X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Roma 2016 - Noces

Pubblicato il 21 ottobre 2016 da Fabiana Sargentini

VOTO:

Roma 2016 - Noces

Noces non lascia fiato: esci ferito a morte. È un diamante grezzo, affilato, scintillante, seducente e duro come la pietra più preziosa del mondo. Con i fratelli Luc e Jean-Pierre Dardenne (massimi esempi di cinema belga contemporaneo) il regista Stephan Streker ha in comune le riprese alle spalle, la macchina da presa incollata alla nuca a seguire la protagonista Zahira in alcune sequenze: quando, la prima volta, va via dall’ospedale; quando cammina per il corridoio a scuola o sul binario della stazione. Sono ripetute alcune scene di corsa: a piedi verso il cancello dell’edificio in ritardo per la lezione (bellissime riprese con carrello che diventa steadycam), disperata in fuga da chi vuole che si adegui a un modo di pensare non suo, in moto con il ragazzo verso le montagne, nascondiglio protetto da occhi indiscreti e imposizioni familiari. Il contrasto forte è giocato sulla bella disinvoltura della ragazza afghana perfettamente integrata nella cultura belga, l’apparente morbidezza nei costumi della famiglia pakistana e, per opposizione, invece, il maschilismo radicato, l’integralismo applicato, la violenza nei valori tradizionali che vinceranno su tutto, ad ogni costo. Zahira sorride fuori casa, alla gente, ai compagni e ai professori, alla vita e si spegne in mutismo e bocca all’ingiù tra le mura domestiche, serrata tra affetti ricattatori seppure quanto mai sentiti e profondi, davanti ai quali non riesce che ad annuire, a reprimersi alla prima battuta paterna, a spostare sul fratello le istanze da fare ai genitori, per interposta persona. Lei e Amir sono più o meno coetanei, più o meno desiderosi di una vita sociale comunitaria occidentale, discoteca, ballo, allegria spontanea ma, essendo femmina e maschio, non hanno gli stessi diritti di viverla. Un dialogo è esaustivo delle differenze culturali tra i due paesi: il padre pakistano (Babak Karimi, montatore iraniano naturalizzato italiano, visto come attore nei film di Asghar Farhadi) al padre belga della migliore amica della figlia (Olivier Gourmet, vincitore del premio per la migliore interpretazione maschile al cinquantacinquesimo festival di Cannes per il ruolo di un padre che prende come apprendista falegname il giovane assassino del figlio cinquenne, nel film Il figlio dei Dardenne): "Ci sono quindici donne nubili in questa strada: più che in tutto il Pakistan". La sequenza più scioccante (una tra le tante) è quella del dialogo con la sorella maggiore, arrivata come messaggera del volere paterno (e di Allah), già sottomessa ad un matrimonio combinato con un ragazzo afghano, come comandano le regole dell’islamismo: "Siamo donne, tutto è imposto nella vita, tutto. Nulla è giusto. Bisogna accettare". In quelle parole schiette, dirette, lucide c’è il fulcro del film, il centro del problema: appartenendo al genere femminile, pur vivendo in un altro continente devono acconsentire, fine della storia. Una volta smesso di lottare contro questo pregiudizio, contro questa gigantesca ingiustizia si può tornare a vivere una esistenza normale, perimetrata al millimetro ma normale, se si ha fortuna può darsi che arrivi pure l’amore. Il concetto è chiaro, lucido, potente: non si può fare niente, la religione è una pietra sotto cui tutti, volenti o nolenti, vengono schiacciati: figlie, fratelli, madri, padri. Affilato come un coltello nel cuore, tagliente come un diamante. Bella fotografia, sapiente montaggio, ottima sceneggiatura. Clamorosa la giovane Lina El Arabi, su cui l’intera pellicola si poggia, sui suoi primi piani, sui suoi comunicativi occhi neri. Speriamo trovi la distribuzione che merita.


CAST & CREDITS

(Noces); Regia: Stephan Streker; sceneggiatura: Stephan Streker; fotografia: Grimm Vandekerckhove; montaggio: Jerome Guiot, Mathilde Muyard; interpreti: Lina El Arabi, Sébastien Houbani, Babak Karimi, Olivier Gourmet, Alice De Lencquesaing, Zacharie Chasseriaud; produzione: Michaël Goldberg, Philippe Logie; origine: Belgio, Pakistan, 2016; durata: 95’


Enregistrer au format PDF