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Joaquim

Pubblicato il 20 febbraio 2017 da Gherardo Ugolini

VOTO:

Joaquim

Un po’ film storico, un po’ film d’avventura, un po’ anche film antropologico e in certi momenti con movenze da western. La mescolanza di linguaggi e di generi è la strada scelta dal regista brasiliano Marcelo Gomes per raccontare la vicenda storica di Joaquim José da Silva Xavier, conosciuto col soprannome di Tiradentes (“il cavadenti”) per la sua professione di dentista, e soprattutto grande eroe patriottico della nazione brasiliana per via del suo impegno nella lotta d’indipendenza contro i colonizzatori portoghesi e per l’abolizione della schiavitù. Va detto subito che tale mescolanza rappresenta al tempo stesso la forza e il limite di questo film che, sia pur nella buona qualità complessiva, lascia la sensazione di un’opera che poteva riuscire assai meglio.
Ma procediamo con ordine. La pellicola si apre con una scena alquanto suggestiva: la testa mozzata di Joaquim racconta in prima persona il proprio destino, quello di essere conosciuto e celebrato nelle scuole brasiliane come l’eroe dell’indipendenza, ma ciò è accaduto soltanto perché durante il processo contro gli autori del tentativo insurrezionale (per altro fallito) si era preso tutta la colpa scagionando i compagni e pagando ‒ lui solo ‒ con la morte per decapitazione, per questo venne condannato a morte. Come si evince fin da questo incipit, l’intento del film di Gomez è una decostruzione della vicenda storica per demitizzare l’eroe e ricondurre la ribellione che ci fu nel 1789 dentro un quadro complesso di degenerazione delle dinamiche sociali ed economiche a causa del sempre più intensivo sfruttamento coloniale del Brasile.
Dopo quel prologo intrigante lo spettatore è proiettato nel Brasile del secolo XVIII con Joaquim (Julio Machado) impegnato quale soldato dell’esercito portoghese in di una truppa stanziata in un villaggio dell’entroterra. È rappresentato come in uomo brutale e sanguigno, dotato di un’emnergia animalesca ma del tutto al di fuori di ogni orizzonte idealizzante. Il suo compito è quello di catturare i contrabbandieri che rubano l’oro in quanto traditori della Regina Maria I di Portogsllo. La sua ambizione è di ottenere il passaggio di grado che gli è stato promesso e che gli consentirebbe di riscattare Blackie (Isabél Zuaa), la schiava nera di cui è innamorato, ma che non gli appartiene. Nella seconda parte il film di Gomez perde di mordente. Si concentra sulla spedizione di un manipolo di soldati, tra cui il nostro Joaquim, alla ricerca di nuove miniere d’oro. La sceneggiatura dà vita alle ansie e alle speranze dei personaggi, come anche alle incombenti paure che provano nelle varie fasi del viaggio. Li si vede cavalcare per il deserto, guadare un fiume con i cavalli facendo attenzione a non essere divorati dai piranha, accamparsi, mangiare cantare di sera attorno a un fuoco. Il miraggio dell’oro da trovare motiva la loro azione, anche se ciascuno ha in mente differenti impieghi della possibile ricchezza (una parte cospicua della quale, per altro, sarebbero costretti a versare nelle esose casse della regina di Portogallo). È in questa temperie che Joaquim matura nuove idee fino a divenire quel celebre rivoluzionario che è passato alla storia. Ma tale maturazione avviene quasi per caso, senza che il protagonista ne sia consapevole, per quanto ad un certo punto dichiari di ammirare i princìpi sanciti dalla costituzione americana, cui vorrebbe ispirarsi.
Il regista Marcelo Gomes è stato ospitato al Festival del cinema berlinese nel 2014 col film O Homem das Multidões (sezione Panorama), e in precedenza aveva portato il suo primo lungometraggio Cinema, Aspirinas e Urubus a Cannes (2005) e quindi Viajo Porque Preciso, Volto Porque Te Amo a Venezia (2009). L’ultima sua opera, Joaquim, presenta aspetti di grande attrattiva, ma sembra mancare di compattezza e unitarietà. L’interesse del regista si disperde nei dettagli estetizzanti del paesaggio (peraltro bellissimo) e dei sussulti psicologici dei protagonisti lasciando troppo sullo sfondo la questione del feroce sfruttamento coloniale, come dichiarato dal regista nella conferenza stampa, costituisce la causa profonda di tutte le ingiustizie sociali di cui soffre ancora oggi il Brasile.


CAST & CREDITS

(Joaquim); Regia: Marcelo Gomes; sceneggiatura: Marcelo Gomes; fotografia: Pierre de Kerchove; montaggio: Eduardo Chatagnier; musica: O Grivo; interpreti: Julio Machado, Isabél Zuaa, Rômulo Braga, Welket Bungué, Nuno Lopes, Diogo Dória, Eduardo Moreira, Karay Rya Pua; produzione: REC Produtores Associados (Recife); distribuzione: Films Boutique (Berlino); origine: Portogallo, 2017; durata: 97’.


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