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Libri - Il cinema di Romolo Marcellini

Pubblicato il 3 febbraio 2011 da Sila Berruti


Libri - Il cinema di Romolo Marcellini

Un tempo il cinema era una cosa molto pericolosa. Ci voleva coraggio, passione e soprattutto, una buona dose di follia e di eccentricità.

Romolo Marcellini era un pioniere, fascinoso e abbastanza incosciente da sopravvivere a numerose guerre e viaggi esotici, passando attraverso le epoche e rimanendo nnamorato del suo lavoro, anche quando il cinema cessa di essere una “questione di vita o di morte”. Classe 1910, esordisce nel 1937 con Sentinelle di Bronzo ed è subito un successo. Amato dal fascismo, racconta prima la Guerra Civile spagnola e poi si getta nell’ avventura coloniale africana. Come accade - troppo spesso a figure di questo calibro (non spaventi l’accostamento con la grande regista tedesca Leni Riefenstahl) - ha subìto la penosa e ingiusta condanna alla damnatio memoriae, per aver deciso di non schierarsi contro il regime fascista. Ma è un regista puro, Marcellini, un amante dell’immagine in movimento. Un artista che aveva del cinema una visione totale: al tempo stesso narratore e cosa narrata della storia presente e passata.

Autore di successo amato dal pubblico e della critica e non solo in quanto il binomio cinema/guerra esercita una fascinazione immediata, che sembra sopravvivere all’oblio del tempo. Come la Riefenstahl aveva fatto un trentennio prima, nel 1961 racconta la Grande Olimpiade di Roma ricevendo premi e una candidatura all’Oscar. Alessandra Cori nel libro Il cinema di Romolo Marcellini tra storia e società dal colonialismo agli anni ’70 edito per i Saggi di Le Mani, lo racconta in maniera magistrale, cogliendo la perfetta essenza della sua natura complessa e al tempo stesso purissima proprio perché sorretta da una disarmante semplicità. Documentarista nel midollo, di quelli che la realtà, senza una macchina da presa in mano, non riescono proprio a comprenderla; ma che diventano magicamente straordinari narratori quando possono trasformarla in una storia fatta di celluloide e luce.

Cori analizza attentamente, il rapporto tra Marcellini e il suo presente, scrivendo un libro di storia del cinema più che di critica cinematografica. Attraverso un sapiente e paziente lavoro di ricostruzione storica, analisi dei documenti e studio delle vicissitudine produttive dei film, l’autrice, infatti, riabilita la figura di un pioniere dimenticato, di un grande regista italiano e soprattutto di un uomo che amava il suo lavoro senza farne uno strumento di lotta politica. È un punto di vista che può anche non essere condiviso e che si presta facilmente alla pubblica condanna. Ma il Marcellini che emerge dal libro è un cantore del suo tempo, sia esso di guerra o di Pace, di democrazia o dittatura, poco importa. Un narratore che usa mezzi pesanti e straordinariamente potenti, creando opere che nascondono dietro la noiosa e banale “poetica fascista”, momenti di rara bellezza.

Ci si chiede se questo cinema non militante, sia quello che riesce in un qualche modo a superare le barriere che troppo spesso portano il documentario a soccombere al logorio del tempo, vittima della sua stessa fragile natura, troppo legata all’oggi, all’ora o semplicemente ad una visione parziale (se pur ideologicamente corretta) del racconto. Quelle di Marcellini sono immagini straordinariamente belle, portatrici di significato e significante in se stesse anche scorporate dal periodo durante il quale sono state create. Marcellini - come la Riefenstahl - sorvola il tempo dall’alto, raccontando per immagini e non per pensieri, riconducendo in questo modo il Cinema alla sua essenza più pura e più nobile.

Per approfondire:
La recensione di Close Up del libro L’OVRA A CINECITTA’. POLIZIA POLITICA E SPIE IN CAMICIA NERA


Autrice: Alessandra Cori
Titolo: Il cinema di Romolo Marcellini tra storia e società dal colonialismo agli anni ’70
Editore: Le Mani
Collana: Saggi
Dati: 174 pp, brossura con bandelle, 20 fotografie b/n e col
Anno: 2009
Prezzo: 14,00 €
webinfo: Scheda libro su sito Le Mani


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