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DAU. Natasha - Berlino 2020

Pubblicato il 27 febbraio 2020 da Gherardo Ugolini

VOTO:

DAU. Natasha - Berlino 2020

Scene di vita quotidiana nell’inferno dell’Unione Sovietica al tempo del comunismo staliniano. È questo lo sfondo storico-sociale rievocato da DAU.Natasha di Ilya Khrzhanovskiy, film passato in concorso alla Berlinale, con contorno di polemiche e scandali (è stato censurato in Russia per alcune scene che «propagano pornografia»). La vita quotidiano che vi viene raccontata è per la precisione quella che si svolge in un misterioso istituto di ricerca scientifico dove si incrociano le esistenze di scienziati e cameriere, ciascuno con le sue aspirazioni e problematiche, ma con un comune dominatore palese: le relazioni personali, il sesso, il cibo, qualsiasi attività normale, tutto è vissuto con la massima intensità e con l’attesa di una deflagrazione violenta che da un momento all’altro può manifestarsi.

Il film rientra in un progetto cinematografico ambizioso e mastodontico (denominato, appunto, DAU): Khrzhanovskij ha messo in piedi nella località di Kharkiv in Ucraina una ricostruzione scenografica di un enorme centro di ricerca scientifica dell’epoca sovietica e ci ha piazzato a vivere per tre anni circa 300 persone che hanno accettato di calarsi in quell’epoca (tra il 1938 e il 1968) privandosi di tutti gli oggetti moderni e sapendo di venire ripresi dalle telecamere giorno e notte. L’esito di questo stano e geniale “Truman show stalinista”, dove l’universo totalitario è simulato in ogni minimo dettaglio, è una saga della natura umana scandagliata nei suoi comportamenti in una condizione esistenziale di terrore. Un film senza una vera sceneggiatura programmata a tavolino, dunque, con recitazione a tratti improvvisata. E ciò nonostante il prodotto finale è affascinante nella misura in cui viene messa in scena una travolgente discesa negli inferi di gente che volontariamente ha scelto di entrare in questo mondo dove si beve molto, si fuma molto, si balla, si ride, si fa sesso, si litiga e ci si odia. E tutti sanno di essere invisibilmente sotto scacco, schiacciati dal peso di un potere assoluto che vede e registra ogni sospiro.

Se il progetto complessivo di DAU ha prodotto ben 700 ore di materiale registrato, articolato in vari episodi, DAU. Natascha è solo un segmento del tutto, concentrato sulla figura di Natasha (Natalia Berezhnaya) che nei primi anni Cinquanta del secolo scorso lavora, insieme con la più giovane Olga (Olga Shkabarnya) nella mensa del fantomatico istituto di ricerca sovietico. Tra gli scienziati che vi lavorano c’è anche un ospite straniero, il fisico francese Luc (Luc Bigé): in preda ai fumi dell’alcol una sera Natasha inizia quasi per caso una relazione con lui. La faccenda non passa inosservata agli occhi dei servizi segreti e il commissario del KGB Vladimir Azhippo si vede costretto a convocare Natasha per un interrogatorio che lentamente diventa violento con minacce, sevizie, denudamenti e umiliazioni varie etc. L’ingresso in scena di Azhippo segna l’epifania concreta di un dominio che fin dalle prime sequenze incombeva muto e invisibile. Alla fine per la povera Natasha non resta che la finzione del pentimento e della collaborazione col potere, unica arma di sopravvivenza in suo possesso.

L’operazione sperimentale compiuta da Khrzhanovskiy, in collaborazione con la co-regista Jekaterina Oertel (entrambi nati quando ancora esisteva l’URSS), ha un effetto straordinariamente efficace. Non solo riesce a rievocare il clima del terrore staliniano, ma riesce soprattutto a scavare nelle zone più oscure della mente umana, cogliendo le ansie e le frustrazioni dei personaggi, ma anche la disponibilità ad essere dominati e sopraffatti e senza troppa resistenza. La lunga sequenza del rapporto sessuale tra Natasha e Luc è girata con un realismo incisivo tanto quanto quella dell’interrogatorio senza fine condotto dal commissario della polizia segreta è agghiacciante fino all’intollerabile.


CAST & CREDITS

(DAU. Natasha); Regia: Ilya Khrzhanovskiy, Jekaterina Oertel; sceneggiatura: Ilya Khrzhanovskiy, Jekaterina Oertel; fotografia: Jürgen Jürges; montaggio: Brand Thumim; musica: Stefan Smith, Rob Walker; interpreti: Natalia Berezhnaya (Natasha), Olga Shkabarnya (Olga), Vladimir Azhippo (Azhippo), Alexei Blinov (Blinov), Luc Bigé (Luc); produzione: Phenomen Berlin Filmproduktion; origine: Germania, Ucraina, Federazione Russa, UK 2020; durata: 145’


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