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TORINO FILM FESTIVAL 2006 - AMERICANA - REQUIEM FOR BILLY THE KID

Pubblicato il 24 novembre 2006 da Antonio Valerio Spera


TORINO FILM FESTIVAL 2006 - AMERICANA - REQUIEM FOR BILLY THE KID

Un ultimo saluto, un abbraccio d’addio a Billy the Kid. Ma chi era veramente? Un eroe o un bandito? Qualunque sia la verità, la sua vita è una delle pagine più note del West. Ha ispirato cinema e letteratura ed è diventata un tassello fondamentale nella cultura occidentale americana. E’ il 14 luglio del 1881 quando Pat Garrett lo uccide. Billy aveva ventun’anni e in quel giorno nasce la sua leggenda.
Partendo dalla lapide della sua tomba, Anne Feinsilber ritorna sulle tracce di Billy, mostrandoci i luoghi in cui ha vissuto, raccontandoci i suoi delitti, le sue amicizie, i suoi amori. Sfruttando la riapertura del dossier da parte dello sceriffo della contea di Lincoln, la regista segue le ipotesi circa la sua vera identità e la sua morte.
Così, Requiem for Billy the Kid, con il proseguire della narrazione, acquista sempre più il tono di inchiesta. Servendosi delle testimonianze dei nuovi sceriffi e degli attuali abitanti dei luoghi in cui si presume abbia vissuto, la Feinsilber ripercorre la vita di William Bonney (vero nome di Billy) cercando di confutare le idee di chi pensa che non sia mai esistito, che non sia stato ucciso da Garrett o che non abbia incarnato il personaggio leggendario della cultura comune.
Il racconto è costruito con una doppia voce fuori campo, quella della regista e quella di un’ipotetico Billy che parla dall’aldilà. Così, la narrazione assume i toni di un fantastico dialogo tra i due, quasi un’impossibile intervista postuma che cerca di chiarire vicende ancora avvolte dal mistero. Questo espediente narrativo, forse un po’ banale ma riuscito, lascia comunque al realismo del documentario quell’alone di leggenda che caratterizza l’intera vita di Billy the Kid.
Il film è un omaggio alla memoria, un’incursione nella storia degli U.S.A. Ma è anche un inno alla giovinezza, incarnata proprio nella figura del mitico bandito, e soprattutto un gioco cinefilo. Infatti la regista, non solo inserisce nel montaggio spezzoni di Pat Garrett & Billy the Kid di Sam Peckinpah (1973), ma la sua analisi sul carattere di Billy è costruita anche sulle interviste a Kris Kristofersson e Rudolph Wurlitzer, rispettivamente interprete e sceneggiatore di quella pellicola. Con queste due testimonianze la Feinsilber ci riporta indietro nel tempo, verso un cinema immortale che è stato simbolo di una generazione e di una cultura.
Lo sguardo contemplativo della macchina da presa, che si muove lenta tra i paesaggi americani, dà alla pellicola la cadenza di una preghiera malinconica, di un requiem appunto, che ha l’obiettivo e l’obbligo di ricordare. Ma se è vero che non si hanno certezze sulla vita di Billy, altrettanto veritiero è che proprio questo dubbio trasfigura la storia in leggenda. E Anne Feinsilber la vuole lasciar tale.

(Requiem for Billy the Kid) Regia: Anne Feinsilber; soggetto e sceneggiatura: Jean-Chrisophe Cavallin, Anne Feinsilber; fotografia: Patrick Ghiringhelli; montaggio: Pauline Gaillard; musica: Claire Diterzi; interpreti: Kris Kristofferson, Tom Sullivan, David Bonnel, Joe Salazar, W. Grisson jr. III, Rudy Wurlitzer, David Spencer;produzione: Cargo Film; distribuzione: MK2 Office; origine: Francia; durata: 85’.


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