Roma 2016 - Afterimage

Il destino ha voluto che Powidoki (titolo internazionale: Afterimage), inopinatamente scartato dai selezionatori della Mostra del Cinema di Venezia, venisse presentato in prima mondiale alla romana Festa del Cinema a pochi giorni di distanza dalla scomparsa del grande Andrzej Wajda, del quale costituisce una sorta di involontario testamento spirituale ed artistico. Campione della scuola cinematografica nazionale polacca, insieme a Polanski, Kieslowski e Zulawski, Wajda non poteva trovare miglior soggetto per concludere la propria fulgida carriera di Maestro, forse preoccupato di lasciare dopo di sé degli allievi, o degli eredi artistici, in grado di proseguirne la poetica nel rispetto degli ideali di libertà di espressione e di profonda considerazione per le migliori qualità dell’essere umano. Il Powidoki del titolo originale polacco sta per “immagine residua”, ovvero quel che di un’immagine si conserva nel ricordo quando si smette di guardarla: concetto alla base della “Teoria della Visione” di Wladyslaw Strzeminski, il maggiore artista polacco della prima metà del XX secolo, amico e sodale di Chagall e Malevič, il cui Suprematismo intese superare, elaborando, negli anni 20, l’Unismo, e fondando l’Accademia di Belle Arti di Lodz, dove per anni tenne in aule gremite di studenti appassionati e sognatori lezioni leggendarie di Storia dell’Arte. Insieme alla scultrice Katarzyna Kobro, che fu sua moglie e gli diede una figlia, creò all’interno del Museo di Belle Arti di Lodz la Stanza Neoplastica, che ospitava i dipinti di lui e le sculture di lei, espressioni di un’avanguardia artistica nata dall’esperienza del Costruttivismo sovietico, in pieno accordo con le teorie avanguardiste della Rivoluzione bolscevica cui la coppia di artisti aderì con convinzione sincera. Ma con Stalin le cose mutarono radicalmente, e i nuovi principi del Realismo Socialista del famigerato Ministro della Cultura sovietico Zdanov richiamarono all’ordine l’intero mondo artistico oltrecortina imponendo canoni estetici che escludevano ogni formalismo e ogni avanguardia fondata su un’oggettività distante dal continuo divenire della rivoluzione. Il film di Wajda rappresenta la scansione feroce e implacabile dello stillicidio che portò gradualmente il professor Strzeminski a perdere la sua cattedra e rinunciare quindi alla sua opera di divulgazione di un’idea di libera espressione artistica, e a subire, con il ritiro della tessera del partito, la perdita di ogni diritto sociale, compreso quello di lavorare. Tutta la sua produzione, insieme alle sculture della moglie, fu tolta dai musei e dalle raccolte d’arte e la Stanza Neoplastica fu integralmente smantellata, con il puro scopo di cancellare ogni memoria delle opere, del loro portato ideologico, e dei loro creatori. Ma esiste una “immagine residua”, anche di qualcosa che qualcuno ha deciso di cancellare per sempre, e a risarcire il ricordo di Strzeminski, morto di stenti e di malattia, dimenticato da tutti se non da sua figlia e dagli studenti che gli rimasero fedeli, ecco Afterimage, questo magnifico film visivamente pensato e realizzato da un Maestro il cui stile senza tempo rende vividamente il grigiore e la miseria morale del comunismo sovietico, illuminati dal faro dell’arte, dagli occhi chiari di attori con volti “antichi” e bellissimi, accesi dall’amore per la libertà in qualunque espressione dei sentimenti e della creatività umana: fantasmi riesumati da un ricordo moralmente necessario, finalmente eternati, a imperitura memoria, da questo film che sembra arrivarci da un mondo lontano dove gesti e dettagli conservano ancora un proprio senso universale e mai smussato, anzi semmai corroborato dal passaggio del tempo. Tragico, amaro, eppure catartico come un rituale dalla ricostruzione sofferta ma resa inevitabile dall’esigenza di un pieno risarcimento, Afterimage gira intorno alla magistrale interpretazione di Boguslaw Linda, attore popolarissimo in patria che per Wajda collaborò a L’Uomo di Marmo e a Danton, e che effetti speciali chirurgici e invisibili hanno privato di una gamba e di un braccio. La splendida colonna sonora, sospesa tra un ansiogeno senso di imminente catastrofe e l’attonita dolenza di una pietà solidale e consolatoria, utilizza brani del defunto compositore polacco Andrzej Panufnik, anch’egli vittima delle repressioni del regime sovietico, ma redento dal Regno Unito, dove si trasferì nella seconda parte della sua vita per potersi dedicare in tutta serenità alla composizione.
(Powidoki); Regia: Andrzej Wajda; sceneggiatura: Andrzej Mularczyk; fotografia: Pawel Edelman; montaggio: Grazyna Gradon; musica: Andrzej Panufnik; interpreti: Boguslaw Linda, Zofia Wichlacz, Bronislawa Zamachowska; origine: Polonia, 2016; durata: 98’
