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Qualunquemente (Conferenza stampa)

Pubblicato il 18 giugno 2011 da Edoardo Zaccagnini


Qualunquemente (Conferenza stampa)

In più di 600 copie da venerdì prossimo, distribuito da 01, in una corsa a tre in compagnia di Immaturi, che esce sempre il 21, e di Ma che bella giornata, il film di Zalone che sta in girò già da un pò, ma che potrebbe continuare ad incassare tanto, tantissimo, come ha fatto fino ad oggi. Staremo a vedere come andrà il mercato, e chi la spunterà. Nel frattempo, Qualunquemente, di Giulio Manfredonia, con Antonio Albanese al centro di tutto, è stato presentato alla stampa. Al termine di un’affollata proiezione, accompagnata da un pugno di risate, e da un breve applauso sopra i titoli di coda, il regista, il mattatore, e tutto il cast, compreso lo sceneggiatore Piero Guerrera, hanno chiacchierato con i giornalisti. Ha iniziato Giulio Manfredonia:

Antonio ed io ci conosciamo da moltissimo tempo ed abbiamo già lavorato assieme. Sapevo della sua grande voglia di fare questo film, e dopo aver scritto la sceneggiatura con Piero Guerrera, mi ha chiesto di fare la regia. Gli sono davvero grato di questo regalo, perchè lavorare con lui è piacevole, e perchè Qualunquemente mi è sembrato da subito un film molto originale e insolito nel panorama cinematografico italiano. C’è si una maschera, come nella tradizione della commedia italiana, ma nel film si citano molti generi cinematografici diversi, si gioca con il surreale pur rimanendo molto aderenti alla realtà. Insomma, è stata una preziosa avventura.

La parola passa ad Antonio Albanese:

Il personaggio di Cetto La qualunque è nato da una grande voglia di raccontare il nostro paese. Poi quando è arrivata la Fandango ho pensato di coinvolgere Giulio, che conosce benissimo la mia comicità, il mio corpo, la mia figura di attore.

Roberta Ronconi di Liberazione, spiega che secondo lei questo non è un film comico, ma un’opera che lascia agghiacciati. Albanese le risponde:

Per me il film è comicissimo, ma lì diventa anche una questione di punti di vista, di gusti. Per il resto sono d’accordo sul fatto che Qualunquemente sia un film che va più a fondo, che mostra, che non serve solo a far ridere. Ma leggerlo unicamente in questo modo è secondo me un limite, perchè è attraverso la risata che il film si esprime e va letto. Con Cetto La Qualunque si ride, e poi ci si vergogna di aver riso. Non volevamo scoprire qualcosa di nuovo, ma raccontare a modo nostro quello che già si sa. Il film è un tentativo di rappresentare il nostro tempo. Io faccio questo mestiere da tanto, e credo che oggi fare comicità in Italia sia diventato molto difficile. Si rischia di inciampare nelle etichette, ed anche la satira viene manovrata, strumentalizzata. Non capisco più bene neanche cosa voglia dire questa parola, in un momento molto complesso, straordinariamente complesso...

Qualcun’altro fa notare ad Albanese come il personaggio di Cetto, in giorni come questi, sembri addirittura un moderato. La realtà supera la fantasia...

Non è colpa mia se negli anni il personaggio di Cetto è diventato un uccellino rispetto alla realtà politica italiana..

Alla conferenza stampa è presente anche Curzio Maltese, di La Repubblica. Il giornalista ironizza sul fatto che il film esca proprio in una settimana come questa, ed è simpatica la risposta di Antonio Albanese.

Da quando abbiamo iniziato a lavorare al film, c’è capitato un sacco di volte di dire ah.. se il film fosse uscito in questa settimana... E successo di continuo..

Un’altra giornalista chiede a Manfredonia se ci sia un film in particolare a cui si è ispirato, o comunque se esista un film che somiglia parecchio a Qualunquemente...

Non credo ci sia un film in particolare che somigli al nostro. Questo è un film dove si spazia molto, c’è mescolanza di generi, ma anche originalità. Si citano tante cose, sequenza per sequenza, ma non c’è un unico modello di riferimento..

Marco Spagnoli, visto anche il finale del film, chiede agli autori se hanno già pensato ad un sequel. Risponde Albanese

Si sa che certi personaggi sono molto ambiziosi e che non si può escludere una loro voglia di diventare pesci più grossi. Anche quella cartolina del Quirinale, tuttavia, che si vede nel finale, serviva per far ridere. Per ora ci auguriamo soprattutto che il film vada bene..

Tra le altre cose, come nota un altro giornalista, Qualunquemente è anche un film sul Sud Italia, oggi molto raccontato dal cinema italiano. La domanda è se il racconto sul Sud che il film compie, sia verosimile oppure esagerato...

C’è del vero sia per Albanese che per Sergio Rubini, il quale ha un ruolo minore nel film. Ma non è solo quello, il Sud. C’è ovviamente dell’altro, e Lorenza Indovina, anche per lei un ruolo nel cast, rammenta come le elezioni, nel comune in cui si è candidato Cetto, le avrebbe vinte il candidato De Santis, se La Qualunque non avesse imbrogliato, e che quindi il Sud aveva votato in un altro modo, quello più giusto.. Ancora Rubini aggiunge che il Sud è più complesso di come lo racconta il film, ma è normale che un’opera comica tenda a semplificare.. Manfredonia, poi, ricorda che nel Sud, e non solo, esistono paesi molto simili a quello di Cetto, ne esempio il paese vicino di Tivoli dove Qualunquemente è stato girato. Piero Guerrera, infine, sostiene che questo film è anche un omaggio al Sud, a quel Sud vissuto in maniera conflittuale sia da lui che da Albanese, entrambi figli di emigranti, per la sua bellezza e il dolore che provoca in loro..

Domanda secca dal fondo. La Qualunque è di destra o di sinistra?

Orizzontale, risponde Albanese, citando una sequena del film..

Un’altra domanda accenna al finale amaro, quello di un paese che non riesce a rialzare la testa. Ancora Albanese:

Purtroppo la situazione non è bella, ma noi siamo ottimisti, e speriamo che il film aiuti a riflettere. Qui i potenti non hanno nessun fascino, sono solo ridicoli, sono vestiti male, trattano male le donne, hanno cattivo gusto e sono cattivi esempi.

Nel giro di domande viene coinvolto anche Domenico Procacci, di Fandango, il produttore del film.

Abbiamo messo in questo film la stessa attenzione che mettiamo in tutti i film che facciamo, ma qui c’è qualcosa di assolutamente nuovo per il cinema italiano: mai il nostro paese era stato raccontato con questa chiave. Nello stesso tempo, però, era anche un film rischioso perchè non è mai facile portare al cinema un personaggio nato in tv. Volevamo farlo bene, e Giulio Manfedonia rappresentava una garanzia da questo punto di vista. Devo dire che la Rai non si è mai mostrata preoccupata, non ha messo alcun paletto..

Un’altra domanda è per lo sceneggiatore Piero Guerrera, su quanto è stato difficile trasportare il personaggio dalla tv al cinema:

Ci siamo chiesti a lungo se la cosa si poteva fare. Il rapporto che Antonio ed io abbiamo con Cetto è ambiguo, da una parte gli vogliamo bene, ma a volte gli auguriamo di morire. Il fatto è che egli continua ad essere attuale, e allora abbiamo pensato di trarne un’opera cinematografica. E permettetemi di ricordare come Antonio sia bravissimo sia negli sketch tipici di Cetto, che in tutti i momenti della storia, nelle situazioni meno comiche..

Continua Giulio Manfredonia:

Nel film dovevamo raccontare tutto il mondo di Cetto, che conosciamo ma che non avevamo mai visto. Gli altri attori, e nel film ce ne sono di bravissimi, dovevano accordarsi con Antonio,

Parla Lorenza Indovina:

Ringrazio Giulio ed Antonio di avermi dato questa possibilità. Nel film interpreto Carmen, la moglie di Cetto, dalla quale, per fortuna, mi sento molto lontana. Credo che il film abbia dei costumi molto efficaci, e sul set mi divertivo sin dal mattino, quando mi vestivano. Ma permettetemi di spendere qualche parola sul lavoro di Antonio, che è straordinario, perchè non fa mai caricature nè imitazioni, ma racconta un intero mondo attraverso i suoi personaggi.

Un giornalista chiede quante volte, durante la scrittura e le riprese, gli autori abbiano pensato a Berlusconi.. Gli risponde Albanese:

Quello di Cetto è un personaggio che nasce da lontano. Non abbiamo mai cercato di fare qualcosa di troppo immediato e troppo riconoscibile. Non abbiamo pensato troppo a Berlusconi perchè sarebbe stato troppo facile, e a noi piace lavorare.. Questo, però, è anche un film che parla dei figli, e questo è un altro problema nell’Italia di oggi.

Poi Manfredonia:

Abbiamo cercato di unire più figure e partiti, di mescolare per raccontare l’intero panorama.

Piera De Tassis, che ha moderato la conferenza, si chiede da dove nasca il bellissimo personaggio di Sergio Rubini..

Albanese spiega che solo Rubini poteva tratteggiare un personaggio di quel tipo, perchè è un grande attore, uno dei migliori che l’Italia di oggi possa offrire.

Ma poco dopo è proprio Rubini a prendere la parola, e non lo fa per raccontare il suo personaggio, quanto per rivolgersi ai giornalisti e fare loro un invito:

Io vi seguo, vi leggo, e vi invito ad esporvi di più, a non aspettare che si pronunci il pubblico prima che vi esprimiate voi. Una volta era diverso...


Antonio Albanese, Giulio Manfredonia, Sergio Rubini... e gli altri del cast.


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