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TORINO FILM FESTIVAL 2006 - AMERICANA - THE NOTORIOUS BETTY PAGE

Pubblicato il 17 novembre 2006 da Andrea Esposito


TORINO FILM FESTIVAL 2006 - AMERICANA - THE NOTORIOUS BETTY PAGE

La vita di Betty Page, una delle più celebri pin-up degli anni ’50, e la nascita di un’icona formidabile e trasgressiva della cultura pop.
L’idea della regista Mary Harron, già firma di Ho sparato a Andy Warhol e American Psycho, è quella di fotografare un periodo ben preciso della vita di Betty Page, quello che va dall’inizio della sua carriera di modella fino al suo ritiro a vita privata a 34 anni, dopo aver subito un processo per pornografia con l’accusa di istigazione alla delinquenza giovanile.
Come dichiarato dalla Harron, il film vuole essere una riflessione sulla concezione del sesso negli anni ’50 in America attraverso la figura di Betty Page, e un’analisi del significato del suo mito dal punto di vista della stessa modella.

La troviamo subito davanti al tribunale, in attesa di affrontare il processo. Dai suoi ricordi ricostruiamo la sua infanzia in una Nashville bigotta, la prima parte della sua vita segnata da una madre intransigente, un matrimonio sbagliato, l’esperienza dello stupro.
Ma se osserviamo bene, nulla sembra segnarla davvero in pofondità; la Harron non scava dolorosamente all’interno della personalità della pin-up: ci mostra gli avvenimenti epocali della sua vita, anche quelli tragici, ma non ci dice cosa davvero pensa, non esplora i suoi reali sentimenti, i più reconditi.
Ciò accade probabilmente per una precisa scelta, in quanto questo film, che è insieme un omaggio e un atto d’amore alla sua protagonista, non volesse, per rispetto, invaderne il mondo interiore. Inoltre, cosa più importante, più che i pensieri sono determinanti i gesti e il corpo di Betty Page. Questa riservatezza rivolta all’interno fa da positivo contraltare del pudore dei corpi che permea la società americana anni ’50. E Betty Page, attraverso il suo corpo totemico esibito senza malizia, ma con intima naturalezza, finisce proprio per scardinare il confine che segna il territorio dell’erotismo, della moralità e del sesso della sua società. Il disvelamento del suo corpo - su questo si sviluppa visivamente il film - parte dalle smorfie che la Page offre alla macchina fotografica nei primi servizi, emblemi dell’atteggiamento scherzoso verso l’erotismo e la sensualità.
Poi il corpo: i corpetti di cuoio, il lattice (l’aspetto bondage dell’icona Betty Page è brillantemente evidenziato), frustini, tacchi a spillo. Ma la nudità è, in realtà, l’aspetto fondante del suo corpo.
In una scena del film, Betty Page posa per un servizio fotografico in un bosco. A un tratto propone al fotografo di farle togliere il pezzo superiore del costume. Poi è lui a proporle di togliersi quello di sotto, e lei accetta. Ora lei è nuda, e si offre alla macchina da presa in tutto il suo splendore. Ma qui è il fotografo a chiederle di mettersi di schiena, per non mostrare troppo. In un sistema culturale in cui la seduzione è mostrare ma non mostrare troppo, la trasgressività vera della figura di Betty Page sta proprio nell’incontenibile naturalezza del suo erotismo, la nudità come una debordante caratteristica espressiva del suo corpo, che sia vestita o no. “Quando è nuda non sembra nuda” dice di lei la Yaeger, e quando è vestita sembra nuda. E per questo, prosegue la fotografa, è l’essenza del nudismo.

(The Notorious Betty Page) Regia: Mary Harron; sceneggiatura: Mary Harron, Guinevere Turner; fotografia: Mott Hupfel; montaggio: Trincia Cooke; musica: Mark Suozzo; scenografia: Gideon Ponte; interpreti: Gretchen Mole (Bettie Page), Chris Bauer (Irving Klaw), Jared Harris (John Willie), Sarah Paulson (Bunny Yaeger); produzione: HBO Films, Killer Films, IFC Films, John Wells Producitions; origine: USA, 2005; durata: 91’


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