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I baci mai dati - Conferenza stampa

Pubblicato il 28 aprile 2011 da Sara Libutti


I baci mai dati - Conferenza stampa

Si è svolta presso la Casa del Cinema di Roma la conferenza stampa del film I baci mai dati. Erano presenti in sala la regista Roberta Torre, gli sceneggiatori Laura Nuccilli e Alessandro Amapani, le protagoniste Donatella Finocchiaro e Carla Marchese (giovane quindicenne catanese alla sua prima esperienza cinematografica), le attrici Martina Galletta e Piera Degli Esposti e l’attore Pino Micol. I baci mai dati, prodotto da Amedeo Bacigalupo in collaborazione con Nuvola Film e Rosetta Film (casa di produzione fondata da Roberta Torre nel 2007) arriva nelle sale il 29 aprile con 45 copie. Il film, come ha sottolineato la stessa regista, ha avuto un percorso molto particolare: girato interamente a Librino, quartiere periferico della provincia catanese, è stato presentato prima all’estero (al Sundance Film Festival e a Mosca) e solo in un secondo momento in Italia, nella passata Mostra del Cinema di Venezia. Roberta Torre ne I baci mai dati non solo continua il viaggio, iniziato nel 2008 con il film-reportage Tiburtinoterzo, nel mondo delle periferie italiane, ma al contempo rinnova, a otto anni di distanza da Angela, il sodalizio artistico con l’attrice-amica Donatella Finocchiaro.

Come hai lavorato a questo soggetto molto femminile?

Roberta Torre: Ho voluto ambientare il film in un quartiere di periferia che poteva essere una qualsiasi periferia italiana. La mia idea non era di ricondurlo ad una regione specifica. Il film è stato presentato prima al Sundance Film Festival e poi a Mosca. Quindi prima all’estero e poi in Italia. Mi ha fatto piacere vedere “gli occhi” che guardano l’Italia dall’Estero. Nel film ho mescolato attori di grande spessore con volti nuovi. Mi piace mescolare attori con esperienza con chi ne ha meno poiché penso che gli uni possano dare molto agli altri e viceversa. In ogni caso ho scoperto dei messaggi nuovi all’interno del film, vedendo le reazioni che ha avuto il mio film all’estero.

Quali messaggi ha scoperto?

In America mi hanno fatto una domanda molto interessante sulla bellezza. Mi hanno chiesto “Come mai hai ambientato questa favola in un luogo dove la bellezza non c’è? Ci sono posti meravigliosi in Italia come mai hai scelto Librino?”. Questa domanda mi ha fatto molto riflettere sul concetto di bellezza perché io nel film volevo evidenziare la bellezza dei rapporti che c’era nei rapporti umani, nel caso specifico nel rapporto madre-figlia. Nel film si parla di un miracolo, di una visione. Hai mai conosciuto persone che hanno avuto esperienze di questo tipo? Si, le ho conosciute. La protagonista si può dire che “gioca” sul miracolo. La cosa che mi fa sorridere è che I baci mai dati ha vinto a Venezia il premio per il miglior film ateo-razionalista. Mi ha colpito quindi il fatto che nel film è stato colto un valore laico, anche perché non mi interessava evidenziare la spiritualità bensì la potenza dei rapporti umani. Il miracolo è nei rapporti e la solidarietà è una delle varie forme possibili.
Laura Nuccilli: Nella sceneggiatura è stato bello lavorare sulla possibilità dei cambiamenti. Ci interessava il rapporto tra Rita e la figlia. Ci interessava che le due protagoniste potessero incontrarsi e toccarsi, alla fine di un lungo e doloroso percorso. Nel film c’è la tematica di usare i miracoli per un tornaconto economico. Cosa potete dire al riguardo?
Piera Degli Esposti: Sono stata felice di interpretare una parrucchiera che voleva far star bene le donne illudendole sulla loro bellezza. Il mio personaggio appartiene alla dimensione della magia (legge le carte), e sostiene di poter aggiustare la testa fuori e dentro.
Roberta Torre: Nel film c’è una famiglia in crisi e la figlia, Manuela, si inventa un miracolo. A questo punto la madre diventa “la manager” della figlia, diventa cioè una sorta di strega buona, poiché ha obiettivi superficiali. Il personaggio della madre è dunque lo specchio della nostra società. Quando la figlia le confida che non ha mai visto apparire la Madonna lei risponde “ Non importa, la gente ha bisogno di sperare”. Questa frase è secondo me fondamentale perché racchiude un concetto importante: la speranza è necessaria poiché abbiamo un estremo bisogno del cambiamento, e così ci aggrappiamo ai miracoli o alla cartomanzia.

La musica nel film sembra essere fratturata dalle immagini. Cosa puoi dirci al riguardo?

Roberta Torre: Non sono partita dalla musica, all’inizio il mio era un racconto sui rapporti. Catania è stato per me un palcoscenico, ma non volevo regionalizzare il film. Proprio per questo motivo Catania e la sua musica sono state tenute fuori. Per la prima volta ho lavorato con la musica a posteriori. La colonna sonora è composta interamente da musiche originali da film. Come è stato il lavoro sui personaggi e sul luogo scelto per ambientare la vicenda?
Roberta Torre: Io lavoro sempre nelle periferie che sono per me luoghi di fascinazione. Mi diverto di più. La periferia è il luogo dove il contemporaneo trova forma più che in qualsiasi altro posto. E come se fossi un abitante della periferia. A Librino abbiamo avuto un’accoglienza all’inizio diffidente, poi invece siamo stati letteralmente “adottati” dalla città. Con Donatella c’è un rapporto privilegiato dove si può lavorare senza razionalizzare in quanto ci sono codici in comune.
Donatella Finocchiaro: Roberta è stata la mia mamma artistica con Angela e lo è stata anche stavolta. Il film è una commedia dove realismo e mondo onirico si mescolano. Il divertimento è iniziato da subito con il mio personaggio un po’ fumettistico. Per me è stato un debutto alla commedia. Non pensavo di essere adatta per il personaggio e in questo Roberta mi ha aiutato. Un elemento che ricorre spesso nei tuoi film è l’angelo, o comunque una dimensione “angelicata”..
Roberta Torre: Sono legata molto alla figura dell’angelo. Questo essere corporeo e incorporeo allo stesso tempo. Mi piace esplorare questa dimensione angelica, ma non la lego a nessuna presenza femminile. Il film inizia con un respiro, che poi sarebbe il respiro della Madonna, mi piaceva l’idea di questa presenza non reale all’inizio della prima inquadratura.

Sei alla tua prima esperienza cinematografica. Cosa puoi dirci al riguardo? Pensi di intraprendere questo mestiere?

Carla Marchese: Per me è la prima esperienza, ringrazio Roberta per avermi aiutato e sostenuto sempre. Mi piacerebbe continuare a recitare, ma ho solo quindici anni, per ora devo finire la scuola.


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