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Johnny English. La rinascita (Conferenza Stampa)

Pubblicato il 28 ottobre 2011 da Enrica Orlando


Johnny English. La rinascita (Conferenza Stampa)

ROWAN ATKINSON- Con questo film non abbiamo voluto ridefinire il tema dello spionaggio. Abbiamo solo inserito della comicità, che grazie al badget aumentato, rispetto al primo Johnny English, è diventata anche più glamour.

Il film sembra più una presa in giro delle persone normali che degli agenti segreti.

R.A.- Si. Johnny English è più credibile e più umano. E’ tridimensionale, reale. Sceglie la sua missione perché sa che deve farlo per dare un senso alla fiducia che è stata riposta in lui. E’ pieno di difetti, soprattutto crede di essere ciò che non è. Questa sua umanità avvicina lo spettatore che non ride semplicemente delle gag ma vuole anche sapere come va a finire. Ce la farà?

Chi lavora con Atkinson sa che è un generoso non fa intimidire chi lavora con lui

R.A- Grazie è un bel complimento. Io sono un fiero sostenitore che la natura della recitazione non è focalizzarsi su se stessi perché noi lavoriamo per raccontare una storia. Se questo è percepito come generosità mi fa piacere.

Lei è un amante dei film di James Bond? A cosa si è ispirato?

R.A- Si, il primo Johnny English era più ispirato ai film del James Bond. C’era l’autocompiacimento e l’eleganza britannica di James Bond di Roger Moore
Io sono più per Sean Connery e Pierce Brosnan. Anche se ho apprezzato molto Daniel Craig negli ultimi 007. Certo James Bond è un’ispirazione. Tutti vogliamo essere un po’ James Bond. Johnny English si sente che è un dilettante, fanciullesco. Lui sente di non essere adeguato.

Accetterebbe un ruolo cattivo?

R.A- Sicuramente a Holywood gli attori inglesi hanno ottime possibilità di ricevere proposte per ruoli cattivi. Ma credo che l’immagine di Mr Bean rende difficile la possibilità che un regista mi cerchi per un ruolo cattivo . Ad esempio per questo film, nel progetto iniziale, avrei dovuto interpretare anche un mio cugino cattivo. Ma io sono riluttante a interpretare due ruoli nello stesso film. Ripeto, la storia deve essere credibile, reale.

Riguardo alla scena della corsa in carrozzella e alla Rolls Royce?

R.A. - Lei sa che sono un appassionato. Io volevo l’auto più inglese di tutte, l’Aston Martin. Ma è stata troppo sfruttata in tutti i James Bond, è un clichè. Allora abbiamo sfruttato la Rolls, non è un modello, è vera. Un’auto splendida che si presta bene alla nuova maturità di Johnny English
Riguardo alla scena in carrozzella. C’è sempre una scena di inseguimento nei film di spionaggio. E’ stato straordinario, abbiamo modificato la carrozzella con il motore di un go kart. Nelle scene dove corro sono io.

C’è molto del vecchio Johnny English?

C’è molto del vecchio. E’ un’evoluzione più che una rivoluzione. La vis comica è che Johnny va oltre le sue possibilità. C’è un divario tra ciò che pensa e ciò che davvero è. Ma in questo film il divario è più sfumato, il film si presta meglio alla narrazione. Questo Johnny non è molto diverso dal primo. Lui non è uno sciocco completo, in fondo è un coraggioso, uno che non si ferma finché non ha ottenuto ciò che vuole.

Rivedendo i suoi film, quale personaggio ama di più? Quale commedia ama di più? Quanto c’è in lei dei suoi personaggi?

R.A.-No onestamente non rivedo i miei film; sul set vedo il montaggio e sono rilassato perché mi separo da quel personaggio, mi riferisco a lui come se fosse altro da me. Chiaramente partecipo alle premiere ma a parte questo evito di vedermi nei miei film.
Riguardo alla commedia preferita è difficile sceglierne una. Sicuramente Jacque Tati è una fonte di ispirazione. Michael Caine e Steve Martin in Dirty Rotten Scoundrels ad esempio sono straordinari. C’è una gag bellissima dove Steve Martin cerca di ricordare il nome di un uomo che aveva conosciuto in prigione, è esilarante mi piace molto.
Riguardo all’altra domanda, si deve esserci qualcosa in me dei miei personaggi. Forse Mr Bean è uguale a me quando avevo dieci anni. In fondo lui è un bimbo adulto. Forse di Johnny English ho i suoi aspetti positivi, io non sono uno che si auto illude.

In questo periodo di crisi è facile fare un film che fa ridere?

R.A.-Credo che i film comici siano un buon antidoto. In fondo nessuno rinuncia al divertimento; tutti abbiamo bisogno di essere intrattenuti.

Lei conosce l’Italia, c’è qualcosa della nostra realtà che trova comico?

R.A:-Oh no, non conosco così bene l’Italia. Sicuramente avete una sana flessibilità nella guida. Sono sicuro che non è una cosa tedesca, sicuramente non britannica. Quindi è tutta vostra. Ora so che se cerco un posto dove guidare liberamente verrò in Italia.


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