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Festa del cinema di Roma 2007 - Conferenza stampa Across the Universe

Pubblicato il 30 ottobre 2007 da Alessandro Izzi


Festa del cinema di Roma 2007 - Conferenza stampa Across the Universe

Quanto sono vivi oggi i Beatles? Quanto sono ancora in grado di parlare alle nuove generazioni ormai nutrite a pane, paly stations e hard rock? Le risposte a queste domande intriganti vorrebbe provare a darcele un film che, alla seconda edizione della Festa del cinema di Roma è stato accolto da applausi sentiti anche se non poi così scroscianti come parte della stampa ha voluto far credere: Across the universe di Julie Taymor.
Partiamo da un dato di fondo. Il film, che è in tutto e per tutto un musical, nasce in modo anomalo. Contrariamente, infatti, alla prassi tipica del genere che vede prima la definizione completa di una sceneggiatura e poi la costruzione, a tavolino, dei vari numeri di ballo e canto che dovranno costeggiarla, Across the universe nasce prima “in” musica. “All’inizio c’era un soggetto di appena tre pagine” ha detto Julie Taymor in conferenza stampa “era incentrato su una semplice, classica storia d’amore. Io ho subito pensato che, al suo interno, andassero inseriti anche elementi come la leva obbligatoria e la protesta contro la guerra in Vietnam, che sono esattamente i motivi per cui Lucy diventa un’attivista politica. Alcune canzoni dei Beatles erano già state scelte fin dall’inizio, ma non appena mi misi al lavoro con gli altri sceneggiatori divenne subito chiaro che bisognava ascoltare l’intero catalogo beatlesiano, composto da circa un paio di centinaia di canzoni, per trarre da esso le suggestioni necessarie a far andare avanti la storia”.
Una storia che avanza per suggestioni musicali, quindi, che si forma a diretto contatto con l’ascolto della musica, che nasce nella musica “In quel periodo” continua la regista “le idee sono venute fuori nei modi più diversi, ad esempio il personaggio di Prudence è nato perché abbiamo ascoltato I Want To Hold Your Hand in una cover cantata da una voce femminile. Fu un’esperienza così strana ascoltare una donna dire "let me be your man" che non potemmo fare a meno di inserirla nel contesto del nostro film. E’ grazie a questo modo di procedere che le canzoni sono diventate organiche al tessuto della narrazione. Sono loro che hanno davvero ispirato la storia”. Ed è per questo che, in alcuni momenti, le parti cantate assumono il valore di veri e propri dialoghi, fanno letteralmente avanzare la narrazione.
Ma le canzoni dei Beatles non sono meramente riproposte così come erano state scritte ed eseguite anni or sono. Al contrario esse sono state riarrangiate da un genio della musica per film quale è Elliot Goldenthal e sono poi state eseguite dal vivo dagli attori della pellicola. Accostarsi al cuore della musica beatlesiana è stato incredibilmente difficile, confessa il compositore, “tentare di riprodurre le canzoni dei Beatles non sarebbe stato altro che un suicidio. Io ho scelto la strada di cercare di rivelare, individualmente, una per una, a livello musicale quelle che sono state le loro anime creative, cercando di recuperare l’essenza dei vari brani ed entrando nelle peculiarità musicali di ogni singolo componente della band. Ad esempio nella canzone che apre il film, Girl, Jim Sturgess è accompagnato solo da un’armonica a vetro, uno strumento costituito esclusivamente da bicchieri. Così facendo ho operato una sorta di decostruzione della musica così da poterla adattare al tono e allo spirito del film”.
Non è stato difficile, comunque, far si che la musica si adattasse all’immagine e che la parte vocale fosse in sync con il labiale degli attori anche perché almeno “l’80% del cantato della pellicola” dichiara la Tayomor “era in presa diretta. Anzi gli attori erano stati preparati proprio a questo” per poi confessare “solo nelle scene in cui la strada era troppo rumorosa o nelle sequenze troppo complesse da consentire una registrazione live della voce, è stato impiegato il playback. Gli attori, comunque, hanno provato per settimane. E questo ci ha permesso di usare sempre gli stessi microfoni sia per il dialogo che per il cantato”.
Al di là della novità della componente musicale, Across the universe, si farà ricordare soprattutto per l’accurato e nostalgico lavoro sull’immagine anche se “le immagini rielaborate al computer sono pochissime. Nella parte di For the Benefit of Mr. Kite, ad esempio, è stato impiegato il blue screen, secondo una prassi oggi molto comune, e le singole inquadrature sono poi state assemblate al computer. Non mi piace esagerare con gli interventi in post produzione” dice fieramente la regista “il mio stile è molto artigianale e mi piace che tutto sembri fatto a mano”. Una caratteristica, questa, che rende davvero belle molte parti della pellicola.
I Beatles superstiti hanno visto il film e lo hanno, in qualche modo benedetto. Ringo Starr “lo ha visto tempo fa con Evan Rachel Wood e Jim Sturgess, e gli è piaciuto molto, soprattutto la scena di Mr. Kite” Sir Paul McCartney, invece, che ha visto la pellicola sedendo fianco a fianco con la regista che ha raccontato tutta la sua emozione del momento “ha cominciato subito a canticchiare” ci dice con sollievo. “Avevo delle idee per dei camei” confessa ancora la regista “per lui e Ringo, ma non hanno voluto essere in prima linea ed è stato un bene”. La somiglianza tra Jim Sturgess e il giovane Paul McCartney non è stato, comunque, un tentativo di accaparrarsi un sosia dei Beatles. Anzi essa è del tutto “accidentale” La Taymor ci tiene a precisare che “non volevo nessuna somiglianza, ma Jim è il più incredibile talento in cui mi sia imbattuta in questi ultimi anni e non ho potuto, né voluto rinunciare a lui”.


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