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El campo

Pubblicato il 1 settembre 2011 da Sila Berruti


El campo

Cosa ci fa paura? Cosa temiamo? Cosa non siamo più capaci di gestire?

Queste domande sono, in realtà, le colonne portanti del film di Hérnan Belon, El Campo, presentato oggi alla Settimana della Critica. La modernità, il caos, lo stress, la frenesia della vita moderna hanno reso gli esseri umani incapaci di ascoltarsi, di avere coscienza di ciò che gli accade realmente. Quando questi spavaldi ed arroganti esseri si allontanano dalle loro piccole certezze e vengono collocati lontani dal mondo che tanto bene conosco, divengono creature indifese e spaventate; animali terrorizzati da quella che è, o dovrebbe essere, la forza generatrice di tutte le cose: madre natura

Santiago, Elisa e Maltilde sono una giovane famiglia felice che decide di acquistare una vecchia casa in campagna per allontanarsi dal caos cittadino. Il sogno comprende cavalli, una piscina e un arredamento rustico il tutto condito da un vago sapore piccolo borghese. Arroganti e sicuri di se, i due arrivano al El Campo, in piena notte.

Inaspettatamente, la campagna non è li ad attenderli con amorevole premura. Le stagioni fanno il loro corso incuranti della presenza di questa nuova e impreparata coppia.

Potenza indifferente o madre premurosa, la natura è la protagonista, silente, di questo lavoro. Una presenza costante che sembra osservare con noncuranza i protagonisti i quali, al contrario, sentono questo sguardo percependolo come qualche cosa di minaccioso ed ostile.

Elisa ha paura, è perennemente in tensione, come se attendesse da un momento all’altro l’arrivo di una disgrazia. Protegge sua figlia come se fosse realmente esposta ad un pericolo invisibile. La campagna intorno con i suoi rumori e i suoi disagi la trerrorizza come un assassino nascosto nel buio. Lo sguardo della donna e quello degli elementi si mescolano, quasi si confondono, fino a conferire a lei il potere e la capacità di ascoltarsi e di osservare le cose dall’esterno.

Forte di questa nuova consapevolezza Elisa comprende come tutto sia destinato a rompersi e che nulla sarà più come prima. Lontana dalle pressioni e dallo stress della vita quotidiana, la coppia ha dunque l’occasione di ascoltare i propri bisogni, di sentire in maniera chiara i desideri e le pulsioni, di comprendere di cosa manca loro. Il ritorno alle origini, al rapporto con la terra, con i colori e i sapori dimenticati o mai conosciuti, non porta con se l’idillio bucolico che ci si poteva attendere. La natura è, prima di ogni altra cosa, sopravvivenza e sopravvivere significa mettere ile proprie necessità primarie e i propri istinti davanti a quello che ci hanno insegnato a sentire come giusto e necessario.

Visivamente El Campo si nutre del linguaggio tipico di generi estranei ma Hérnan Belòn non si cela dietro inutili pudori sconfinando a tratti nel thriller psicologico e nell’horror. La trama semplice, di quella semplicità quasi banale, lascia il fiato necessario per far crescere il pensiero dello spettatore che, libero dalla componente narrativa, può abbandonarsi a quella emotiva ed abbandonandosi ad una sana empatia. Non c’è lieto fine nel monito di Hérnan Belòn, non c’è appello o parabola. I protagonisti non ritrovano il paradiso perduto, non riscoprono l’amore che li lega, si trovano costretti a fare i conti con le loro incapacità, con le fragilità e le miserie dell’uomo che l’era moderna ha reso inabile alla sopravvivenza più elementare soffocandolo sotto ad un finto senso di benessere destinato ad uccidere tutte le cose


CAST & CREDITS

(El Campo) Regia: Hérnan Belòn;; sceneggiatura: Hérnan Belòn e Valeria Radivo; fotografia: Guillermo Nieto; montaggio: Natalie Cristiani; musica:Antonio Fresa e Luigi Scialdone; scenografia: Walter Cornas; costumi: Anna Franca Ostrowsky; interpreti: Leonardo Sbarbaglia (Santiago), Dolores Fonsi (Elisa), Matilda Mansano (Matilda); Pochi Ducasse (Odelsia), Juan Villagas (Alberto) produzione: Bastiana Films distribuzione: Cinecittà Luce; origine: Argentina, Italia, Francia; durata: 85’


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