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Tutto tutto, niente niente (Conferenza stampa)

Pubblicato il 12 dicembre 2012 da Alessandro Boni


Tutto tutto, niente niente (Conferenza stampa)

Roma, Cinema Nuovo Sacher, 9 dicembre 2012. “Un po’ psichedelico, un po’ grottesco, un po’ drammatico e un po’ comico: così ha definito il mio film chi l’ha già visto … Ma, secondo, me, è proprio la realtà che stiamo vivendo che è un po’ così.” Antonio Albanese risponde in questo modo a chi gli chiede di tratteggiare sinteticamente la sua ultima creatura, Tutto tutto, niente niente; ma è un po’ tutta la conferenza stampa di presentazione che gira intorno al grado di realismo ed alla valenza “politica” di un film che vuole soprattutto far ridere.
Alla presenza degli attori e dell’intero cast tecnico, l’incontro si dipana in modo leggero ed anche divertente, con Albanese che fa ovviamente la parte del leone.

Come avete gestito il fatto di realizzare, sostanzialmente, la continuazione di un film di grande successo come Qualunquemente?

Manfredonia (regista): Effettivamente, fare un numero “due” è di solito un’operazione rischiosa perché si riprende in mano un materiale già lavorato e si può incappare nella ripetizione o si può dare l’impressione di voler solo sfruttare il successo. Quando però ho letto la sceneggiatura di Albanese e Guerrera, sono rimasto molto sorpreso perché era in realtà tutt’altra cosa: una rappresentazione di tre mondi diversi, di tre visioni di come siamo noi italiani davanti a certi argomenti. Tra l’altro, è stata certamente una sfida più ardua di Qualunquemente: Antonio ci ha infatti regalato l’opportunità di aprire le porte della fantasia, facendoci andare su terreni non vincolati al realismo e spingendoci a vedere le cose come le vede lui. Fondamentale, in questo senso, è stato l’eccellente lavoro di squadra svolto dall’intero cast artistico e tecnico.

Albanese: La mia idea è stata quella di fare un film basato sul ritmo e la gestualità fisica, assemblando tre personaggi che, a loro modo, raccontano il Paese che tanto amo. Per questo ringrazio la produzione che ci ha lasciato assolutamente liberi di poter fantasticare senza condizionamenti. Ci siamo divertiti a tratteggiare un certo tipo di nevrosi, di atmosfere che rasentano la follia, come solo il cinema può fare.

Non pensate che, un po’ come Qualunquemente, il film sia molto “politico”, agganciato com’è alla realtà dell’Italia d’oggi?

Albanese: E’ evidente che ci siamo appoggiati sulla situazione politica un po’ particolare che stiamo vivendo da un po’ di annetti. Però ci importava soprattutto impostare tutto sulla risata, sul ridicolo, senza stare troppo attenti al fatto che ciò che rappresentavamo fosse reale o meno; se avessimo voluto fare un film direttamente politico, avremmo pensato a qualcosa di molto diverso.

Manfredonia: Come in Qualunquemente, anche in questo lavoro c’è un chiaro aggancio al periodo storico che viviamo qui in Italia. Non si può dire però che il film sia attaccato alla cronaca; facciamo satira , questo sì, di una politica che è specchio della società. E’ paradossale che, al contrario, sia la cronaca degli ultimi giorni a venir dietro al film.

Le donne nel film sono trattate molto male: che dite in proposito?

Albanese: La mia arma è il ridicolo. Ci tengo molto a non essere frainteso in questo: il mio rispetto per le donne è enorme ed il mio modo di estremizzare certi comportamenti dei miei personaggi nei loro confronti è finalizzato proprio a rendere ancor più aggressiva la denuncia della mostruosità di certi modi di fare. Ci tengo troppo che non ci siano malintesi in merito.

Che dite del rischio che la satira non venga capita e che non passi il messaggio di disprezzo verso certe mentalità e certi comportamenti?

Albanese: No, il rigetto verso quei comportamenti sarà subito captato. Credo che il pubblico, soprattutto i giovani, capirà subito che il ridicolo ed il grottesco di certe situazioni non è altro che un modo, molto efficace secondo me, per indebolire la credibilità dei miei personaggi e dei loro omologhi nella realtà.


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