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Perez. Conversazione con Edoardo De Angelis, Luca Zingaretti e Marco D’amore

Pubblicato il 27 settembre 2014 da Agostino Devastato


Perez. Conversazione con Edoardo De Angelis, Luca Zingaretti e Marco D'amore

È stata una conversazione rilassata ed informale l’incontro tra la stampa e il cast artistico di Perez al cinema Adriano di Roma. Dopo la presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia, Perez approda anche nelle sale italiane, distribuito da Medusa in circa 200 copie. C’è Luca Zingaretti, Marco D’amore e il regista Edoardo De Angelis. La prima domanda è per Zingaretti che in Perez oltre ad essere il protagonista si presenta anche nel ruolo di produttore.

Cosa ti ha spinto a produrre il film?

Luca Zingaretti: Io già da un po’ di tempo vagheggiavo la possibilità di fare il produttore, ovviamente la prima cosa a convincermi è stata la bellezza del progetto, che mi ha colpito fin dalla prima idea che Edoardo mi ha portato. Questo film è stato uno dei più grandi regali professionali della mia vita, e poi questo è proprio il tipo di film che volevo fare da produttore, è un film d’autore e allo stesso tempo tiene inchiodato lo spettatore allo schermo.

Il titolo è Perez (punto). Perché quel punto?

Luca Zingaretti: L’idea è quella di raccontare la storia di un uomo che ritorna in possesso della sua identità, quindi dopo il nome aggiunge solo il punto.

Sui due personaggi, si parla di rinascita di quest’uomo che riprende in mano la sua vita. Il prezzo è molto alto, lo fa uccidendo, passando dall’altra parte della barricata.

Luca Zingaretti: in parte si e in parte no, non dobbiamo considerare la seconda parte del suo percorso allo stesso modo dell’inizio. Nella prima parte c’è un uomo che si attiene alle leggi sociali, ma dopo subentra la legge di natura, io combatto per salvare la mia vita e quella dei miei affetti. Poi un altro aspetto mi piace di questo personaggio, la sua solitudine, Perez è solo, e quando c’è l’istinto di sopravvivenza bisogna ragionare in un altro modo, quindi passa dall’altra parte, ma l’altra parte non esiste più, sostanzialmente lui agisce per il bene.

La conversazione ora si sposta sulla forma del film, viene quindi coinvolto il regista Edoardo De Angelis che ci parla delle tecniche di ripresa di Perez.

Edoardo De Angelis:cercavamo insieme al direttore della fotografia, un linguaggio specifico per questo film, perché il centro direzionale è caratterizzato da spazi molto ampi, avevamo voglia di lunghi movimenti di macchina, ma non dovevano essere movimenti sporchi come la macchina a mano e nemmeno troppo patinati. La steadycam non ci soddisfaceva, quindi abbiamo utilizzato una attrezzatura modificata, abbiamo assemblato diversi pezzi ed è venuta fuori una sorta di piccolo mostro che ci ha aiutati a realizzare questo stile. Noi scopriamo che l’ambiante non è esattamente come sembra, nella prima immagine passiamo dalla solita cartolina di Napoli, col Vesuvio, fino ad entrare al Centro Direzionale che è quella sorta di cuore freddo di una città bollente come Napoli.

E sulla recitazione?

Edoardo De Angelis: È stato molto soddisfacente lavorare con loro, sono due professionisti, il modo in cui si approcciano al lavoro è curioso, non umile ma curioso, hanno sempre cercato entrambi di capire l’umanità di questi personaggi cercando di scoprire che segno dovessero avere, e secondo me hanno reso grande questo piccolo progetto.

Marco D’amore: se mi è concesso di essere onesto devo dire che mi annoia una po’ questa lettura bi dimensionale del film, ma mi annoiano quasi tutte queste letture sulle opere d’arte. Si, c’è un valore realistico però per l’impianto formale del film, per il valore di Eddy questo film ha un valore che non deve essere dimenticato. Non c’è racconto epico in cui l’eroe del film non gli tocchi un compito arduo, ha un mentore, ha una vergine sacrificale da difendere, e in maniera molto più ampia può essere considerata l’impresa eroica di un uomo che difende sua figlia. Anche i luoghi del film non sono luoghi realistici, questi ampi specchi del centro direzionale, questo bosco finale che a me ricorda molto Shakespeare, queste sono le grandi intuizioni del film, le cose che mi hanno reso felice di lavorare con Eddy, con lo sceneggiatore Filippo Gravino e gli altri.

A chi gli chiede se il centro direzionale di Napoli rappresenti il fallimento dello stato, le promesse non mantenute, Zingaretti risponde così:

Luca Zingaretti: Non saprei, non ci ho mai pensato. Non ha senso dirlo, è l’ultima cosa che mi verrebbe in mente. È vero che è un luogo di una promessa non mantenuta, però…

Edoardo De Angelis: più che altro, facendo ricerca in tribunale, ho trovato che quel luogo fosse emblematico per Perez, la sua relazione con la figlia e con la società… c’è molto Perez in quei luoghi e viceversa. Luca Zingaretti: Perez è come se vivesse in un laboratorio, scegliendo di non agire, è come se vivesse in un limbo in cui tutto sembra poco reale.

Il film è pieno di ironia cinica, quanto conta l’ironia in un film del genere così secco e asciutto, e quanto conta per i protagonisti, per i loro personaggi?

Edoardo De Angelis: il paradosso, l’elemento ironico per me è irresistibile, è un elemento molto presente nel modo in cui guardo il mondo, e in questo film lo abbiamo anche tenuto molto a bada, poi ha prevalso la scelta di dare un tono più asciutto al film, ma l’ironia non è scomparsa del tutto, soprattutto nel personaggio di Merolla. L’ironia è un elemento che ritengo prezioso perché fa somigliare il cinema alla vita.

Marco D’Amore: Questa è una bella lettura, perché si coglie l’ironia nella sorte dei personaggi.

Luca Zingaretti: l’ironia fa parte della nostra vita, mi piace molto pensare che questo elemento, entri comunque a pieno titolo in un film che parla di Napoli, che è un luogo in cui l’ironia la fa da padrona.

Nel film è molto evidente l’aspetto noir, le atmosfere polar, la voce off di perez, quali sono state le tue influenze?

Edoardo De Angelis: Gli elementi distintivi del noir mi sono stati utili per veicolare quelle sensazioni della sceneggiatura, non c’era un desiderio di partenza di realizzare un noir, abbiamo attinto al bagaglio del genere, e non ci sono stati film a cui abbiamo fatto riferimento, tranne forse Clint Eastwood, che è un po’ il santino a cui penso sempre, nei momenti di debolezza.

Il film è stato richiesto per un remake americano, cosa sta cambiando secondo voi?

Luca Zingaretti: Bisogna andare cauti e non sappiamo se qualcosa stia veramente cambiando. Voglio però dire che i momenti di crisi sono anche dei momenti in cui tutto viene rimescolato. Nelle crisi si creano delle situazioni che veramente sono inimmaginabili prima, quindi più che fare analisi su cosa sta cambiando, voglio dire che a volte le crisi possono essere veicolo di rimescolamento di carte, da cui possono nascere cose incredibili.


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