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Corleone

Pubblicato il 16 novembre 2018 da Monia Manzo

VOTO:

Corleone

Il documentario Corleone è composto da 2 capitoli (rispettivamente Il potere e il sangue e La caduta), molto probabilmente, oltre che per la mole del film, 2 ore e 40 minuti, anche allo scopo di poter trasmettere nella maniera più razionale possibile, una storia Italiana che parrebbe più legata all’assurdo e all’osceno che a qualsiasi realismo storico, tale è la violenza e la spietatezza che la caratterizzano.
Il regista dell’opera, Mosco Levi Boucault, presentando la sua opera in anteprima alla Festa del Cinema di Roma ha dichiarato: “Ho cominciato a ripercorrere la strada di Salvatore Riina. E del solo Riina, per avere un’unità narrativa dalla sua sanguinaria ascesa al potere fino alla sua caduta “– ha detto il regista – Un Riina raccontato dai protagonisti che l’hanno servito, hanno ucciso per lui, e poi si sono pentiti. “
Il capo dei Capi, che allora fu definito Il “tragediatore”, è figlio di un contadino senza terra di Corleone, ha visto il padre morire a 13 anni, ha commesso il suo primo omicidio a 19. Affiliato a Cosa nostra a 26 anni, a 42 anni diventa, al termine di tre guerre di mafia che sono costate centinaia di morti, il capo assoluto della mafia siciliana.
Naturalmente la storia, la genesi di questa vicenda italiana cominciava molto tempo prima, come è stata descritta nel celeberrimo film del “Padrino”, in cui Marlon Brando interpreta un potente mafioso corleonese, entrato ormai nel mito e nell’immaginario collettivo...
Bocault inizia il documentario in maniera molto fedele ai fatti storici, parlando della trasformazione di una semplice gestione di terre di nobili palermitani da parte di intermediari che avevano poteri illimitati sui contadini che lavoravano nei possedimenti terrieri.
La prima famiglia importante ad aver costituito un clan mafioso a Corleone fu quella dei Navarra che, con omicidi efferati, venne “spodestata” assieme a tutti coloro che li avevano appoggiati o non li avevano voluti tradire a favore dei nuovi capi e ex soldati del medico corleonese: Riina, Liggio, Provenzano e Bagarella.
Dal 6 settembre 1958, uccisione di Michele Navarra e del medico Giovanni Russo, colpevole solo di aver dato un passaggio al boss e di avere visto in faccia gli assassini e traditori.
Da quel momento ebbe inizio la storia della mafia più longeva mai esistita, ritratta da Mosco Levi Bocault.
Nato in Bulgaria ma cresciuto in Francia, Mosco Levi Boucault è autore di documentari sofisticati che si sono occupati spesso di ’storie italiane’ (Erano le BR, Berlusconi l’affaire Mondadori). Come il suo documentario sulle Brigate rosse, Corleone è diviso in due parti e sceglie “testimoni” particolari attraverso le figure operative, non di dialogo, (Francesco Paolo Anzelmo, Gaspare Mutolo, Giuseppe Marchese, Gaetano Grado e Giovanni Brusca), tutti pentiti e collaboratori di giustizia.
Queste testimonianze si incrociano con quelle Giuseppe Ayala, Francesco Accordino e Letizia Battaglia, che raccontano in maniera dettagliata tutte le loro esperienze, impressioni e dettagli con precisione chirurgica senza omettere nulla.
La storia Corleonese cresce velocemente tra assassinii e agguati, ha come protagonista sempre più evidente Totò Riina.
Si evence dai racconti che il boss di Cosanostra sia asceso ai vertici grazie alla sua estrema crudeltà, freddezza e determinazione nel voler controllare e eliminare tutte le altre cosche mafiose siciliane.
Risulta impressionante la teatralità di questo individuo, che stentiamo ad annoverare tra gli esseri umani; come ci lascia basiti, increduli la finta ingenuità e il gusto di voler ostentare un’indifferenza nei confronti dei fatti. Naturalmente molto emerge durante il maxi processo, un evento giudiziario che ha cambiato il corso della nostra storia, grazie sopratutto alle figure di Falcone e Borsellino, ormai diventati dei veri e propri idoli nella lotta alla mafia siciliana.
Nel documentario non potevano mancare pezzi in cui vengono illustrati gli attentati ai due giudici, amici e colleghi, scene che seppur viste più volte, ci atterriscono: macchine bruciate, corpi squarciati, volti irriconoscibili. Riina ha continuato ad agire anche durante la sua latitanza per anni, dando ordini soprattutto per uccidere...Dopo anni di reclusione la mente si abitua a essere precisa e circoscritta senza mai distrarsi.
Peccato che non avesse calcolato l’arrivo del primo pentito di quel periodo (i primi due furono Joe Valachi in America e Melchiorre Allegra): Leonardo Vitale, quest’ultimo fu ritenuto incapace di intendere e volere e le sue testimonianze non vennero accolte...
A dimostrarne la veridicità potrebbe bastare il fatto che dopo anni, poco dopo essere uscito dal manicomio venne ucciso all’uscita dalla messa.
Il vero e proprio collasso della mafia è però rappresentato dalle testimonianze di Buscetta, uom dalla forte presenza e dalla dialettica spiccata.
Fa rabbrividire il racconto che fa degli omicidi di tutti i suoi cari fratello, figlio e marito della figlia, tutti estranei a Cosanostra ma fatti eliminare da Riina negli anni.
Questo film è un racconto spietato di una realtà parallela, che nonostante il numero elevato di condannati durante il maxi processo, non hai mai smesso di vivere e si è trasformata. Ayala racconta che Falcone avesse una teoria piuttosto chiara sulla Mafia: che come tutti i fenomeni umani, antropologici fosse nata, si fosse sviluppata e poi sarebbe morta.
La questione che suggerisce questo lavoro, in cui si evocano tutti i fatti storici con meticolosità e volontà investigativa, è quando la Mafia cesserà di esistere.


CAST & CREDITS

(Corleone | Il potere e il sangue La caduta); Regia e sceneggiatura: Mosco Levi Boucault; genere: documentario; interpreti: Maya Sansa (Voce narrante) e Francesco Accordino, Giuseppe Ayala, Giovanni Anania, Letizia Battaglia, Paolo Anzelmo, Gaspare Mutolo, Giuseppe Marchese, Gaetano Grado, Giovanni Brusca; produzione: ARTE France, ZEK, What’s Up Films; origine: Francia/Italia, 2018; durata: 151’


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