Iago (Conferenza stampa)

"Ho raccontato una favola nazional popolare " (Volfango De Biasi)
Quando si riaccendono le luci nella sala del cinema Adriano di Roma, dove ha avuto luogo la proiezione per la stampa del nuovo film di Volfango De Biasi, Iago, i commenti non sono dei più teneri. I critici presenti si guardano perplessi e prima di avventarsi sul buffet si scambiano commenti sarcastici sulla pellicola appena proiettata. Poi, chissà, magari tra qualche giorno ne parleranno bene sui loro giornali, perché la notte, si sa, porta consiglio. Agli occhi dei più sembra un film spocchioso questo Iago, versione moderna e con ribaltamento di prospettiva dell’Otello shakespeariano.
Eppure, quando il cast artistico fa il suo ingresso in sala, in nessuno dei suoi membri si riscontra quella boria che circonda la maggior parte delle produzioni giovaniliste italiane, con cui pure gli attori principali di Iago hanno lanciato le proprie carriere. Volfango De Biasi ci tiene a precisarlo: “Ben vengano le critiche anche più severe, ma spero che siano sempre rapportate al film e non a logiche clientelari verso questo o quell’attore”.
Con Iago, suo secondo lungometraggio dopo Come tu mi vuoi – successo di pubblico ma non di critica e sorte identica si prospetta per questo film – dice di aver voluto raccontare “una favola nazional popolare, la storia di un antieroe che con la sola forza del pensiero mette in moto la propria favola”, ribadendo l’ispirazione sincera di un film scritto con passione, guardando alla confezione del cinema americano medio, nel tentativo “di costruire un prodotto di fascia intermedia, mescolando un discorso politico, nell’accezione originaria del termine, a una struttura divertente”.
A chi gli parla di verosimiglianza, il giovane regista, classe 1972, replica di non credere nel cinema verità, di non capire a cosa serva la verosimiglianza. La teatralizzazione viene certo dal soggetto originario ma anche dalle contaminazioni di Baz Luhrmann, del cui Romeo+Juliet resta eco nella scena della festa da ballo, “ma il nostro budget era ben diverso” afferma a malincuore De Biasi. In quest’ottica anche la costruzione dei personaggi, la loro presentazione, risponde a esigenze di natura estetica: “Mi interessa che Desdemona sia splendida in Chanel bianco; che Iago vesta tinte scure, sobrie; che Otello risponda al tipo fisico del tronista e che Roderigo ed Emilia siano delle immagini allo specchio, due carte invertite che si corrispondono”.
Proprio la matrice teatrale della pellicola, diviene materia di confronto per quel che concerne il lavoro di traduzione culturale effettuato sul testo classico. È Gabriele Lavia, che nel film veste i panni di Brabanzio, padre di Desdemona, a centrare subito la questione: “Otello è un classico ed essendo tale abbiamo il dovere di tradurlo o tradirlo, che poi è la stessa cosa. Ma la differenza tra il classico e il nuovo è che il primo non diventa mai fuori moda: il nuovo invecchia, il classico diviene semplicemente antico. La destrutturazione compiuta dal regista e da questa generazione di attori ‘moderni’ ha imposto un adattamento al contesto giovane, da commedia, in cui inserire il testo classico”. E Volfango De Biasi, nel ribadire la sua fascinazione per le riduzioni dei testi classici – presenti in maniera più sopita anche nel primo Come tu mi vuoi, nei rimandi a La bisbetica domata (ndr) – adduce le ragioni del suo slittamento dal protagonista Otello al protagonista Iago ai cambiamenti sociali: “dopo il secolo del sesso il personaggio di Otello mi appariva più scontato, le sue motivazioni quasi patologiche, invece sentivo che le ragioni di Iago crescevano e lo rendevano un protagonista assai più sfaccettato”. E, almeno sulla carta, il nuovo Iago diventa il prototipo del ’cervello in fuga’, del giovane capace costretto da un mondo immorale a farsi amorale, un personaggio che non accetta passivamente i soprusi ma li combatte con l’arma dell’intelligenza.
La palla passa qui a Nicolas Vaporidis che tira fuori un discorso appassionato che forse, ad averlo visto prima, Steven Soderbergh avrebbe avuto dei ripensamenti su Benicio Del Toro per il suo Che. Infatti, dopo aver risposto alle domande gossip proposte da Enrico Lucherini – "Quale attrice preferisci tra le tue partner Cristiana Capotondi (Notte prima degli esami, Come tu mi vuoi), Carolina Crescentini (Notte prima degli esami-oggi, Cemento armato) e Laura Chiatti (Iago)" ? – e di cui lasciamo volentieri immaginare la risposta, Vaporidis racconta il suo Iago, assai distante dal personaggio letterario: “quando Volfango mi ha contattato per questo progetto non capivo come potesse vedere me in un ruolo di pura malvagità. Poi, leggendo la sceneggiatura, ho capito che questo Iago parla della necessità di dimostrare il proprio valore, di avere un feedback con il mondo circa le proprie capacità”.
Iago si ribella a una situazione che lo penalizza e mortifica il suo talento dimostrando “a chi gli ha tolto il posto che non lo meritava”. Incitato dai giornalisti presenti a spiegare meglio la contemporaneità del suo antieroe, il giovane attore invita la sua generazione a non sopportare più uno stato di cose ingiusto, una situazione stagnante “perché il qualunquismo è sempre stato terreno fertile per la nascita dei totalitarismi”.
Infine Laura Chiatti. La bella attrice è la nota divistica del cast. Vestita alla garçonne con pantalone da uomo nero, camicia bianca e cappello Borsalino, si trova a rispondere ad analoghi confronti di partner cinematografici, svelando che Claudio Santamaria è “un attore fantastico, molto preparato, che continua a studiare e fare mille stage. Ma ostenta un po’ questo aspetto e a volte tale atteggiamento mi fa sentire a disagio”, mentre Riccardo Scamarcio è “un amico che conosco da otto anni, con un carattere particolare che usa per difendere la propria privacy e la propria carriera”. Poi c’è Vaporidis, un connubio ‘artistico’ inseguito per anni, considerato che – è forse questo lo scoop della giornata – i due avrebbero dovuto fare coppia già sul set di Notte prima degli esami.
La conferenza ha termine, il regista e i suoi due protagonisti vengono assaltati dalle mini troupe televisive. E mentre ci allontaniamo, con ancora in mente le infuocate parole del giovane Nicolas, ci chiediamo se qualche meritevole, anonimo, attore di teatro magari non mediterà una spietata vendetta ispirata dalle parole del Bardo verso questi divi così rapidamente baciati dal successo.
