X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Il ragazzo invisibile (Conferenza stampa)

Pubblicato il 4 dicembre 2014 da Edoardo Zaccagnini


Il ragazzo invisibile (Conferenza stampa)

Si è svolta presso il cinema Adriano di Roma, la conferenza stampa de Il ragazzo invisibile, il nuovo film di Gabriele Salvatores che uscirà il 18 dicembre prossimo. Un film fantasy, un film per ragazzi, una sfida tutta nuova per il regista di Mediterraneo e Nirvana.

Gabriele Salvatores: Se il cinema ha due anime, quella realistica dei Lumiere e quella fantastica di Melies, io ho sempre oscillato tra entrambe. Se qualche volta si riesce a metterle insieme, a farle diventare realtà magica, io sono contento. Devo dire che per una questione di gusti, in fondo anche di capacità, sono decisamente attratto da storie che permettano di andare in mondi paralleli, fantastici. C’è una definizione di Derrida (il critico e psicanalista francese) che mi piace tanto: dice che la potenza del cinema è rievocare fantasmi, quindi qualcosa che è dentro di noi. Capiti in una sala, un giorno, e nel buio vedi proiettato qualcosa che ti riguarda, che magari non avevi messo a fuoco. Ecco, se si riesce a fare questo, io sono contento.

Il ragazzo invisibile: un film molto insolito nel panorama italiano:

Nicola Giuliano: Non è facile fare questi film in Italia. Il ragazzo invisibile nasce dalla seguente domanda: perché in Italia non facciamo questi film?” Ci siamo risposti che era arrivato il momento di provare a farlo, perché alla fine si tratta sempre di film e ci vogliono idee, passione e perseveranza. La scommessa è questa: vedere se il pubblico accetta che questo tipo di film venga fatto dal cinema italiano. A pensarci bene, in passato il western è stato rivitalizzato da Sergio Leone e l’horror da Dario Argento. Non vedo perché non ci si possa provare.

Il finale del film è aperto, fa pensare ad un secondo capitolo....

Nicola Giuliano: E’ chiaro che il finale del film invita ad un sequel..

Il lavoro di scrittura...

Ludovica Rampoldi (sceneggiatrice): Abbiamo attinto a piene mani dal nostro immaginario di bambini negli anni ’80, e quindi, a parte i molti film di supereroi della nostra infanzia, abbiamo messo anche i nostri ricordi di film di avventura o di fantasy. Quando scrivi non ti preoccupi del budget, ma un po’ sapevamo che tutto il film sarebbe costato come un minuto de I guardiani della galassia. Per ovviare a questa inevitabile differenza abbiamo cercato una chiave più europea, alla scrittura e quindi una precisione sui personaggi e sulle emozioni, e sul raccontare con più possibile verità il sentimento di spaesamento dell’adolescenza, di quando si cerca il proprio posto nel mondo, e si cerca una missione che ci chiami ad una avventura.

Stefano Sardo (sceneggiatore): Oltre a tornare ai film che abbiamo amato da piccoli, siamo anche tornati a quel periodo delle nostre vite: quando hai tredici, quattordici anni e non sei più bambino ma devi ancora diventare adulto. Abbiamo cercato di dare un’anima al film pensando a cosa significa davvero l’invisibilità. E’ qualcosa che tutti temiamo a quell’età ma che allo stesso tempo agogniamo, perché vorremmo sparire in certi momenti. questo è stato un po’ il cuore della scrittura in certi momenti.

Il ragazzo invisibile, il senso di responsabilità di Salvatores...

Gabriele Salvatores: Se devo essere sincero, è successo che quella specie di "super potere" che mi è arrivato dall’alto nel ’92 con il premio Oscar per Mediterraneo, mi ha portato a prendermi alcune responsabilità: quel premio arrivò senza che ne capissi del tutto i motivi, in fondo era solo il terzo film che facevo, e per altro nella cinquina c’erano altri film molto belli. L’Oscar l’ho vissuto con un po’ di senso di colpa, anche stupidamente, e siccome nella vita, qualcosa prima o poi bisogna restituire, mi sono detto: di fronte ad una botta di culo di questo tipo, come regista, che cosa posso fare? Posso provare a fare delle cose che ad altri non lasciano fare. Per esempio, quando ho chiesto di realizzare Nirvana, sono sicuro che i produttori avranno detto: "come facciamo adesso a dirgli di no?" Ma in fondo si sarebbero uccisi (ride).. Lavorando in questo modo cerco di mantenermi giovane: voglio evitare di fare le cose che so fare, cerco di provare nuove sfide. Insomma, come dice anche il creatore dell’uomo ragno, ciò che genera un super potere, genera anche grandi responsabilità. Ecco, tutto questo sta alla base del lavoro che abbiamo provato a fare con questo film di supereroi..

Il personaggio della madre del protagonista è interpretato da Valeria Golino...

Valeria Golino: Il mio personaggio è quello di una persona buona, innamorata di suo figlio, una donna molto materna, anche se non è la sua madre naturale, ed è onesta e molto umana. Credo che questo personaggio debba fare esattamente l’opposto di chi ha i superpoteri. Dovevo portare questo personaggio a fare da veicolo per rendere credibili allo spettatore tutte le cose incredibili che succedono poi nel film. Mi sono ispirata a un personaggio, ad un’attrice straordinaria, che si chiama Toni Collette, che nel film Il sesto senso faceva la madre del bambino. Secondo me, la sua è una performance struggente, meravigliosa, ed io ho pensato che quel personaggio femminile rendeva credibile tutto quello che succedeva nel film. Parlandone con Gabriele mi è sembrato che questo fosse il mio dovere nel Ragazzo invisibile. Esserci senza fronzoli...

Fabrizio Bentivoglio interpreta il personaggio di uno psicologo che finisce per trovarsi nei guai: capita in una faccenda molto più grande di lui...

Fabrizio Bentivoglio: Il mio è un personaggio doppio, suo malgrado. In questa doppiezza stava anche la delicatezza del ruolo, la cosiddetta patata bollente, perché, come diceva Valeria, ne andava di tutta la credibilità del film. Su questo ci siamo concentrati, cercando di lavorare con nulla, cioè di non far sentire il confine tra il mondo reale a cui appartiene il mio personaggio nel quotidiano (una persona coscienziosa e affidabile) e le cose incredibile che gli capitano da un certo punto in poi...

Sui film che hanno ispirato Salvatores per Il ragazzo invisibile...

Gabriele Savatores: Di fumetti ne ho letti tanti, ma non ho visto tutti i film di supereroi che sono usciti nel corso del tempo. Tra l’altro, devo confessare che non tutti quelli visti mi piacciono. Alcuni molto, ma altri no. Amo il Batman di Tim Burton e Il cavaliere oscuro di Nolan, così come il mi piace il primo Spiderman. Quello che ora cito, però, non ha nulla a che fare con i supereroi e non è nemmeno un fantasy. E’ quasi un horror, ma è molto vicino al concetto del mio Il ragazzo invisibile. E’ un film secondo me straordinario che si intitola Lasciami entrare (di Tomas Alfredson ndr). Non è tanto un film sui vampiri, quanto un film sull’amore. E’ questo il mio tipo di approccio con la fantasia, quello che mi piace..

Sul perchè fa Salvatores fa film sugli adolescenti....

Gabriele Salvatores: Spesso mi dico che li faccio perché non ho figli, ma il mio psicanalista dice che questa risposta è un inganno, una presa in giro. Lui dice che quel ragazzo sono io..

Sulle somiglianze tra il regista e il protagonista de Il ragazzo invisibile .

Io da ragazzo ero molto simile a Michele, ma con un vantaggio: che i miei tredici, quattordici anni erano nel ’63, ’64, ed era un’epoca diversa rispetto ad oggi. E poi c’è una cosa che mi ha salvato: il mio incontro con una chitarra..

Nel film si parla del lato oscuro del potere, forse perché oggi la vera rivoluzione, in un mondo dominato dalle apparenze, sta nello scomparire..

Gabriele Salvatores: Non so se la rivoluzione è scomparire, so che il mio protagonista per essere riconosciuto, deve diventare invisibile. Paradossalmente. All’inizio del film c’è una scena in cui un ragazzo gli sbatte addosso e gli chiede scusa, e la stessa cosa avviene alla fine. Quando Michele è normale invece è invisibile.

Ma Il ragazzo invisibile è soprattutto cinema per ragazzi..

Nicola Giuliano: L’idea nasce da frequentazioni cinematografiche in sale pomeridiane con bambini, e dall’aver visto tantissimi film per ragazzi. Nasce da una continua domanda dei miei figli: "Perché non fai mai un film per noi?" L’idea nasce da quel meccanismo che vedevo in loro ogni volta che passava un trailer di un film: loro lo guardavano e prontamente dicevano: questo si, questo no, questo forse, questo non ci piace. Ed ho pensato perché il nostro cinema non affronta il bacino di pubblico più grande che c’è? E la domanda successiva era: se dovessi pensare a un film per ragazzi, che tipo di film vorrei? Io personalmente sono cresciuto con i personaggi della Marvel ed ho sempre desiderato avere un superpotere. Penso che anche i bambini di oggi possano desiderarlo, ma la sfida era quella di fargli dire.. beh, questo supereroe qui potrei davvero essere io...


Enregistrer au format PDF