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No - I giorni dell’arcobaleno (Conferenza Stampa)

Pubblicato il 9 maggio 2013 da Agostino Devastato


No - I giorni dell'arcobaleno (Conferenza Stampa)

Cinema Barberini, Roma 6/05/2013. È stato un dibattito tutto politico quello che ha seguito la proiezione stampa del nuovo acclamato film di Pablo Larraìn No – I giorni dell’arcobaleno. Alla tavola rotonda hanno partecipato Eugenio Garcìa, pubblicitario cileno che ha preso parte alla campagna per il “NO”, Luca Telese, autore e giornalista televisivo, Stefano Citati, giornalista politico de “Il fatto quotidiano” e Marco Stancati, docente alla Sapienza di Roma di “Pianificazione dei Media”.

In un mai tanto attuale clima post sbornia elettorale esce in Italia lo splendido film di Larraìn, e non mancano, anzi la fanno da padrone in questo dibattito, i parallelismi tra la vittoriosa campagna elettorale portata avanti dai giovani pubblicitari cileni nel 1988 e le disastrose vicende del centro sinistra italiano degli ultimi venti anni. Il primo a ribadire tali tristi evidenze è Luca Telese, pur partendo da molto lontano, proprio dagli anni del golpe di Pinochet ai danni di Salvator Allende: “Il golpe in Cile è anche un episodio della storia italiana, perché quell’11 settembre fu così importante per il Cile e altrettanto importante per l’Italia nel determinare la fine di un ciclo di storia”. Il parallelismo tra Allende e Berlinguer è forte per Telese soprattutto in virtù dei tre saggi sul Cile che l’allora segretario del PCI scriveva proprio nei giorni del golpe. Procedendo verso i nostri giorni, quelli dell’ultima campagna elettorale, Telese sottolinea come il film di Larraìn sia una vera e propria lezione nei confronti di Bersani e del centro sinistra attuale: “La seconda collisione tremenda è la lezione che il nemico non si combatte con la demonizzazione che ti porta dentro al passato ma si combatte superandolo, l’allegria non è il superamento scanzonato e quasi pubblicitario ma il superamento del senso della violenza che c’è dentro al conflitto”.

A precisare ancor meglio l’essenza della vittoria del “NO” nel 1988 è il professor Stancati che sottolinea come la vittoria non stia semplicemente nel proporre l’allegria come arma ma “sta nell’aver invertito l’ottica, come ha colto Roberto Saviano” nella puntata di Servizio Pubblico dell’ultimo 25 Aprile. Il dibattito affronta anche il sottile confine che sussiste tra pubblicità etica e pubblicità estetica, quasi cinica, che si occupa solo di raggiungere il risultato sperato. In questo confine c’è tutta l’inversione di ottica di cui si parlava, il cambio di registro perfettamente adatto a quel contesto lì, in quel paese lì, un paese violento e pericoloso come il Cile di Pinochet. Come racconta Eugenio Garcìa: “Abbiamo avuto un concetto come candidato e non un candidato vero. E la storia è la storia della etica che questo gruppo politico doveva impiantare al paese. L’etica e l’estetica sono state usate per il paese e non per l’ansia di scacciare Pinochet. Dall’altra parte noi abbiamo fatto molti studi sulla condizione sociale in Cile, e abbiamo verificato la paura che aveva la gente di tornare alla dittatura. È stata una campagna inclusiva che permetteva che tutto il mondo si sentisse rappresentato nella scelta del No”. Una campagna etica ed estetica allo stesso tempo.

Sul cinema di Larraìn si esprime Citati che sottolinea la grande abilità del regista cileno di creare immagini di docu-fiction su basi reali, ma subito le riflessioni tornano sul Cile e sui giorni successivi a quel referendum, sul futuro che poi ha avuto il Cile. A tal proposito si esprime Eugenio Garcìa: “io credo che il futuro non esiste, ma si va facendo, e nessun può immaginare come sarà”. Garcìa però non nega che il Cile di Pinochet era un paese cupo, in guerra, e dopo quella campagna iniziò un lungo processo di riconciliazione sottolineando come lo stesso Pablo Larraìn è figlio di un ex senatore del partito di Pinochet, "ora in Cile questo è possibile, si può fare un film come questo con oggettività e senza faziosità”.


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