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Conferenza stampa di Spike Lee

Pubblicato il 1 settembre 2012 da Giovanna Branca


Conferenza stampa di Spike Lee

Venezia, 31 agosto 2012

A Venezia 69, per presentare il documentario sulla genesi di Bad di Micheal Jackson, c’è il regista Spike Lee.

Ci potrebbe parlare della genesi di questo progetto, e del suo perché?

Oggi è un giorno molto speciale, 25 anni fa esatti è uscito Bad: il 31 agosto 1987. E due giorni fa era il compleanno di Micheal Jackson. Quindi... Shamona.

Cosa ha scoperto che non sapeva di Micheal Jackson facendo questo film?

Ciò che desideravo fare più di ogni cosa con questo documentario era concentrarmi sulla musica, sul processo creativo del genio: tutti vediamo sempre e solo il prodotto finale, ma non il lavoro che c’è dietro. Questa è stata la nostra opportunità di vedere come il maestro lavorava; parlando con i musicisti che lo accompagnavano eccetera. Per me era importante anche immaginare il tipo di pressione a cui Micheal era sottoposto dopo aver fatto l’album più venduto al mondo, Thriller. Lui era un grande artista ed è andato avanti, non ha stagnato, si è rifiutato di fare sempre la stessa cosa. Una delle cose più belle è che abbiamo avuto completo accesso a materiale che nessuno al mondo aveva mai visto prima dora. Per quanto riguarda la danza poi non sapevo poi che i suoi idoli fossero Fred Astaire e Gene Kelly... E’ solo intervistando i suoi coreografi che ho scoperto che il ballo di Smooth Criminal è ispirato a Band Wagon di Vincent Minnelli.

Cosa significa per lei Micheal Jackson?

Ciò che significa per me si vede in questo documentario, che è la mia lettera d’amore a Micheal Jackson. Sono nato nel ’57, lui nel ’58, sono cresciuto con lui: quando lo vedevo coin Jackson 5 all’ Ed Sullivan Show volevo addirittura essere lui. Avevo il look afro, ma purtroppo non sapevo né cantare né ballare. Una delle cose più belle della mia vita è che ho potuto lavorare con tutte le persone che ho amato: Micheal, Stevie Wonder...

Nel suo film ha mostrato tutti gli amici di Micheal Jackson che ricordano dov’erano e come hanno reagito alla sua morte. E lei?

Ero a una conferenza stampa a Cannes, e mi è stato detto quello che era successo. Comue quasi tutti nel documentario, all’inizio non ci ho creduto. Poi ho capito che era vero quando ho visto la conferenza stampa del fratello Jermaine Jackson in cui si annunciava ufficialmente la sua morte. Quando sono tornato a New York ero talmente scosso che anche mia moglie e i miei figli mi chiedevano cosa non andasse. Ho controllato il mio Ipad e avevo solo Off the Walls: tutti gli altri album di Micheal li avevo solo su cd, per cui sono andato sull’Itunes store e ho comprato tutto quello che ha inciso. Per un po’ di tempo la mia famiglia mi ha odiato, perché a casa si ascoltava solo Micheal Jackson.


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