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Every Day Is a Holiday - Roma 2009 - Concorso

Pubblicato il 17 ottobre 2009 da Sila Berruti


Every Day Is a Holiday - Roma 2009 - Concorso

Un autobus si muove lento per le strade, tutte uguali, del deserto. A bordo un gruppo di donne che parlano, ridono e dormono per ingannare il tempo e la noia. Il lungo viaggio verso il carcere maschile di Mamel, dove stanno andando a trovare mariti e figli, viene improvvisamente interrotto, coinvolgendole in un’avventura che si traveste solo in alcuni tratti in viaggio di formazione, ma che sarebbe più corretto definire “viaggio di scoperta”.
Perché, alla fine del film, nessuna delle tre protagoniste sarà diversa, ma solo più consapevole della sua essenza di donna e delle sue potenzialità di essere umano.
Quando l’autista del pullman viene ucciso da una pallottola vagante, le passeggere si trovano sole nel deserto, ancora lontane dalla loro meta. Dopo aver camminato un po’, le donne decidono di dividersi per avere maggiori speranze di successo. Alla fine lo spettatore seguirà il destino di tre delle protagoniste (interpretate con abilità da Hiam Abbass, Manal Khader e Raïa Haïdar) che, vestite a festa su tacchi alti e del tutto impreparate ad affrontare il viaggio che le attende, con coraggio e testardaggine raggiungeranno infine la meta, anche se ad attenderle ci sarà un’amara sorpresa.
L’inquadratura, quasi sempre fissa, si riempie e si svuota di uomini, mezzi e sogni mentre i movimenti morbidi, spesso impercettibili, della macchina da presa guidano lo sguardo dello spettatore nella difficile comprensione di un mondo lontano da noi per cultura e storia, come quello di una Beirut in guerra. Scoprire e scoprirsi passando per l’aridità delle colline libanesi, dove la guerra non si vede ma si sente nell’urlo delle bombe che rompono il silenzio e nel cammino muto dei profughi che abbandonano i villaggi incendiati. La rivolta è però solo lo sfondo della vicenda, che permette alle tre protagoniste di partire alla scoperta di se stesse come donne, nell’affermazione di una femminilità troppo a lungo negata, sfruttata e frustrata da una cultura che pone l’uomo come unico perno e cardine della quotidianità. Il confrontarsi con il dolore per essere state ingannate, violentate e abbandonate da uomini che non hanno saputo e voluto proteggerle, remissivi e al tempo stesso padroni, permetterà loro di scoprire una nuova forza e una straordinaria voglia di indipendenza. Il film è girato e scritto con precisione maniacale, la regista Dima El-Horr (al suo primo lungometraggio) abilmente aggiunge e sottrae elementi dosando con sapienza sogno e realtà per non lasciare mai lo spettatore in balia di un’opera a tratti troppo cerebrale. Un film fatto di suoni e immagini che spesso sembrano assumere valenze narrative indipendenti e autonome per completarsi e mai rendere ridondante il racconto. Traspare dal lavoro, forse in questo un po’ troppo di manieristico, una chiara idea di cinema come somma di linguaggi dove visivo e sonoro godono della stessa potenza narrativa.


CAST & CREDITS

(Every Day Is a Holiday); Regia: Dima El-Horr; sceneggiatura: Dima El-Horr e Rabih Mroué; fotografia: Dominique Gentil; montaggio: Jacques Comets; musica: Pierre Aviat; interpreti: Hiam Abbass, Manal Khader, Raïa Haïdar; produzione: Cine Sud Promotion; origine: Libano, Francia, Germania 2009; durata: 87’.


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