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Venezia 67 - 1960 - Fuori Concorso

Pubblicato il 7 settembre 2010 da Salvatore Salviano Miceli


Venezia 67 - 1960 - Fuori Concorso

Interessante, divertente e coinvolgente. Ci sembra giusto definire così il documentario (?) portato a Venezia da Gabriele Salvatores, scritto dallo stesso regista con Michele Astori e Massimo Fiocchi. 1960, questo il titolo, si appropria di tanto materiale delle teche rai (edito ed inedito) per raccontare un anno della storia d’Italia attraverso un espediente leggero e originale.
La voce fuori campo di Gabriele Cederna, presente per tutta la durata del film, racconta in prima persona la storia di un bambino del sud, e della sua famiglia, pronto ad affrontare un viaggio per l’Italia con Milano come meta finale. Qui si dovrebber ricongiungere con il fratello maggiore, partito ormai da un anno in cerca di lavoro e divenuto, almeno nelle lettere spedite a casa, un giovane attore di successo. La verità nasconde l’illusione ed i sogni di un periodo storico in cui la depressione, economica e sociale, odierna non aveva ancora preso il posto di sogni e speranze. Era un’Italia diversa, difficile per tanti aspetti ma con una spinta di entusiasmo ormai impossibile da rintracciare.
L’idea di affidarsi ad antiche e reali immagini di repertorio per fare da corollario visivo ad una storia di finzione convince. Funziona anche perché sfrutta furbescamente, ma questo non è certo una pecca, il fascino e la spontanea ironia, “colorati” di bianco e di nero, posseduti da quei documenti filmati. Documenti che spesso passano sul piccolo schermo ed a cui è difficile sfuggire rispondendo naturalmente ad una richiesta malinconica e nostalgica degli spettatori. Essendo ormai provato che malinconia e nostalgia di tempi e ricordi passati crescono quando l’oggi non soddisfa più le nostre aspettative, basta considerare l’Italia contemporanea per capire come il risultato sia più che garantito.
Non aspettatevi un montaggio particolarmente estroso o sopra le righe perché la scelta degli autori è assolutamente differente. Per questo, forse, è difficile rintracciare la firma di Salvatores alla regia se non per una delicatezza e poeticità che però sarebbe più corretto ricondurre proprio alla natura stessa delle immagini. Viene spontaneo, poi, fare un confronto, cercando di evitare facili qualunquismi, tra quella televisione e la nostra (resta ancora negli occhi la lucida presa in giro del nostro piccolo schermo, passata proprio qui al Lido, operata da Sofia Coppola).
È innegabile la differenza qualitativa. Forse anche per il suo ruolo culturale, ormai del tutto perso o piegato a bieche strumentalizzazioni, la televisione di quegli anni proponeva una offerta incredibilmente variegata e di straordinario peso documentale. Immaginando la medesima operazione fatta tra cinquanta anni, viene da chiedersi a quali immagini dell’archivio rai si attingerà. Magari un editoriale di Minzolini piuttosto che un quiz preserale o una delle tante fiction fatte in serie (di buono qualcosa c’è ma è sicuramente troppo poco). Beh, forse saranno le testimonianze più fedeli e veritiere per raccontare il nostro 2010.


CAST & CREDITS

(1960); Regia: Gabriele Salvatores; sceneggiatura: Michele Astori, Massimo Fiocchi, Gabriele Salvatores; voce narrante: Gabriele Cederna; montaggio: Massimo Fiocchi; produzione: Rai Cinema, Offside; origine: Italia, 2010; durata: 79‘.


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