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Roma 2016 - Layala M.

Pubblicato il 19 ottobre 2016 da Monia Manzo


Roma 2016 - Layala M.

Nell’Olanda multirazziale dei sobborghi di Amsterdam, una piccola amazzone, Layla, appare in una prima inquadratura nella quale si sbraccia per avere la meglio nel suo ruolo di guardialinee.
Dalla presentazione mascolina della protagonista che ci offre la regista, tutto ci potremmo aspettare tranne che possa trattarsi di una teenager catturata completamente dall’estremismo religioso, che cozza evidentemente con una visione musulmana moderna della sana famiglia di origine marocchina integrata in Olanda.
Già dalle scene successive alla prima nel campo di calcio, scorrono infatti le immagini piuttosto intense del viso della protagonista, che non perde mai occasione per dimostrare con espressioni di palese disgusto e distacco, il suo poco interesse a prendere parte ad uscite di famiglia o ai divertimenti in generale.
Al contrario si dedica a frequentare un centro religioso di estremisti, in cui donne e uomini si ritrovano a pregare e non solo, visto che è evidente oggetto di controllo della polizia locale, che non a caso cerca basisti di possibili attentati terroristici proprio lì.
La figura della ragazza appare molto ben delineata e gli ambienti scenografici utilizzati per girare le scene, soprattutto le interne, sono di un neorealismo quasi nostrano, rendendo perfettamente l’idea della claustrofobia che regna sovrana in alcune location religiose e ci trasmette il mood di coloro che ne possono essere risucchiati.
Layla come tutte le adolescenti è in una fase di grande trasporto emotivo, tanto da innamorarsi di uno degli attivisti più giovani ma anche importanti: è lui il gancio che la fa distaccare da tutta la sua vita affettiva e non.
Dopo un intenso scambio di messaggi via Skype i due ragazzi si sposano per poi recarsi in Belgio dove il giovane marito si occupa di filmare un addestramento di combattenti della Jihad islamica.
Poco dopo che la coppia è fuggita in auto, il gruppo di terroristi è scovato dalla polizia belga e così i due, ancora più motivati da un’ ideologia estremistica della loro religione, si recano in Siria per arruolarsi e combattere gli "infedeli".
La vita di Layla cambia in breve tempo, infatti a differenza che in patria, è molto isolata a causa degli uomini e Abdel la costringe a stare chiusa in casa, ad essere sorvegliata e inoltre la picchia.
Il finale del film è piuttosto frettoloso rispetto alla compattezza delle altri parti della storia e ci mostra Layla sola, dopo la partenza del marito, che morirà durante una delle azioni di guerra.
I sogni di una giovanissima sono stati assorbiti e traviati dalla religione, che altro non è che un viatico verso la qualsiasi perdizione e morte sia fisica che morale.
La regista si è mossa molto bene trattando tematiche molte delicate riguardanti la "radicalizzazione" delle ideologie religiose, che spesso vengono strumentalizzate sia da parte dell’opinione pubblica che da coloro che ne sono i promotori.
Il fenomeno sociale del terrorismo islamico nel Nord Europa è molto sentito in questo periodo storico e nel lavoro della regista olandese viene visto attraverso gli occhi di una ragazza piena di buoni propositi, come se rappresentasse una sorta di contro/ stereotipo atto alla risoluzione, seppur leggera, di molte,troppe responsabilità che sono attribuite ai giovani che vengono coinvolti, attratti da ideali di purezza e giustizia.
Layla M. sembra nel suo insieme un lavoro realizzato con molta attenzione e realismo tanto da tenere incollato allo schermo lo spettatore per tutta la durata del film.


CAST & CREDITS

(Layla M.) Regia: Mijke de Jong ; sceneggiatura:Jan Eilander ; fotografia: Danny Elsen; montaggio:Dorith Vinken ; musica: Can Erdogan; interpreti: Ilias Addab, Nora El Kossour; produzione: Arnold Heslenfeld, Laurette aschillings, Frans Van Gestel; origine: Netherlands, Belgium, Germany, Jordan, 2016; durata: 110’


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