X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Habemus papam - Conferenza stampa

Pubblicato il 14 aprile 2011 da Simone Isola


Habemus papam - Conferenza stampa

Bocche quasi cucite alla conferenza stampa di Habemus papam, come se il mistero sull’ultima pellicola di Nanni Moretti dovesse continuare anche dopo la visione del film. Il regista ha cercato di spiegare questa strategia comunicativa come un tentativo di non influenzare il giudizio dello spettatore con interpretazioni preconcette. Ecco perché l’assoluto riserbo, l’estrema cautela nelle risposte del regista.

Chi è il protagonista di Habemus papam?

E’ il cardinale Melville, un personaggio fragile che ha ricevuto un grosso incarico, ma si sente inadeguato a ricoprirlo. Volevo raccontare questo personaggio all’interno di una commedia. Mi andava di raccontare anche altri personaggi, altre situazioni nel contesto del conclave. All’inizio del soggetto c’era anche una sorella del papa, attrice, che poi abbiamo fatto morire. Nel film viene solo nominata. Ecco, volevo raccontare l’amore di Melville per il teatro.

Puoi spiegarci la scelta del nome del protagonista?

Io avevo diretto un’edizione del festival di Torino dove c’era una retrospettiva sul regista francese Melville. Così quando con gli sceneggiatori Francesco Piccolo e Federica Pontremoli cercavamo dei nomi per i personaggi, è saltato fuori Melville. Poi ci siamo affezionati, ed è rimasto.

Com’è nata la collaborazione con Michel Piccoli?

Beh, è un interprete che tutti conosciamo. Io gli ho chiesto di fare un provino su sei scene. Sono andato a Parigi due anni fa, il 14 agosto 2009, abbiamo provato e subito dopo gli ho chiesto di interpretare il mio film.

Hai previsto di farlo vedere in Vaticano? Ti aspetti delle reazioni?

Non penso a nessun tipo di pubblico quando giro i miei film. Non è tra i primi problemi che ho in questi giorni. Abbiamo fatto leggere la sceneggiatura al cardinale Ravasi per far sapere cosa stavamo girando. Un anno fa per molte settimane i giornali hanno parlato di scandali che toccavano la Chiesa. Sia quando noi scrivevamo sia quando ho girato ho preferito non lasciarmi travolgere da questi fatti. Chi voleva sapere ha saputo. Il film era ed è un’altra cosa.

Quanto c’è di Moretti in Melville e quanto nello psicanalista Brezzi?

C’è un po’ di me in tutti e due i personaggi, in quello che interpreto e in Melville. Non ho mai pensato, però, di interpretare il ruolo del pontefice. Durante la stesura de Il caimano c’è stata qualche discussione se io dovessi o meno interpretare il ruolo di Bonomo, ruolo che poi è andato a Silvio Orlando. In questo caso non c’è stata nessuna discussione. Quando ho visto il film per intero mi sono accorto di quanto Piccoli fosse bravo e di quanto avesse dato un personale contributo al suo personaggio.

Ci sono dei riferimenti a papa Wojtyła?

Sì, ci sono un paio di accenni al predecessore di Melville. Naturalmente chi vuol vedere un riferimento a Wojtyła non sbaglia. Le immagini di repertorio durante i titoli di testa fanno parte del suo funerale.

A chi consiglierebbe un percorso come quello seguito da Melville?

Un po’ a tutti. A me potrebbe servire per fare meglio il mio lavoro.

Vi siete sentiti vincolati alla verosimiglianza delle procedure del conclave? Era prevista dall’inizio una rappresentazione così affettuosa dei cardinali?

Ci siamo informati molto, abbiamo studiato e letto libri sull’argomento. Volevo che la rappresentazione fosse per quanto possibile corrispondente alla realtà. Abbiamo visto qualche documentario. C’è una cardinale cileno nella realtà che è una comparsa, fa un altro lavoro, ma così anche altri. Ma al volo, sul set, scena dopo scena, ho capito quali erano i non attori su cui puntare di più e far diventare dei personaggi.

Puoi darci qualche informazione sulle location?

Abbiamo girato molte scene a palazzo Farnese, e poi nella sede dell’ambasciata francese, a villa Medici. Alcuni ambienti sono stati ricostruiti a Cinecittà. La scena del giramento delle guardie svizzere è stato girato a Villa Lante a Bagnaia (Vt).

Quali sono i motivi che vi hanno spinto ad inserire nel film il testo de Il Gabbiano?

Cechov è stata una scelta che ci è venuta in mente subito, non solo per i richiami all’esistenza che stavamo raccontando. Sono scelte anche irrazionali, ma sentivamo Il gabbiano un testo vicino all’essenza del film.

Che idea pensi si faranno i francesi vedendo questo film, visto che è in concorso a Cannes?

Dieci anni fa volevo raccontare la storia di una famiglia spezzata dalla perdita di un film, cinque anni fa quella di un produttore in declino che incontra una giovane regista che vuole fare un film si Berlusconi. Oggi la storia del personaggio di Melville, che si sente inadeguato a diventare papa. Non sento attraverso i miei film il dovere di raccontare ai francesi o ai portoghesi cosa sta accadendo in Italia. Io provo dei sentimenti nei confronti di ciò che mi circonda che poi, a volte da solo, a volta con altri, tramuto in soggetti, personaggi, forse una sceneggiatura. Ogni volta parlo di una storia che ho urgenza di raccontare.


Enregistrer au format PDF