X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Emotivi Anonimi (Conferenza stampa)

Pubblicato il 24 dicembre 2011 da Enrica Orlando


Emotivi Anonimi (Conferenza stampa)

Quando uscirà il film?

Il film uscirà il 23 Dicembre, lontano dai cine panettoni. In 40 copie per ora.

E’ un film autobiografico?

JEAN-PIERRE AMERIS Il film è molto autobiografico. Dieci anni fa ho frequentato le riunioni degli Emotivi Anonimi. Quest’ ansia che ci si porta dietro, da emotivi, può diventare un handicap. Per me, ad esempio, la vera ansia nei Festival del Cinema sono i cocktail party, mi sento sempre in imbarazzo per la mia altezza eccessiva. Quando ho cominciato a partecipare alle riunioni degli Emotivi Anonimi non pensavo certo di farne un film. Poi però mi sono commosso nel notare che queste riunioni sono frequentate da tutti i tipi di persone, uomini manager incapaci di parlare al pubblico, donne molto belle che non iescono a uscire per un appuntamento con un uomo. La cosa belle di queste riunioni è che non ti senti più solo , capisci che ce ne sono tanti come te e alla fine impari a ridere di ogni problema. Ecco perché ho capito che l’argomento era adatto per una commedia. Ridere è la terapia.

Perché hai scelto la cioccolata come veicolo?

E’stata un’idea dello sceneggiatore. Abbiamo scritto tutto il tempo in una sala da te mangiando cioccolata. E poi volevo un film diverso da quelli che ho realizzato fin ora, un film meno realista che riuscisse a descrivere invece un universo a parte, come quello degli emotivi. Anche se nella realtà, molto spesso, gli emotivi si trovano in contesti del tutto quotidiani e realistici, volevo creare un universo più grazioso. Il cioccolato poi è un simbolo del piacere, è sensuale. Il cioccolato per Angélique è come il cinema per me, è una passione, il mezzo per superare la paura.

Per gli abiti che indossa l’attrice, nel film, ricorda Catherine Deneuve, c’è qualche riferimento?

Si, ho tratto ispirazione dalle atmosfere di alcuni film interpretati da Catherine Deneuve.

Ci sono due esempi italiani di film che parlano di cioccolato. Lezioni di cioccolato 1 e 2. Entrambi meno interessanti e riusciti di Emotivi Anonimi. Ma in lezioni di cioccolato, si notano infiniti sponsor e product placement. Per lei, non avere sponsor o loghi è stata una scelta difficile?

Il mio produttore sarebbe stato sicuramente contento se avessimo coinvolto più sponsor, per più denaro. Ma la fabbrica rappresentata nel film doveva essere una piccola impresa, io mi sento più vicino ai “piccoli” che hai grandi nomi, al glamour. Poi la fabbrica è diversa dalle moderne fabbriche di cioccolato ma volevo che fosse un riflesso della personalità del protagonista, uno che per la sua emotività tende a non affrontare nessun tipo di cambiamento; magari quella fabbrica era dei genitori e lui l’ha voluta lasciare cosi per paura di cambiare.
Avevo voglia di fare un film per aiutare chi lo avrebbe visto. Ho ricevuto molte lettere di gente che dopo aver visto il film ha smesso di sentirsi in colpa per la l’emotività. La cosa terribile di questo problema è che non si riesce a vivere. Si hanno continuamente rimpianti. Viviamo in una società basata sul concetto di performance, prestazione ad alti livelli, in ogni ambito. E noi siamo schiacciati da questi modelli inarrivabili. Volevo parlare di persone piccole che riescono a realizzare i loro sogni in un modo diverso dagli altri ma comunque efficacia.
Una delle reazioni più sorprendenti è stata quella di una ragazza che mi ha scritto di aver visto il film poco prima della data del suo matrimonio e insieme al suo compagno ha realizzato che si stavano sposando solo per paura di dire a tutti che non era quello il loro desiderio. Dopo il film non si sono più sposati. Ma questo non è un film contro il matrimonio; semplicemente invita a sentirsi liberi di scegliere e seguire le proprie emozioni.

Come hai scelto i protagonisti?

Con Isabelle Carré avevo già fatto un film per la tv, Maman est folle.Ho scritto il personaggio pensando a lei perché lei somiglia molto ad Angèlique. E’ molto emotiva come lo sono molti attori che in quanto tali amano nascondersi dietro altre identità. Alcune ispirazioni me le ha date lei ad esempio il fatto di cantare tra se e se prima di affrontare una situazione emotivamente complicata per lei. Per quanto riguarda Benoit Poelvoorde invece l’ho sempre conosciuto come attore comico ma sentivo qualcosa in più in lui che sapevo sarebbe emerso nel film. Lui è un estroverso, parla sempre a voce alta, è una strategia per trovare un ruolo in mezzo agli altri. Proprio lui mi ha detto: la cosa migliore per nascondersi è fare molto rumore. Poi quando gli hanno chiesto se ha avuto difficoltà ad interpretare questa parte ha semplicemente dichiarato di essersi ispirato a me.

Rivedere il suo film l’ha liberata dall’ansia? L’ha stupita tutto questo successo?

Ma riguardo all’ansia posso dire che un ansioso per natura tende sempre a trovare altri motivi di ansia. Quando i miei film non avevano grade successo allora pensavo: è colpa mia, se avessi successo non sarei ansiosio, ora che ho avuto successo ho trovato altri modi per avere ansia... Poi vorrei precisare che questo è la mia prima commedia, di solito i miei film sono molto più dark. Mi sento bene ad essere riuscito a divertire e a far riflettere, è già un gran successo.

In termini di incasso che quota avete raggiunto

Forse dieci milioni di euro... ma al di la dei calcoli sono felice del successo. Ho potuto portare il film in giro per il mondo e mi sono accorto che il tema dei problemi emotivi è universale. In Giappone mi hanno detto: ma lei ha fatto un film sui giapponesi...

C’è differenza tra ansia e fobia?

Credo che la fobia cosiddetta sociale si al’ultimo stadio dell’ansia. Ci sono persone che non riescono ad uscire di casa. C’era gente alle riunioni degli Emotivi Anonimi, che usciva solo per venire alla riunione. Io per fortuna non sono arrivato a questo stadio. Però ad esempio, ho il terrore di trovarmi da solo in ascensore con un altra persona. Oppure se sto uscendo di casa e sento qualcuno che sta salendo le scale, rientro e aspetto che passi. La cosa peggior e poi è nei negozi di abbigliamento dove per la mia altezza ho sempre difficoltà a trovare i capi giusti e finisco con il comprare qualunque cosa pur di scappare.

Come fa a gestire l’ansia mentre la bombardiamo di domande?

Beh, ho 50 anni, sono anche cresciuto ed ho imparato a gestire meglio certe situazioni ma l’ansa non è sparita. L’ho solo convertita nel motore che mi da la spinta per continuare a coltivare la mia passione per il cinema.

Ha pensato a realizzare altri film su Emotivi Anonimi?

La commedia non è quella che m riesce meglio. Tutti i miei film hanno comunque un filo conduttore che per quello della paura. Ho fatto un film ad esempio dove un ragazzino si autoaccusa di un delitto per poter finire in galera e vivere in un mondo isolato. Però generalmente tendo comunque a trovare un esito positivo: i miei protagonisti ce la possono fare.

Il film è giunto anche in America dove di solito puntano molto a fare remake. Ha già avuto offerte?

No, sicuramente mi piacerebbe averne...Del resto nelle mie fonti di ispirazione c’è molto della commedia anglosassone più che della commedia francese, E questo perché ho sempre amato i film di Lubitsch, Victor Victoria... perché è un universo particolare.


Enregistrer au format PDF