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Conferenza stampa Bloodline

Pubblicato il 9 dicembre 2011 da Enrica Orlando


Conferenza stampa Bloodline

Come mai la scelta di fare un film dell’orrore? Quant’è costato?

STIVALETTI: Il film è costato centocinquantamila euro, abbiamo girato fuori Roma. La scelta è dovuta alla passione che ci ha spinto a credere nel progetto al di là del fatto che in Italia l’horror è diventato sperimentazione, un po’ demodè.

Quale ritorno avevate preventitvato dal film, prima di investire centocinquantamila euro?

STIVALETTI: Avevamo già dei contatti in America sui quali potevamo contare, ma in gran parte il film è stato un vero salto nel buio. Qualche sponsor, qualche collaborazione ma nessun finanziamento... Fotunatamente il film è andato bene. Uscirà in Italia. In America è uscito già nella TV via cavo e il prossimo anno sarà, sempre in America, in versione DVD e Blu Ray. Poi abbiamo ricevuto delle proposte dall’India e dal Giappone, quindi diciamo che è un budget che prevediamo di ammortizzare tranquillamente. Sulla rete è già in streaming. Insomma possiamo dire che se ci affidiamo all’Italia siamo un po’ bloccati, mentre possiamo ottenere tanto dall’estero.

GIOVANNI COSTANTINO: Sicuramente, per questo bisogna ammettere l’intelligenza che avete avuto ad aprirvi al globo.

Edo a chi ti sei ispirato? E quanto è stato importante l’incontro con Stivaletti?

TAGLIAVINI: Sicuramente, per i riferimenti, il Peter Jackson dei primi tempi. Ci tengo a precisare che dei centocinquantamila euro investiti, noi sul set ne abbiamo visti settantamila circa. Gli altri sono stati utilizzati in post produzione. Quindi in questo contesto posso dire che l’incontro con un maestro come Stivaletti è stato fondamentale. Si sente la passione che ci mette e che si diffonde su tutto il set. Ovviamente il film è low budget ti devi ingegnare, ma è il bello del cinema indipendente.

In questo film si nota più qualità nel mare del genere horror, si riescono ad ottenere buoni risultati. Perché quindi continuano a circolare discussioni sui tentavi di rinnovare il genere?

TAGLIAVINI: La nostra intenzione non era stravolgere il genere ma cambiare la struttura produttiva. Usare cioè il low badget ma andare oltre il film amatoriale. Abbiamo cercato di rendere moderno lo stile anni ottanta dell’horror. Per dare un ritmo diverso, orientato verso un crescendo di ansia, abbiamo usato due camere e fatto inquadrature di ampio respiro all’inizio, con il piwie ad esempio, e inquadrature soffocanti, strette e irregolari verso la fine e il culmine della tensione.

Com’è stata l’esperienza per gli attori?

MARIO CALAMITA: Si percepiva un bel clima, di passione, affiatamento. In fondo ci siamo divertiti tutti.

PAOLO RICCI: Io ho trovato molto interessante l’aspetto thriller inserito nella struttura horror. Credo che abbia reso bene nel film. Inoltre va detto che nonostante il low budget ho trovato un lato umano sul set che non ho mai visto neanche nelle produzioni più ricche.

Ci potete parlare della bellissima colonna sonora?

TAGLIAVINI: La prima ispirazione l’ho avuta ascoltando i Pazi Mine e subito ho pensato allo scontro-incontro delle due sorelle. Poi ho pensato al ritmo travolgente degli Spiral 69

Si può parlare di porno horror; avete tratto ispirazione da Jo D’Amato?

CALAMITA : L’idea del set porno ci è venuta perché per qualcuno che cerca organi, come l’assassino del film, è fondamentale sapere lo stato di salute delle vittime; i porno attori sono soggetti ad analisi del sangue costanti.

STIVALETTI: Certamente l’aspetto porno ha aiutato a spezzare il ritmo della parte centrale del film, che generalmente negli horror rischia di annoiare.

La bimba vestita di bianco che appare, non è troppo vista?

STIVALETTI: E’ stata una citazione, un po’ necessaria dato il budget scarso che non ci ha permesso di optare per scelte diverse.

Avete detto più volte che il film è low budget. Ma non ha senso continuare a ripeterlo perché il film è quello che abbiamo visto, inutile parlare di ciò che non è stato a causa dei soldi. E in fondo non gli manca niente davvero. A cosa vi sarebbero serviti più soldi?

TAGLIAVINI: Sicuramente ad avere più tempo per girare. Un parco lampade più ampio, per riprendere più liberamente determinate scene. Scenografie più complesse e non limitate soltanto alla sala del chirurgo.

CALAMITA: Sicuramente lei ha ragione, il film va bene così. Ma più soldi avrebbero aiutato una pubblicizzazione del prodotto.

Ed il montaggio? Sicuramente è un punto forza del film

TAGLIAVINI: Il montatore è Lorenzo Loi e l’ho voluto io perché avevamo già collaborato in precedenza ed è molto bravo. Abbiamo stabilito insieme di optare per uno schema classico di scene dall’inizio fino a far impazzire la macchina in concomitanza con lo snocciolamento dell’identità dei personaggi, soprattutto con il personaggio del regista che si scopre essere un folle.


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