X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Sei mai stata sulla Luna? - Conferenza Stampa

Pubblicato il 21 gennaio 2015 da Annalaura Imperiali


Sei mai stata sulla Luna? - Conferenza Stampa

Dopo l’introduzione della moderatrice del dibattito in sala, al cinema Adriano di Roma, al termine della proiezione stampa di Sei mai stata sulla Luna?, prende la parola il produttore Agostino Saccà il quale, reduce dalla lunga esperienza maturata nell’ambito dall’area manageriale Rai e dopo tanta produzione televisiva – in particolar modo legata al genere della fiction, decide di debuttare al cinema proprio con questo primo film in collaborazione con Paolo Genovese. La sua nota editoriale è breve e positiva rispetto al prodotto con cui è uscito dal “calduccio di mamma Rai": si tratta di un film corale che però, pur essendo tale, riserva una grande attenzione ai singoli personaggi, studiati con cura ognuno nella propria caratteristica singolarità. La grande sfida posta davanti alla produzione è tanto prevedibile quanto seria: se un film come questo non incassa molto, tra i costi produttivi e distributivi, il produttore stesso corre il concreto rischio di andare in perdita. Liz Solari, modella e da poco anche attrice argentina di origine colombiana, proveniente da una famiglia di alto livello calcistico, dal canto suo, è arrivata al film di Genovese tramite un regolare casting, successivamente suffragato da una significativa chiamata su skype dall’Argentina con il regista, a cui è immediatamente seguito il volo per Roma e l’inizio delle riprese. Genovese voleva avere una donna nuova per il pubblico italiano: con la Solari, in effetti, porta sul grande schermo nostrano il modello di una bellezza nordica, pur essendo quest’ultima originaria del “caliente” sud del mondo.
Raoul Bova, timido sia nella vita privata che di fronte al pubblico, segue quasi pedissequamente le indicazioni del regista. Racconta anche di avere una piccola fattoria vicino Rieti dove vive il padre, che lui ama molto e dove ha fatto spontaneamente la gavetta per il film. Bova, dunque, si svela nel suo doppio animo bucolico e manifesta la propria emozione per il mondo della campagna vissuto dall’attore romano come virgilianamente rigenerante. “È più difficile recitare con i bambini – conclude l’attore della Capitale - perché sono molto più spontanei e bravi, spesso, degli adulti…”.
Il bambino in questione, per la prima volta sugli schermi cinematografici, ha undici anni e si chiama Simone Dell’Anna: il cast intero applaude di fronte al suo piccolo ma ben ponderato intervento, additandolo come una nuova promessa del cinema italiano.
Neri Marcorè si mostra durante la conferenza stampa come un vero grande attore, quale egli è. Ironico e autoironico, racconta di come il suo personaggio gli sia venuto spontaneamente, nascendo dalla propria volontà di scoperta graduale dello stesso al di là della presenza, più o meno attiva, del regista.
Sabrina Impacciatore, attrice molto sexy e notoriamente brava, è timida e sognatrice anche dal vivo. In effetti il personaggio di Mara, sul quale lei stessa ha avuto nel tempo un grande confronto con il regista già in fase di scrittura del film, e che non vuole rappresentare un modello femminile stereotipato del Sud, ma piuttosto romantico e anacronistico, sembra calzarle a pennello. Carola, interpretata dalla romana Giula Michelini, a detta della stessa attrice è nata “strada facendo”. Si tratta di un personaggio poetico che vive un reale che non c’è: filo conduttore, quest’ultimo, che si può generalizzare come costante di tutto il film.
Emilio Solfrizzi introduce il proprio ruolo, quello del trasparente Felice che pian piano riesce a trovare l’amore, riprendendo la comica ironia già introdotta da Marcorè: recitare un pugliese (e lui, barese per precisione, lo è per nascita) è una sfida nuova che gli è stata piacevolmente proposta. Solfrizzi porta sulle proprie spalle l’onere e l’onore di un elemento importante: quello di mostrare, accanto a Sergio Rubini, il doppio volto della regione Puglia che, alla fine, fa sognare e unisce il bianco e il nero di due "rette parallele" capaci di uscire dai propri binari e di diventare coincidenti. Sergio Rubini affronta in modo più serio e profondo il problema del Sud nel linguaggio cinematografico: esso oscilla tra un’immagine troppo “cattiva” e una troppo “buona”. Come dicevano i progenitori latini: “in medio stat virtus”. Quello che, secondo l’altro attore barese, è innovativo nel film è senza dubbio il finale, atto a rovesciare la classica iconografia dell’uomo del Sud. Pur pensando che il proprio personaggio fosse più piccolo, Rubini, alla fine, ha portato a termine con fierezza un ruolo prepotente in tutta la propria divertente e provinciale caratterizzazione. Rubini conclude affermando che se spesso il lato formale delle commedie italiane viene trascurato, in Sei mai stata sulla Luna? esso viene messo molto in evidenza, facendo sì che emerga il potenziale estetico del film e, soprattutto, del regista che l’ha ideato.
Sermonti gioca il ruolo più arido di tutti, dall’inizio alla fine. Il suo personaggio viene contraddistinto proprio dalla banalità di una totale mancanza di cambiamento, né interiore né esteriore, che lo rende ontologicamente squallido e per antonomasia più che antipatico agli occhi dello spettatore.
Paolo Genovese si sofferma, sulla base delle domande dei giornalisti in sala, sull’idea della canzone di De Gregori: come e dove nasce? “De Gregori – spiega Genovese - è un mito per la mia generazione!”. Il cantautore ha deciso di partecipare al film scrivendo la sua canzone proprio perché il regista non gliel’ha chiesto: una differenza, rispetto a tante altre situazioni vissute dal grande collega e amico di Lucio Dalla, che – mi scuso per il gioco di parole... – fa la differenza.
La conferenza si chiude con un approfondito ringraziamento finale del regista al cast, “eccezionale” per citare le sue stesse parole, e con la rievocazione di alcuni importanti momenti dentro e fuori campo: la precisione di Rubini nella scena in cui lava per terra e rende questa umile attività il centro propulsore di tutta la sua recitazione; le lacrime, sentite e vere, della Michelini che piange per la fine della storia con l’ex; Sabrina Impacciatore e il suo dialetto pugliese diventato, ormai, un’abitudine anche fuori dal film; Raoul Bova e Liz Solari credibili in tutte le scene d’amore e d’affetto; Marcorè e Solfrizzi che governano benissimo ognuno il proprio personaggio, di base sopra le righe, facendolo diventare un tutt’uno con il resto del coro. Una nota conclusiva: il brand Blumarine è stato lieto di annunciare la sua partecipazione, come si legge testualmente nel pressbook del film, in veste di product placement: le scene d’alta moda, con sfilate che alternano la ricostruita sacralità sulle passerelle di Parigi alla sentita sacralità del funerale di paese in Puglia, fanno parte del bagaglio esteticamente interessante che Sei mai stata sulla Luna? porta con sé.


Enregistrer au format PDF