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La migliore offerta (Conferenza stampa)

Pubblicato il 30 dicembre 2012 da Alessandro Boni


La migliore offerta (Conferenza stampa)

Roma, Space Cinema Moderno, 28 dicembre 2012

L’atmosfera è quella delle grandi occasioni. Del resto, dalle nostre parti non è cosa di tutti i giorni poter interloquire con tre premi Oscar del calibro di Giuseppe Tornatore, Geoffrey Rush ed Ennio Morricone; inoltre, l’attesa, l’interesse e la curiosità per la nuova opera del regista siciliano erano particolarmente alti, anche come conseguenza del fitto velo di riservatezza e mistero che aveva avvolto la produzione e le fasi di lavorazione del film. Erano quindi molteplici e variegate le domande che scaturivano a caldo, dopo la prima visione de La migliore offerta, in uscita dal 1 Gennaio in 360 sale della penisola. Dopo un’intensa ora di conversazione – con Rush, in collegamento dall’Australia, che incombeva dallo schermo sullo sfondo e che simpaticamente diceva di sentirsi una sorta di “burattinaio” – questo il succo delle considerazioni dei tre grandi protagonisti.

Giuseppe Tornatore

Ovviamente, il regista è stato il più sollecitato dai giornalisti ed è stato paziente ed esaustivo nelle risposte. Sui temi ricorrenti del suo cinema: “A volte succede anche involontariamente che alcune tematiche tornino spesso nei film di un regista; credo che sia inevitabile. Stavolta però avevo voglia di staccarmi dal mio passato. Sì, forse, la riflessione sul cinema come finzione è presente, trattandosi di una storia che riflette sulla realtà e sulla mistificazione, sul vero e sul falso; ma non è certamente centrale. Anche un altro mio tema ricorrente, come quello della memoria, qui è molto meno presente. In questa occasione, posso forse dire di aver sviluppato un aspetto che mi interessa da sempre, quello del rapporto disturbato con lo spazio esterno, che diventa quasi un’ossessione: qui probabilmente c’è l’unico legame con un altro mio lavoro, La leggenda del pianista sull’oceano.” Sulla genesi del film: “Posso dire che è stato sostanzialmente un lavoro di artigianato cinematografico. Il film è nato infatti in modo inconsueto, dalle ceneri di due differenti progetti, uno più datato ed uno recente, che però presi singolarmente non mi convincevano; poi ho pensato che forse, unendoli, sarebbe potuto uscir fuori qualcosa di interessante.” Sul titolo del film: “Ho frequentato un po’ il mondo delle aste e mi ha sempre colpito il fatto che per alcuni oggetti non si partisse da un prezzo base ma si lasciasse al pubblico la determinazione dello stesso per poi aggiudicarlo alla migliore offerta: in ciò ho colto una metafora con la vita, con l’amore. Quanto siamo disposti ad offrire per qualcosa, o qualcuno, a cui teniamo veramente tanto? … Anche senza chiedere niente in cambio?” Una definizione sintetica del film: “Una intensa storia d’amore che si sviluppa un po’ come un thriller; la storia di due persone che, con motivazioni profondamente diverse, finiscono per isolarsi dal mondo che li circonda e che, incontrandosi, sono spinti ad uscire dal loro guscio e ad aprirsi alla vita. Un film stratificato che può avere varie chiavi di lettura, da una più lineare che può essere colta da un pubblico che vuole essere soltanto intrattenuto, ad una più complessa ed allegorica che ha come fondamento il rapporto tra arte, bellezza ed amore.” Infine sul passaggio al digitale: “Pur se dolorosa, una scelta molto meditata, di cui non mi pento assolutamente; sono molto affezionato alla pellicola, ma oramai il digitale offre delle possibilità espressive decisamente superiori.”

Geoffrey Rush

Dalla sua postazione all’altro capo del mondo, l’attore australiano è apparso entusiasta della sua esperienza con Tornatore: “ Di sicuro è stata una grande offerta quella di poter lavorare al fianco di Giuseppe. Sin da subito ho fortemente apprezzato la sceneggiatura, impegnativa e piena di dialoghi quasi come un testo teatrale. Poi, quando lui è venuto qui a Melbourne e ci abbiamo lavorato insieme per vari giorni, abbiamo definitivamente costruito un personaggio in cui potevo immedesimarmi appieno. Virgil Oldman ha una personalità complessa ed articolata; è chiuso nel suo mondo un po’ al di fuori delle ansie contemporanee e non sa comunicare. Cova però in lui un profondo bisogno d’amore, l’amore di una donna; alla fine trova anche lui un barlume di speranza. Nel complesso la mia esperienza è stata molto positiva e sono rimasto elettrizzato dalla innata capacità di Giuseppe di dirigere le riprese e dalla sua meticolosa professionalità: dico solo che l’ho visto rifiutare una location perché una porta non era nel posto giusto ... Giuseppe ha una concezione, direi, viscerale di come deve essere un suo film.”

Ennio Morricone

Il Grande Maestro appare soddisfatto del lavoro svolto per il suo Peppuccio e spiega che, già solo leggendo la sceneggiatura de La migliore offerta, si era immaginato come il suo amico l’avrebbe girata; ciò ha risvegliato un’idea che viveva sopita in lui da tempo: “Per la prima volta ho provato ad usare quella che io definisco improvvisazione organizzata. Per esempio, quando ho letto la scena in cui il protagonista contempla gli amatissimi quadri nel suo caveau, già avevo l’idea di come Giuseppe l’avrebbe impostata; allora ho praticamente associato una voce musicale a quei dipinti, una voce che si presenta nella testa del protagonista stesso. Ne è uscita fuori una colonna sonora particolare, con vari temi legati tra loro.”

Finalmente una produzione importante, di respiro internazionale, per un film intenso e raffinato, in cui il tocco d’autore è palpabile in ogni sequenza. Per il cinema italiano, decisamente un bel modo per aprire la nuova annata.


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