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Festa del Cinema di Roma 2007 - Conferenza stampa di Love Life

Pubblicato il 25 ottobre 2007 da Andrea Esposito


Festa del Cinema di Roma 2007 - Conferenza stampa di Love Life

Maria Schrader, regista del film: ‘Quando il romanzo è uscito in Germania l’editore mi ha chiesto di recitare e accompagnare l’autrice nei paesi di lingua tedesca, come lettrice. Abbiamo fatto insieme una decina di date insieme, ci siamo conosciute meglio, abbiamo parlato del libro e anche della possibilità di trarne un film. Inizialmente però si pensava a me come attrice. Quando poi Zeruya è tornata in Israele mi sono messa a scrivere una sceneggiatura, così, per curiosità…e ho pensato che mi sarebbe piaciuto girarlo. Mi sono detta, se mai dovessi girare un film, vorrei girare questo.’

Una domanda per l’autrice del libro: il suo libro tocca molti argomenti difficili e ha diversi momenti duri da digerire. Nonostante ciò è diventato un best-seller. Si aspettava che avrebbe avuto un successo di queste dimensioni?

Shalev: ‘No. E’ stato un processo piuttosto misterioso. Da un certo punto di vista la vita di un libro dopo la sua pubblicazione è una cosa molto più misteriosa, appunto, di quella delle persone. Non avrei mai pensato ad un successo del genere. E’ una storia piuttosto estrema, e non credevo che così tante persone si sarebbero identificate così profondamente nella storia. Senza saperlo avevo trovato un’esperienza collettiva di cui nessuno parlava.’

La storia è ambientata in Israele, ma tutti i personaggi parlano in inglese. E’ dovuto ad una precisa scelta stilistica?

Schrader: ‘E’ dovuto al modo in cui è nato il progetto. E nato dal nostro incontro, mio con Zeruya. Io sono tedesca, lei israeliana…Certo non è stato facile mettere in scena attori tedeschi e farli recitare in inglese. Abbiamo fatto così perché Zeruya ha espresso l’auspicio di avere un ambiente irriconoscibile. Quando siamo andati in Israele e lei mi ha mostrato i luoghi a cui pensava, mentre scriveva il libro, a un certo punto ho pensato che il film sarebbe dovuto essere girato in Israele. E’ una scelta che nasce dall’incontro di queste esigenze e dalle nostre diverse culture. Sicuramente io non potevo fingere di essere israeliana.’

Shalev: ‘Mi lasciava un po’ preoccupata questa fortissima presenza israeliana. Nel libro è una presenza piuttosto indiretta. Volevo che il luogo fosse irriconoscibile. Poi Maria mi ha convinto a lasciare che il film fosse girato in Israele. Quindi abbiamo scelto una lingua come l’Inglese, una lingua comune, senza patria.’

Questa è la sua prima esperienza alla regia: che difficoltà ha avuto nella stesura e nel processo di realizzazione del film?

Schrader: ‘Innanzitutto devo dire che per la maggior parte della mia carriera ho lavorato come attrice, ma avevo comunque già collaborato alla stesura di altri film. Avevo una certa esperienza quindi nella scrittura di sceneggiature. Inoltre ho avuto un’ottima coredattrice, Laila Stieler. Non ero una principiante in senso assoluto…Mi trovavo però di fronte a condizioni certo ottime, anche se molto diverse da quelle in cui mi sono sempre trovata a lavorare: andare all’estero, lavorare con una troupe che non conosci…Il romanzo era molto ricco, e fin dalla sceneggiatura era necessario operare molte scelte, e sottolineare certi aspetti e metterne in ombra altri. Personalmente ero attratta dalla storia completamente folle dei due protagonisti, e mi affascinava il fatto che in realtà nascesse dalla famiglia. E’ come se tutti i personaggi fossero collegati in maniera invisibile ad una sorta di destino comune…principalmente mi sono concentrata su questo.’

Come è avvenuta la scelta del cast?

Schrader: ‘Abbiamo pensato che le cose sarebbero state più facili. Israele è un luogo dalla forte identità ma allo stesso tempo è un crogiolo dove si raduna gente di tutto il mondo. Era necessario avere personaggi che fossero credibili da parte di spettatori di qualsiasi luogo. Per questo abbiamo girato più di un anno per trovare le persone adatte.’

Che effetto le ha fatto fa veder vivere sullo schermo i suoi personaggi?

Shalev: ‘Mi sono molto commossa. Maria me l’ha mostrato qualche settimana fa e io non riuscivo a smettere di piangere…Non mi hanno dato nessun fastidio i cambiamenti. Certe scene non erano mie ma le sentivo mie. Non ho guardato il film in relazione al libro. Volevo fin dall’inizio che fosse una creazione indipendente di Maria.’


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