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Conferenza stampa - Atom Egoyan E Colin Firth - Hotel de Russie, Roma 07/04/06

Pubblicato il 21 aprile 2006 da Matteo Botrugno


Conferenza stampa - Atom Egoyan E Colin Firth - Hotel de Russie, Roma 07/04/06

Il piacevole incontro con Atom Egoyan e Colin Firth ci ha offerto la possibilità di sapere qualcosa in più su False verità, ultima fatica del regista di origine armena in collaborazione con l’attore statunitense.

Com’è avvenuta la genesi del film?

Atom Egoyan: Ho letto il libro prima che venisse pubblicato. Sono sempre stato affascinato dal mondo dello spettacolo, e dato che nei miei film cerco sempre di caratterizzare i mondi lavorativi all’interno dei quali si muovono i personaggi, ho pensato fosse una buona idea focalizzare l’attenzione sulla figura dell’entertainer. Pensate che questo è il primo romanzo di Rupert Holmes, che conosce bene questo tipo di mondo, dato che era già conosciuto negli anni 70’ come pop star e successivamente come produttore di Barbra Straisand.

In che modo ha lavorato per costruire il personaggio di Vince Collins?

Colin Firth: Un attore ha già una buona base di partenza quando gli chiedono di interpretare un performer. Ho cercato di accentuare la doppia identità del personaggio nel contrasto tra aspetto pubblico e quello privato, facendo uscire fuori da una parte il suo egoismo e, dall’altra, la sua dipendenza dal pubblico che lo idolatra, tanto quanto dalla droga e dal sesso selvaggio. Atom ha voluto che il personaggio fosse inglese (nel libro è americano n.d.r.). Inizialmente non ero d’accordo; poi mi sono reso conto che il tipico atteggiamento di gentleman anglosassone avrebbe reso ancor più netto il divario tra le due personalità di Vince Collins.

L’idea di ragazza intrappolata sembra essere il filo rosso che collega False verità con Il viaggio di Felicia...

A.E.: Sì, è vero. M’interessa vedere l’idealismo giovanile in relazione alla corruzione delle istituzioni e delle generazioni precedenti. E soprattutto mi colpisce l’innocenza con cui i giovani guardano i loro idoli del mondo dello spettacolo. Nel romanzo, il personaggio interpretato da Alison Lohman non era fan dei due performers da bambina. Però ho voluto che fosse così nel film, perché mi rivedevo quando ero giovane, quando adoravo rockstars e attori.

I suoi film, in cui si evince una ricerca dell’originalità e un’attitudine al non ripetersi, sono a volte molto diversi l’uno dall’altro. Come si colloca questo lavoro nella sua filmografia?

A.E.: In questo film ho deciso di utilizzare il linguaggio della cultura popolare, per far sentire lo spettatore più vicino alla storia che stavo raccontando. Ho preso ispirazione da opere di Hitchcock e Minnelli ma anche di De Palma. Ho utilizzato in gran parte del film la voce fuori campo, espediente tipico del noir.

Le scene di sesso sono belle ma molto osè. Qualche personaggio delle spettacolo si è sentito preso in causa?

A.E.: Il personaggio interpretato da Kevin Bacon è stato costruito per stuzzicare il conformismo americano. Il personaggio di Colin invece è stato pensato invece per fare in modo che l’America accetti quello di Kevin. False verità è realizzato come un film hollywoodiano ma è in realtà una produzione anglo-canadese. Negli Stati Uniti il film è stato censurato e boicottato, non capisco perché. E’ molto esplicito ma non estremo!

Cosa ci può dire a proposito dei due protagonisti del film?

C.F.: (in italiano impeccabile n.d.r.) I due personaggi sono estremamente diversi l’uno con l’altro. Uno è un ‘birbone’, l’altro è più controllato. Quello interpretato da me è un personaggio che non si rende conto neanche di chi sia e di cosa abbia fatto prima di arrivare negli Stati Uniti. Era di bassa estrazione e si rienventato, come è tipico in America.

Per quanto riguarda invece la difficoltà nell’interpretare scene di sesso?

C.F.: (Scherza sulle scene di nudo e l’ambigua scena di sesso con Kevin Bacon, n.d.r.). Ci sono scene molto più disturbanti rispetto a quelle di sesso. Scene di violenza, di sangue, di grande tristezza. Quelle sono scene che possono essere molto più disturbanti. Se un attore è professionale, dopo dieci minuti riesce a trovarsi a suo agio durante una scena di sesso anche se inizialmente si sente in imbarazzo, la vera di difficoltà è interpretare altri tipi di scene.

Che rapporto c’è tra i due personaggi del film e la coppia Dean Martin e Jerry Lewis, anch’essi conduttori di celebri Telethon?

A.E.: Il libro è ispirato ai due performer americani, ma la storia è completamente inventata. Ho cercato di prenderne le distanze per non avere problemi legali. Negli Stati Uniti non si può pensare a un Telethon senza collegarlo a Martin e Lewis!

Sta tornando di moda la figura della giornalista donna disposta a tutto pur di avere la sua storia?

A.E.: Il giornalismo era in un momento di grandi cambiamenti nel periodo in cui è ambientato parte del film (anni 70’, n.d.r.). La nostra giornalista non è una femme fatale, ma un personaggio molto deciso ad ottenere quello che vuole, anche nei momenti in cui la sua carriera rischia di essere compromessa da foto che la immortalano in rapporti omosessuali. Il rischio fa parte del mestiere, e dettagli piccanti rafforzerebbero ancor di più la storia che la giornalista vuole raccontare, anche se il suo stesso personaggio è costruito in modo tale da conservare un’anima pura durante l’arco della sua ricerca, specialmente quando ascolta i tormenti della madre della ragazza uccisa.

In Italia sta per uscire un altro film che la vede protagonista, Nanny McPhee, in cui di certo non interpreta la parte del ‘cattivo’. Ha lavorato prima in questo film o in False verità?

C.F.: Prima in Nanny McPhee. Mi diverte l’idea che se entri in un cinema mi puoi trovare ad interpretare Mr. Brown coi bambini e poi nella sala accanto si sono sempre io, nudo, che faccio la scena con Kevin Bacon (ride, n.d.r.).

Su cosa si basa la scelta di Alison Lohman, dall’aspetto così giovane e dolce?

A.E.: Lei è davvero giovanissima, ha solo ventisei anni. E’ un’attrice molto versatile. E’ incredibile la sua capacità di saper interpretare la duplice parte di bambina che crede agli idoli del piccolo schermo, e allo stesso tempo di sapersi calare nei panni di una giornalista perfettamente consapevole e padrona di quello che sta facendo. Non c’è stato bisogno di casting, ho pensato subito a lei per il personaggio di Karen O’Connor.

Quali sono i vostri prossimi progetti?

C.F.: Non ho avuto ancora notizie da Brian De Palma a proposito del suo progetto che mi vede protagonista.

A.E.: In questo momento mi sto dedicando al teatro. Torno da Dublino per la prima di una mia rielaborazione di un’opera di Becket. Inoltre sto lavorando alla regia di alcune opere di Wagner, la prima sarà il Siegfried.


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