X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Intervista a Roberta Gasparetti protagonista di "Io sono Medea"

Pubblicato il 7 ottobre 2020 da Sarah Mataloni


Intervista a Roberta Gasparetti protagonista di "Io sono Medea"

Roberta Gasparetti, autrice a protagonista dello spettacolo Io sono Medea, sarà in scena al Teatro di Documenti a ottobre.
L’abbiamo intervistata perchè possa parlarci della sua Medea.

Io sono Medea è un progetto ultimato durante il periodo di isolamento e di sofferenza dovuto al Covid. Rabbia, ansia, disperazione, ma allo stesso tempo, voglia di rinascita. Cosa ci vuole raccontare questo testo?

R. G.: Il coraggio. Sono convinta che abbiamo tutte e tutti una grande, immensa dose di coraggio che rimane lì, intoccata, come i soldi nascosti sotto il materasso. Coraggio di ricominciare, di reinventarsi, sorridere, ribellarsi. E anche il coraggio di dire che La Storia, le Storie, sono funzionali a un modello culturale. E si deve avere il coraggio di raccontare “l’altra Storia”.

La storia di Medea va raccontata perché ha molti significati, i viaggi, la terra, l’acqua, l’amore, il potere. Quanto e in che modo è attuale la tua Medea?

R. G.: Hai detto viaggi, terra, acqua, amore, potere… È qualcosa che sarà attuale sempre. La tua domanda è anche la tua risposta, giusto? Il mito di Medea è antichissimo, persino Omero lo definitva “antico”.
Ma quando sono il ballo valori universali, il tempo non conta.
Oggi c’è bisogno di Giustizia. Io penso che molta della violenza che viviamo – anche dentro di noi – sia causata da una sorta di impotenza a trovare Giustizia. Medea, nel suo ambito, vuole fare Giustizia.

«Io non ho ucciso i miei figli. Sono morta con loro» . Questo è l’incipit dell’intero monologo. Dal mito la storia si sposta in una dimensione più attuale. Come è stata concepita la struttura di questa Medea?

R. G.: C’erano molte, troppe cose nel mito di Medea che non mi convincevano. E anche troppe coincidenze sui tempi, le circostanze, il luogo da cui proveniva – la Colchide, l’Anatolia - che era l’ultimo baluardo del sistema Matriarcale.
Parlando con studiose e cantastorie greche e turche sono emerse altre domande, altre risposte.
Ho scritto la prima Medea molti anni fa, grazie a una donna di nome Anita. E dalla versione più antica, la prima Medea, è nata quella di oggi. Io sono Medea.

Il coro che funzione ha nella tua Medea?

R. G.: Posso dirti una cosa soltanto: È il coro che conta. Io sono soltanto un veicolo, un mezzo. Posso chiederti usa cosa io ora? Questo il link del mio crowfunding

https://www.produzionidalbasso.com/project/io-sono-medea/

La storia di Medea non è stata mai raccontata. È stata… inoculata, come una puntura, un farmaco sottopelle, una terapia con scopi ben precisi. La storia di Medea va raccontata perché ha molti significati, i viaggi, la terra, l’acqua, l’amore, il potere. E non riguarda solo lei, o le donne, o il tradimento.


Enregistrer au format PDF