X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



La pluie et le beau temps

Pubblicato il 14 novembre 2011 da Sila Berruti

VOTO:

La pluie et le beau temps

La via da lino parte dalla Normandia, passa per la Cina per dipanarsi in una serie di piccole viuzze e finire, poi, nelle passerelle e nelle vetrine di tutto il mondo. La pluie et le beau temps di Ariane Doublet, seguendo questo articolato e paradossale percorso, ci racconta una storia di donne e di uomini che, da capi opposti del mondo, producono, raccolgono, comprano, filano e tessono. Uomini e donne, che con gli abiti raffinati delle passerelle non hanno nulla a che vedere, uomini e donne lontani dalle grandi città, nascosti tra i campi ventosi della Normandia e il buio delle fabbriche cinesi. La macchina da presa segue, discreta, la vita scandita dai tempi di semina, crescita, raccolta, lavorazione, vendita e filatura del lino. Ripercorrendo le strade del commercio globale e globalizzato Ariane Doublet porta alle luce il paradosso di vite quasi antiche, dure, difficili e incerte. Quella degli esperti operai normanni che lavorano nello stesso posto da trent’anni insieme a quelle dei giovanissimi manovali stagionali cinesi, costretti a lasciare il paese natale per lavorare su turni di 12 ore e riposare,poi, in stanzoni condivisi ed affittati a caro prezzo. Nel mezzo le contrattazioni e l’oscillazione dei mercati, le riunioni dei coltivatori normanni durante le quali ci si lamenta per l’instabilità della borsa, per la speculazione sul grano che sarebbe più facile ma meno “nobile” e per il lavoro che è troppo duro e incerto. I giovani cinesi ridono timidi quando viene chiesto loro se sono felici, se hanno nostalgia di casa, se la vita è troppo dura. La fabbrica organizza, per il loro divertimento, delle feste, durante le quali le filatrici si esibiscono in danze tradizionali. In Normandia, contemporaneamente, si fanno discorsi sui geni del lino, sulle specifiche categorie, sulla concorrenza e sulla qualità. Un altalena di suoni, colori, abitudini e atmosfere. Lo scintillante verde delle coltivazioni si alterna al grigiore delle stanze della fabbrica, il sole acceso delle colline a picco sul mare, all’eterno buio di città industriali che paiono private per sempre della luce naturale. Ma alla fine ci si accorge che, il grande protagonista è il tempo. Con i suoi capricci, la sua vulnerabilità, la sua potenza creatrice e distruttrice. E se non è stata una buona annata, se il lino e poco e corto come una sorta di velocissimo boomerang la manodopera cinese, a migliaia di chilometri di distanza ne risente. Ariane Doublet, aiutata dal regista cinese Wen Hai, tenta un’operazione complessa e solo in parte riuscita. Se pur ben strutturato in una sequenza quasi geometrica di rimandi e corrispondenze, il film non riesce a raccontare concretamente i territori nei quali si ambienta. Se i ritmi della coltivazioni e della fabbrica scandiscono le vite dei protagonisti, finiamo per non riuscire a contestualizzare la loro posizione nel mondo e finiamo per ambientarli in una sorta di non luogo del quale non conosciamo nulla o quasi. Questo coro di piccole voci soffocate dalla globalità dei mercati, solo in parte emerge. Rimango invece immagini di straordinaria bellezza, suggestive e spesso ipnotiche che finiscono per costituire la trama più vera di questa opera.


CAST & CREDITS

(La pluie et le beau temps) Regia: Ariane Doublet; fotografia: Ariane Doublete e Wen Hai; montaggio: Marie-Julie Maille; suono: Graciella Berrault, Philippe Lecoeur, You Song e Phelippe Welsh; produzione: Quark Production; origine: Francia, 2011; durata: 74’


Enregistrer au format PDF