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Mira Nair: "Il mio film contro gli stereotipi"

Pubblicato il 30 agosto 2012 da Antonio Valerio Spera


Mira Nair: "Il mio film contro gli stereotipi"

Quarta volta alla Mostra di Venezia per Mira Nair. Leone d’Oro nel 2001 con Monsoon Wedding, la regista indiana porta al Lido The Recluctant Fundamentalist, film d’apertura fuori concorso, tratto dal romanzo di Mohsin Hamid. La pellicola, ambientata nel Pakistan contemporaneo post 11 settembre, vede protagonisti Riz Ahmed, Liev Schreiber e Kate Hudson, tutti presenti a Venezia insieme alla regista per presentare il film.

Come mai una regista indiana come lei ha deciso di realizzare un film sul Pakistan moderno?

Mira Nair: Io sono una figlia dell’India moderna ma mio padre veniva da una zona pakistana prima della divisione. Io ho visto il Pakistan per la prima volta 6 anni fa. E’ un paese diverso da come si legge sui giornali. Credo che il vero Pakistan non sia conosciuto da nessuno al mondo. Il romanzo di Mohsin mi ha aperto una finestra sul Pakistan moderno e soprattutto sul dialogo tra est e ovest. Nel dialogo tra l’America e il mondo islamico che è presente nel libro vedevo qualcosa che potesse creare una comunicazione tra di essi, che portasse a superare gli stereotipi, le etichette e la miopia di molti. Io sinceramente mi sentivo in una posizione privilegiata per fare questo film, perché in fondo appartengo a entrambi i mondi e li amo allo stesso modo. Volevo mettere in scena i dubbi, le lacerazioni e i drammi di queste persone, ma soprattutto volevo mostrare come sia possibile un dialogo.

Il 9 settembre del 2001 ricevette il Leone d’Oro a Venezia. L’11 settembre dove si trovava?

M.N.: Ero molto contenta per il Leone ed ero appena arrivata a Toronto. Per me l’11 settembre è stato uno shock profondo, perché io vivo a New York e la mia famiglia era lì quel giorno. La mia preoccupazione era soprattutto per le persone che amavo e che vivevano in quella città. Ci ho messo una settimana per entrare in contatto con loro e per tornare a casa. A New York nessuno è uno straniero, ma dopo quel giorno chi assomigliava a noi, chi poteva essere ricondotto anche solo esteticamente al mondo islamico apparteneva agli “altri”. E’ stato un periodo molto doloroso.

Com’ha scelto Kate Hudson per il ruolo di Erika?

M.N.: Ho sempre ammirato Kate e poi mi sono totalmente innamorata di lei quando l’ho scelta. L’ho resa mora perché volevo evitare lo stereotipo della bionda di cui ci si innamora. Lei è un’attrice che lavora in modo intuitivo, aperto e ha dato profondità al personaggio. Volevamo far sparire completamente l’eroina che poteva essere sullo schermo.

Come pensa verrà accolto il film in America?

M.N.: Spero che in America si capisca lo spirito del film, che è stato realizzato da una persona e da una troupe che conosce entrambi i mondi e che sa che si può comunicare, che ci si può “connettere”. Siamo persone che sono state istruite in America e che ora viaggiano tra i due mondi. Credo che in America in molti siano stufi e abbiano capito che in fondo una guerra come questa nasce dalla non conoscenza dell’altro.

Nel film non viene molto trattato l’aspetto religioso del fondamentalismo. Come mai?

M.N.: Il film adotta soprattutto una visione laica del problema, ma penso che invece sia un concetto importante per la pellicola che è sviluppato in parallelo con il fondamentalismo economico americano. Changez, il protagonista, vede in entrambi i mondi, così diversi tra loro, la stessa base di fondamentalismo.

Una domanda per gli attori: come vi siete trovati ad interpretare questi personaggi?

Liev Schreiber: Mira ha voluto che Bobby fosse un uomo complesso, interessante, profondo e sviluppato come Changez, e voleva far scoprire il personaggio un po’ alla volta. Doveva essere un personaggio che cercava di difendere la sua presenza in Pakistan e questo l’ho trovato un percorso molto intrigante. Lui vuole appartenere ad un posto a cui non potrebbe mai appartenere e questo ha rivelato un certo livello di dolore nei confronti del proprio paese. E’ un aspetto importante del personaggio. In più mi affascinava tantissimo l’eleganza della conversazione tra Bobby e Changez, davanti ad una tazza di thè.

Kate Hudson: Erika è un personaggio che ha avuto una tragedia molto intima, la morte del suo fidanzato da lei stessa causata. Il suo processo di guarigione è scoprire che può di nuovo amare, capire come riaprire questo canale. Erika viene da un mondo diverso da quello di changez, è un’artista, si esprime con l’amore e soffre questa tragedia enorme. La sua vita è sconvolta e si sente molto sola, ma cerca di uscirne unendosi al giovane pakistano.

Riz Ahmed: Anche io, come il mio personaggio, ho frequentato l’università con alle spalle un background non comune e il suo percorso è per certi versi vicino al mio. Amo la sua complessità e ho cercato di renderla al meglio.


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