliese si mantiene soprattutto la cadenza e il dialogo risulta comprensibile.
Il film uscirà in quaranta, cinquanta copie. Perché lo stiamo distribuendo nei circoli e federazioni, e purtroppo tra questi c’è ancora grande disorganizzazione. Non siamo ancora a pieno regime. Per gennaio arriveremo a cinquecento copie.

Quant’è costato? Com’è stato il lavoro con il regista?

COSTANTINO- Considerato che gli attori non sono stati pagati e la loro retribuzione sarà legata al successo di botteghino: cinquantamila euro. Il regista è di origine colombiana ma di adozione italiana. Oltre ai suoi successi lo abbiamo scelto perché è uno dei migliori a lavorare con il digitale. E soprattutto, sempre riguardo all apassione, lui va in giro con la macchina da presa da quando aveva nove anni.

Il film è stato mandato al Festival di Venezia?

COSTANTINO- Si, nel settore Orizzonti, ma non è stato preso per la teatralità.

E’ prevista un’attività di Promozione?

COSTANTINO- Si, soprattutto sul web. SILVIA ONEGLI (addetta stampa)- Certamente per le distribuzione indipendenti la comunicazione è la prima cosa.

Lo manderete a Roma?

COSTANTINO- Lo avevamo mandato ma fu scartato. C’è da dire che allora ancora non c’era il montaggio della Cristiani. Ci sarebbe molto da dire sui Festival, ne riparleremo quando saremo più forti. Per ora non facciamo polemiche.


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