X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Tutta colpa di Freud

Pubblicato il 30 settembre 2013 da Vincenzo Libonati


Tutta colpa di Freud

Ci sono quasi tutte le stelle della Passegiata delle celebrità del cinema nostrano. Claudia Gerini, Alessandro Gassman, Marco Giallini, Vittoria Puccini, Vinicio Marchionni ed altri. Qualcuno manca, pur essendo parte integrante del film Tutta colpa di Freud di Paolo Genovese, che oltre a firmare la regia, ha scritto la sceneggiatura da una idea partorita insieme a Leonardo Pieraccioni e Paola Mammini. Mancano alla presentazione ma solo per questioni di altri impegni Maurizio Mattioli, Michela Andreozzi, Dario Bandiera, Edoardo Leo.

Il film che uscirà nelle sale il 23 Gennaio 2014, narra o meglio, narrerà di un analista, interpretato da Marco Giallini, alle prese con tre casi, di tre donne uno più disperato dell’altro. Nel gioco della commedia naturalmente, le tre donne sono le figlie dell’analista. Riusciranno i nostri eroi...? Si diceva tempo addietro. Uno dei problemi maggiori è stato far digerire il titolo a chi non conosce lo psicanalista austriaco, che sia sul set sia nei dintorni lo pronunciavano tal quale è scritto.

La conferenza si è svolta al teatro dell’Opera di Roma, dove il cast sta girando alcune scene, di cui è protagonista Vinicio Marchionni, ladro gentiluomo nel film e nella vita. Naturale che ai molti giornalisti presenti in sala, venga spontanea la domanda sul rapporto degli attori seduti dietro al banco dell’inquisizione cinematografica, con la psicanalisi. Quasi tutti, ad eccezione di Giallini, hanno sostenuto o sostengono ancora percorsi in tal senso. Gassman ha superato gli attacchi di panico di cui soffriva. La stessa cosa vale per Marchionni e con sfaccettature differenti per gli altri. In questo caso verrebbe da dire tutto merito di Freud.

Paolo genovese, il regista dai venti milioni di euro, tanto ha incassato coi Babbi Natale Aldo, Giovanni e Giacomo, è il vero mattatore e moderatore della presentazione della sua nuova fatica. Ci tiene a sottolineare di quanto sia difficile girare al centro di Roma, una città che non aiuta il cinema a suo dire, salvo poi rendersi conto che la stessa cosa vale anche a New York. Burocrazia e rigidità i due problemi maggiori, eccellente l’esempio raccontato sul fatto che se si è chiesto il permesso di attraversare una strada da sinistra a destra, non è poi possibile cambiare idea e fare il contrario.

Il film si preannuncia una deliziosa commedia giocata su equivoci e interazioni di cui gli autori italiani contemporanei sembrano essere ormai maestri consolidati. Filoni spesso fatti di realismo e liricità poggiati sulla vita moderna, quasi sempre metropolitana. Non poteva mancare un pizzico di polemica sul Festival di Venezia da poco concluso, che sembra evitare la commedia come una malattia infettiva. Paolo Genovese asseconda, difendendo la commedia come espressione di comunicazione efficace e non per forza frivola, leggera si ma non frivola.



Enregistrer au format PDF