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Festa Internazionale del Cinema di Roma - Alice nella città - Buddha Collapsed Out of Shame

Pubblicato il 23 ottobre 2007 da Andrea Esposito


Festa Internazionale del Cinema di Roma - Alice nella città - Buddha Collapsed Out of Shame

Se si volesse spiegare ad un bambino cos’ è la guerra, senza mostrare di questa l’orrore e la violenza, forse Buddha Collapsed Out of Shame saprebbe farlo con delicatezza e profondità, raccontandone il male attraverso i giochi dei bambini. Diretto da Hana Makhmalbaf, figlia diciannovenne del regista iraniano Mohsen Makhmalbaf, Buddha racconta la storia della piccola Bakhtay, una bambina di sei anni di piccolo villaggio dell’Afghanistan, che decide di andare a scuola ‘per sentire delle storie divertenti’ come ne ha sentite dal suo amico Hassan. Lungo la strada dovrà affrontare numerosi ostacoli per raggiungere il suo obiettivo.
Nel film c’è una forte sensazione di realismo. Non a caso le immagini iniziali sono quelle delle riprese (vere) dell’esplosione dei grandi Buddha di pietra in Afghanistan, fatti saltare in aria dai Talebani. Questo realismo è uno degli ingredienti più importanti del film, che ha il suo culmine quando, lungo la strada per la scuola, dei bambini bloccano Bakhtay. In quel momento i bambini sembrano gli unici sopravvissuti ad un olocausto nucleare. Le brulle superfici dell’Afghanistan ricordano quelle di un pianeta morto. Quello che accadrà dopo ha il potere di una profezia.
I bambini stanno giocando ‘a fare i talebani’: le puntano addosso dei rami come se fossero dei fucili, le strappano le pagine del quaderno perché ‘le bambine non vanno a scuola’. E con queste pagine fanno dei missili di carta, che gettano contro di lei e contro le enormi alcove vuote dove si trovavano le statue giganti dei Buddha. Poi cominciano a scavare: vogliono lapidarla e seppellirla. La sensazione che si prova a guardare il loro gioco è profondamente disturbante. Non solo uno dei bambini sottolinea come il loro non sia un gioco, ma i loro gesti sono delle esatte repliche degli orrori quotidiani della guerra. E l’angoscia derivante dalla messa in scena è più forte quando ci si rende conto dell’inconsapevolezza dei bambini rispetto ai significati profondi dei gesti che compiono. Sono bambini, e il disturbo che deriva dal vedere il loro gioco è un effetto del fatto che riescono a farcelo dimenticare così facilmente.
Ci si rende conto che la guerra costituisce il loro universo semantico perché i loro gesti e la loro lingua sono pervasi da quell’orrore. Quando sul luogo della ‘lapidazione’ arriva Abbas, il piccolo amico di Bakhtay, i bambini ‘talebani’ dicono che sta arrivando una spia americana. Poi, mentre lo aggrediscono, urlano: ‘Facciamo vivere agli americani un altro Vietnam’. Lo gettano in una pozza di fango e tra vittima e carnefice inizia uno scambio di battute. Quando Abbas dice di essere andato a scuola, i bambini gli chiedono di recitargli l’alfabeto. E il piccolo talebano intima ad Abbas di associare ad ogni lettera la parola che lui gli ordina: così A sta per America, B sta per Buddha, K sta per Khoda, Dio. La guerra (e il potere talebano) riscrivono la quotidianità, la cultura, la comunicazione e diventano l’unica realtà possibile. Essa parte dall’educazione, comincia dall’inconsapevolezza dei bambini e solo in un secondo momento arriva al vero campo di battaglia. Prima di tutto, la guerra entra nell’immaginazione.


CAST & CREDITS

(Buddha Collapsed Out of Shame) Regia: Hana Makhmalbaf; sceneggiatura: Marziyeh Meshkini; fotografia: Ostad Ali; montaggio: Mastaneh Mohajer; musica: Tolib Shakhidi; interpreti: Nikbakht Noruz (Bakhtay), Abdolali Hoseinali (Talib da ragazzo), Abbas Alijome (Abbas); produzione: Wild Bunch, Makhmalbaf Film House; distribuzione: Wild Bunch Distribution; origine: Iran - Francia, 2007; durata: 81’


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