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Sherlock Holmes - Gioco di ombre

Pubblicato il 11 dicembre 2011 da Simone Isola


Sherlock Holmes - Gioco di ombre

In un’affollata conferenza stampa all’Hotel de Russie di Roma è stato presentato Sherlock Holmes – Gioco di ombre, sequel del blockbuster del 2009 dedicato al celebre investigatore londinese nato dalla penna di Conan Doyle. Erano presenti il regista Guy Ritchie, il protagonista Robert Downey Jr. e i produttori Lionel Wigram e Joel Silver. Tutto si è svolto in un clima rilassato e di grande partecipazione; subissati da una pioggia di domande, gli autori si sono concessi con insolita disponibilità.

Il successo di questa moderna rilettura del mito di Sherlock Holmes è legato dall’unione di un personaggio popolare col moderno action movie?

Robert Downey Jr.: Il successo credo sia dovuto al team che i produttori hanno deciso di mettere insieme, Guy come regista e me come interprete. Tra noi è nata l’idea di offrire il personaggio in un’ottica diversa. Le storie di Arthur Conan Doyle, a dire il vero, hanno ispirato un po’ tutti i supereroi moderni: se andiamo a vedere, Moriarty è venuto prima di Dr. No.

Guy Ritchie: Conan Doyle ha creato un personaggio "alla Bond" già 130 anni fa, con una storia molto sofisticata: una serie di romanzi che erano popolari e divertenti, con un eroe d’azione dotato di un fine intelletto.

Joel Silver: E’ stato Lionel a parlare per primo di una rilettura moderna di Holmes. Volevamo raccontare una storia vittoriana in chiave contemporanea: se pensate che ciò che ne è venuto fuori sia eccitante come Bond e Batman, ma al tempo stesso rispettoso del mito originale, beh il nostro obiettivo è stato raggiunto. Le storie di Sherlock, poi, sono sempre state seriali, a partire dai romanzi originali: fra qualche anno, mi piacerebbe star qui a parlare di Sherlock 23, come adesso si parla di Bond 23!

Guy Ritchie ha per anni animato la scena del cinema indipendente. Ora si è prestato ad una serie destinata al grande pubblico. E’ questo l’elemento che rende il vostro Holmes diverso da altri prodotti mainstream, meno ricchi di inventiva?

Joel Silver: Io credo che molti registi indipendenti, come Guy, siano stato adottati dagli studios conservando il loro stile originale. Mi piacerebbe produrre altre pellicole del genere, che vengono da registi indipendenti prestati alle grandi produzioni.

Come avete affrontato i racconti di Conan Doyle?

Robert Downey Jr.: Abbiamo privilegiato alcuni punti chiave. In questo film, ad esempio, elemento centrale è il dualismo Sherlock/Moriarty, e ogni volta che eravamo indecisi sulla strada da prendere tornavamo a rileggere le storie originali cercando di trovare nuovi spunti. Io sono tra quelli che pensano che, quando ci si serve di una storia scritta da qualcun altro, non si può mai fare meglio dell’originale.

Downey Jr., dal film traspare una sua viva passione per questo progetto. Cosa ha apportato lei al personaggio, e cosa ha apportato invece Guy Ritchie?

Guy Ritchie: Il team creativo ha partecipato con grande entusiasmo. Mettere passione nel proprio lavoro è la spinta alla base di tutto: abbiamo discusso molto, ma siamo felici di esser riusciti ad ottenere una buona sintesi. Si percepisce nel film il grande rispetto che abbiamo avuto l’uno per l’altro.

Joel Silver: Persin la moglie di Robert, Susan Downey, è stata fondamentale nel processo creativo: non ha mollato la sceneggiatura un attimo, faceva come un cane col freesbee… Tutti noi abbiamo cercato di rendere questo film speciale.

Lionel Wigram: C’è anche da dire che, una volta girata una scena, Guy stava sempre lì a chiederci cosa si poteva migliorare: tutti noi ci facevamo questa domanda, sul set, puntando sempre alla massima qualità.

Rispetto al film precedente, l’aspetto “moderno” di Sherlock Holmes è ancora più sottolineato, anche nei travestimenti. Niente cappello da caccia, pipa, ecc…

Guy Ritchie: L’estetica non doveva essere per forza quella originale, non volevamo fermarci a una visione stereotipata del personaggio. Volevamo che l’estetica del personaggio fosse altrettanto fresca come la nuova visione della storia.

Robert Downey Jr.: Ma la visione classica con mantellina, lente, è fatta più che altro di stereotipi introdotti successivamente da cinema e tv, mentre i travestimenti erano già presenti nelle storie originali.

Downey Jr., lei ha seguito qualche corso di arti marziali per i combattimenti del film? Robert Downey Jr.: No, io conoscevo il kung-fu cinese, e Guy è bravo nel Jujitsu. Volevamo comunque che gli scontri avessero un forte contrappunto emotivo, la parte "fisica" è molto presente nel film. Nel prossimo episodio probabilmente introdurremo il Baritsu, una sorta di Jujitsu all’inglese.

Innestando elementi "action" nel mito di Holmes non si corre il rischio di ridurre la parte strettamente investigativa?

Robert Downey Jr.: Sì, è un rischio che abbiamo corso. Al riguardo stiamo valutando, per il prossimo film della serie, di impostare una storia con elementi investigativi più presenti.

Sin dal primo episodio si è notata una singolare alchimia tra i protagonisti. Quanto c’è del lavoro del regista in questi risultati?

Guy Ritchie: Un regista una volta disse che il 90% del suo lavoro era costituito dal casting: fin dall’inizio eravamo sicuri di Robert. La scelta di Jude è avvenuta dopo ma senza alcun dubbio. Questa alchimia tra i due interpreti è l’essenza del film: è come se tu, regista, guidassi la carica e loro andassero da soli verso la tigre.

Robert Downey Jr.: Se il pubblico non ci avesse accolto positivamente non saremmo stati qui nel sequel. In questo nuovo episodio abbiamo ampliato e approfondito alcuni aspetti dei personaggi. Volevamo, ad esempio, che il personaggio di Watson raccontasse una storia interessante e misteriosa sul suo rapporto con Sherlock.

Nel film c’è un presenza massiccia di armi, vista anche l’ambientazione storica che riflette il rischio di una guerra imminente. Avete fatto un lavoro di ricerca su questo aspetto?

Lionel Wigram: Ovviamente siamo stati ispirati dalla storia: il concetto del film è che Moriarty stesse cercando di manipolare l’Occidente e far scoppiare il conflitto mondiale venti anni prima del suo effettivo inizio. Abbiamo fatto ampie ricerche sulle armi presenti nel film, sono tutte basate su prototipi reali. Magari alcuni modelli sono usciti qualche anno dopo gli eventi raccontati nel film: storicamente, però, siamo nel periodo corretto.


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